La Rivoluzione che Viene

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Ted Kaczynski

La revoluciòn que viene, scritto da Ted in spagnolo, pubblicato nell’autunno 2004, edizioni El Martillo de Enoch, Granada, Spagna

Tratto da “Contro la civiltà tecnologica”, Nautilus, 2006. Traduzione a cura di Gino Vatteroni e Matteo Lombardi.

Tutto il nostro esaltato processo tecnologico,

e in generale la civilizzazione, può essere paragonato a un’ascia

nelle mani di un criminale patologico

Albert Einstein (1)

1. Si sta preparando una grande rivoluzione; una rivoluzione mondiale. Consideriamo l’origine delle due più importanti rivoluzioni dell’epoca moderna: quella francese e quella russa. Durante il XVIII secolo la Francia era retta da un governo monarchico e da un’aristocrazia ereditiera. Questo regime aveva le sue origini nel Medioevo ed era fondato su valori e concetti feudali, valori e concetti idonei ad una società agricola e guerriera, in cui il potere si basava principalmente sulla cavalleria pesante che combatteva con la lancia e con la spada. Il regime si era modificato durante i secoli via via che il potere politico andava concentrandosi nelle mani del re. Però manteneva certi tratti che non variavano: era un regime conservatore in cui una classe tradizionale ed ereditiera si accaparrava il potere e il prestigio.

Nel frattempo il ritmo dell’evoluzione sociale si accelerava e intorno al XVIII secolo aveva raggiunto una rapidità inusitata. Sorgevano tecniche,strutture economiche e idee nuove a cui il vecchio regime francese non sapeva far fronte. L’importanza crescente del commercio, dell’industria e della tecnologia esigevano un regime flessibile e capace di adattarsi ai rapidi cambiamenti; e pertanto una struttura politica e sociale in cui potere e prestigio appartenessero a chi li meritava per le proprie doti e per i suoi successi, non a chi li aveva ereditati. Allo stesso tempo nuove conoscenze, insieme a nuove idee che arrivavano in Europa come risultato dei contatti con altre culture, stavano scalzando i vecchi valori e credenze. I filosofi del cosiddetto illuminismo stavano esprimendo e dando una forma definitiva ai nuovi aneliti e alle nuove inquietudini, e in questo modo si sviluppava un sistema di nuovi valori incompatibile con quelli vecchi. Nel 1789 la Francia era sotto il dominio di un regime antiquato che non avrebbe potuto cedere ai nuovi valori senza distruggersi, dato che era impossibile realizzare questi valori senza prescindere dal dominio di una classe ereditiera. Essendo la natura umana quella che è, non sorprende che quelli che appartenevano al vecchio regime abbiano rifiutato di rinunciare ai loro privilegi per cedere il passo al cosiddetto “progresso”. Cosicché la tensione tra i valori vecchi e quelli nuovi continuò ad aumentare finché non scoppiò una rivoluzione.

 

La situazione pre-rivoluzionaria della Russia assomigliava a quella francese, salvo che il regime russo era ancora più antiquato, arretrato e rigido di quello francese; inoltre, in Russia esisteva un movimento rivoluzionario che lavorava ostinatamente per abbattere il regime e i suoi vecchi valori. Dato che ovviamente gli zar e quelli più interni al regime rifiutarono di sacrificare i loro privilegi, il conflitto tra i due sistemi di valori non era conciliabile, e la conseguente tensione aumentò finché non si produsse una rivoluzione.

Il mondo d’oggi si sta avvicinando ad una situazione analoga a quella di Francia e Russia prima delle loro rispettive rivoluzioni. Erano i valori legati al cosiddetto “progresso” –vale a dire alla smisurata crescita tecnologica ed economica – quelli che, sfidando i valori dei vecchi regimi, produssero le tensioni che portarono alle rivoluzioni francese e russa. Quei valori adesso hanno finito per essere i valori di un altro regime dominante: il sistema tecno-industriale che oggi regge il mondo. E stanno nascendo altri nuovi valori che a loro volta cominciano a sfidare i valori del sistema tecno-industriale. I nuovi valori sono totalmente incompatibili con i valori tecno-industriali, di modo che la tensione tra i due sistemi di valori non può diminuire attraverso delle concessioni reciproche. E’ sicuro che i partigiani della tecnologia non cederanno volontariamente ai nuovi valori. Il farlo significherebbe sacrificare tutto quello per cui vivono; morirebbero prima di cedere. Se i nuovi valori si diffondono e si rafforzano quanto basta, la tensione aumenterà a tal punto che l’unico risultato possibile sarà una rivoluzione. E ci sono motivi per credere che i nuovi valori si diffonderanno e si rafforzeranno.
2. L’ingenuo ottimismo del XVIII secolo ha fatto credere a qualcuno che l’avanzamento della tecnologia avrebbe portato a una specie di utopia in cui gli esseri umani, liberati dalla necessità di lavorare per il sostentamento, si sarebbero dedicati alla filosofia, alla scienza, alla musica,alla letteratura e alle altre arti. Inutile dire che le cose non sono andate così.

Nel discutere di come sono andate le cose, farò riferimento in special modo agli Stati Uniti, che sono il paese più tecnologicamente avanzato del mondo. Man mano che gli altri paesi industrializzati avanzano, tendono a seguire delle strade parallele a quella degli Stati Uniti. Così si può dire, a sommi capi e con alcune riserve, che dove si trovano adesso gli Stati Uniti si troveranno nell’avvenire gli altri paesi industrializzati.

Invece di adoperare i loro mezzi di produzione tecnologici per procurarsi del tempo libero, in modo da intraprendere lavori intellettuali e artistici, gli uomini d’oggi si impegnano per lottare per lo status, il prestigio e il potere, e per accumulare beni materiali che non gli servono se non come giocattoli. Il tipo di arte e di letteratura in cui è immerso il moderno nordamericano medio è quella che offrono la televisione, il cinema, le riviste e i romanzi popolari; non è proprio quello che pensavano gli ottimisti del XVIII secolo. Nei fatti la cultura popolare nordamericana è ridotta al semplice edonismo, un edonismo di tipo particolarmente spregevole. L’arte “seria” esiste, ma è propensa alla nevrosi, al pessimismo e al disfattismo.

Come c’era da attendersi, l’edonismo non ha portato la felicità. La vacuità spirituale della cultura edonista lascia molte persone profondamente insoddisfatte. La depressione la tensione nervosa e l’ansia patologica si diffondono (2), ragion per cui moltissimi nord-americani fanno ricorso a droghe (legali e illegali) che alleviano tali sintomi oppure modificano in un modo o nell’altro i loro stati d’animo. Altri indizi della malattia sociale nordamericana sono ad esempio la frequente incapacità di dormire o mangiare normalmente, o il maltrattamento dei bambini. E tra quei nordamericani che sembrano essersi adattati meglio alla vita moderna regna un atteggiamento cinico verso le istituzioni della loro stessa società.

Questa insoddisfazione cronica e la malsana condizione psicologica dell’uomo moderno non sono una parte normale e inevitabile dell’esistenza umana. Senza idealizzare la vita dei popoli primitivi od occultare i fatti poco graditi dal punto di vista moderno, quale l’alto indice di mortalità infantile oppure, in alcune culture, con spirito guerresco e violento, ci sono motivi per credere che l’uomo primitivo fosse molto più soddisfatto del suo modo di vivere e che soffrisse molto mno di problemi psicologici rispetto al nordamericano moderno. Ad esempio nelle culture dei cacciatori-raccoglitori, prima che fossero rovinate dall’intrusione della società industriale, il maltrattamento dei bambini quasi non esisteva (3). Ci sono indizi che in queste culture ci fosse pochissima ansia o tensione nervosa (4).

E non si tratta soltanto del danno inflitto dalla società moderna agli esseri umani; bisogna tener conto anche del danno inflitto alla natura, che è la nostra madre e che attrae, incanta e offre l’immagine della bellezza massima e più affascinante, anche gli uomini moderni che di tanto in tanto entrano in contatto con essa. La distruzione del mondo naturale e selvatico è un peccato che inquieta, turba e fa perfino orrore a molte persone. Tuttavia non c’è bisogno di discutere della devastazione della natura, dal momento che i fatti sono molto ben conosciuti: il suolo coperto sempre più da asfalto invece che d’erba, il ritmo enormemente accelerato di estinzione delle specie, l’avvelenamento dell’acqua e dell’atmosfera, e come risultato di tutto questo, l’alterazione sistematica del clima stesso della Terra, le cui conseguenze ultime non sono prevedibili e potrebbero risultare funeste… (5)

La qual cosa ci ricorda che la crescita sfrenata della tecnologia minaccia la sopravvivenza stessa della razza umana. La società umana e il suo ambiente mondiale costituiscono un sistema di somma complessità e, in un sistema tanto complesso come questo, in generale le conseguenze di un determinato cambiamento non si possono prevedere (6). E la tecnologia moderna sta operando profondissimi cambiamenti, nella società umana come nel suo ambiente fisico e biologico. Che le conseguenze di simili cambiamenti siano imprevedibili è dimostrato non solo attraverso la conoscenza teorica ma anche con l’esperienza. Ad esempio nessuno avrebbe potuto prevedere in anticipo che i moderni cambiamenti, per vie che non sono ancora state determinate con certezza, avrebbero causato un’epidemia di allergie (7).

Quando un sistema complesso e più o meno stabile viene perturbato tramite un cambiamento significativo, di solito i risultati sono destabilizzanti e di conseguenza dannosi. Ad esempio, si sa che le mutazioni genetiche degli organismi viventi sono, tranne un numero insignificante, quasi sempre dannose; tranne in rari casi, non sono affatto benefiche per l’organismo. In modo simile, quanto più grandi sono le “mutazioni” che la tecnologia sta introducendo nell’”organismo” che è la biosfera (l’insieme di tutti gli esseri viventi della terra), tanto più grandi risultano i danno che queste tendono a produrre. In questo senso nessuno, se non un mentecatto, può negare che la continua introduzione di cambiamenti sempre più grandi nel sistema uomo-terra, per mezzo del progresso tecnologico, sia estremamente pericolosa, arrischiata e temeraria.

Ciononostante, io non sono di quelli che redicono un disastro fisico e biologico su scala mondiale, che nel giro di pochi decenni abbatta d’un colpo il sistema tecno-industriale nel suo complesso. Il rischio di un disastro simile è reale e grave, però per adesso non sappiamo se effettivamente accadrà. Tuttavia se non sopraggiunge un disastro di questo genere è praticamente certo che arriverà un disastro di un altro tipo: la perdita della nostra umanità.

Il progresso tecnologico non solo sta cambiando l’ambiente dell’essere umano, la sua cultura e il suo modo di vivere, ma sta per cambiare anche l’essere umano stesso. Perché l’uomo è in gran parte un prodotto delle condizioni in cui vive.

Nel futuro, supponendo che continui lo sviluppo del sistema tecnologico, le condizioni in cui l’uomo vivrà saranno tanto profondamente diverse dalle condizioni in cui ha vissuto prima che tenderanno a trasformare l’uomo stesso.

L’anelito alla libertà, la passione per la natura, il coraggio, l’onore, l’onestà, l’amicizia e tutti gli altri istinti sociali… fino all’arbitrio stesso: tutte queste qualità umane, tenute in massima considerazione fin dagli albori della razza umana, si sono evolute attraverso i millenni perché erano idonee e utili nelle circostanze primitive in cui viveva l’uomo. Però ai giorni nostri il cosiddetto “progresso” sta cambiando così tanto le circostanze della vita umana che le qualità umane un tempo vantaggiose stanno diventando obsolete e inutili. Di conseguenza stanno per scomparire o per trasformarsi in qualcosa di completamente diverso e a noi estraneo. Questo fenomeno si può già osservare:tra la classe media statunitense il concetto di onore è praticamente scomparso, il coraggio è tenuto in bassa considerazione, l’amicizia manca quasi sempre di profondità, l’onestà sta decadendo (8) e la libertà sembra sia giunta ad identificarsi, nell’opinione di qualcuno, con l’obbedienza alle regole. E si tenga presente che questo non è che il principio dell’inizio.

C’è da supporre che l’uomo continuerà a cambiare ad un ritmo accelerato, poiché si sa che l’evoluzione di un organismo è molto veloce quando il suo ambiente si trasforma improvvisamente. E ancora: l’uomo sta trasformando se stesso, così come gli altri organismi viventi, mediante la biotecnologia. Oggi negli Stai Uniti vanno di moda i cosiddetti “designer babies” (bebé progettati). Una donna che desideri un bebé con caratteristiche date, ad esempio intelligenza, capacità atletica, capelli rossi o alta statura, stipula un accordo con un’altra donna che possieda i tratti desiderati. Costei dona un ovulo (di solito in cambio di una somma di denaro – ci sono donne che si dedicano a questo genere di commercio) che viene impiantato nell’utero della prima donna in modo che al nono mese dia alla luce un bebé che abbia – si spera – le caratteristiche desiderate (9). Non c’è alcuno dubbio che, man mano che la biotecnologia avanza, si arriverà a progettare dei bebé con sempre maggiore efficacia attraverso modificazioni genetiche degli ovuli e degli spermatozoi (10), di modo che l’uomo assomiglierà sempre più a un prodotto programmato e fabbricato, al posto di una libera creazione della natura. Oltre al fatto che, a nostro giudizio, ciò sia estremamente offensivo nei confronti di chi dovrebbe essere una persona, le sue conseguenze sociali e biologiche saranno molto profonde e imprevedibili; pertanto con ogni probabilità funeste.

Però può darsi che alla lunga quelle non saranno più importanti, perché è assai probabile che gli esseri umani un giorno arriveranno ad essere obsoleti. Ci sono diversi scienziati che credono che nel giro di pochi decenni gli esperti di informatica saranno riusciti a produrre delle macchine la cui intelligenza sarà superiore a quella dell’uomo. Se è così gli esseri umani diventeranno inutili e superflui, ed è prevedibile che ciò prescinderà da loro (11).

Anche se non è sicuro che ciò accadrà, è certo che l’avanzamento folle e avventato della tecnologia e la smisurata crescita economica lo stanno sconvolgendo completamente, ed è a mala pena possibile concepire che il risultato possa non rivelarsi funesto.
3. Nei paesi che sono da più tempo industrializzati, come l’Inghilterra, la Germania e soprattutto gli Stati Uniti, si sta diffondendo la consapevolezza che il sistema tecnologico ci conduce sulla via del disastro.

Quando io ero bambino, negli anni cinquanta, in pratica tutti quanti accoglievano con piacere o persino con entusiasmo il progresso, la crescita economica e soprattutto la tecnologia, e credevano senza riserve che fossero semplicemente utili. Un tedesco che conosco mi ha detto che in quel periodo in Germania regnava lo stesso atteggiamento nei confronti della tecnologia, e c’è da supporre che regnasse in ogni altra parte del mondo industrializzato.

Però con il passare del tempo questo atteggiamento sta cambiando. Inutile dire che la maggior parte delle persone non ha alcun atteggiamento nei confronti della tecnologia, perché non si prende il disturbo di riflettere su di essa; semplicemente la accetta senza rifletterci. Tuttavia negli Stati Uniti e tra le persone che riflettono – quelle che si prendono il disturbo di pensare seriamente ai problemi della società in cui vivono – l’atteggiamento nei confronti della tecnologia è profondamente cambiato e continua a cambiare. Quelle che si entusiasmano ancora per la tecnologia in generale sono quelle che sperano di trarre da essa qualche profitto particolare, come ad esempio gli scienziati, gli ingegneri, i militari e i dirigenti delle multinazionali. L’atteggiamento di molte altre persone è apatico o cinico: sanno quali pericoli e quale decadenza sociale porti con sé il cosiddetto progresso, ma li considerano inevitabili e pensano sia inutile cercare di resistervi.

Eppure c’è un numero crescente di persone, specialmente tra i giovani, che non sono così pessimiste o passive. Non vogliono accettare la distruzione del loro mondo e cercano nuovi valori che le liberino dal giogo del sistema tecno-industriale esistente (12). Questo movimento è ancora informe e poco coeso: i nuovi valori sono ancora vaghi e mal definiti. Però, man mano che la tecnologia avanza lungo il suo cammino folle e distruttore, e le sue rovine diventano sempre più ovvie e inquietanti, c’è da sperare che il movimento cresca e si consolidi e che precisi e affermi i suoi valori. Questi valori, a quanto pare e giudicando anche logicamente come dovrebbero essere, probabilmente prenderanno una forma abbastanza simile alla seguente:
I. Rifiuto di tutta la tecnologia moderna. Questo è logicamente necessario, perché la tecnologia moderna è un insieme in cui tutte le parti sono interconnesse; non si può prescindere dalle parti cattive senza prescindere anche dalle parti che sembrano buone. Come un complesso organismo vivente, il sistema tecnologico o vive o muore: non può restare mezzo vivo o mezzo morto.
II. Rifiuto della civilizzazione stessa. Anche questo è logico, perché l’attuale civilizzazione tecnologica non è che la tappa più recente del processo civilizzatore, e le civiltà precedenti contenevano i germi dei mali che oggi sono diventati così grandi e pericolosi. A parte la Rivoluzione Industriale, l’introduzione della civilizzazione è stato l’errore più grande in cui la razza umana sia mai caduta. Man mano che la civiltà avanzava, l’uomo perdeva la sua libertà.
III. Rifiuto del materialismo, che sarà sostituito da una concezione della vita che valorizzi la moderazione e l’autosufficienza e che al contempo disprezzi l’acquisizione di beni o di status. Il rifiuto del materialismo è una componente necessaria del rifiuto della civiltà tecnologica, perché solo la civiltà tecnologica può fornire i beni materiali ai quali l’uomo moderno è attaccato.
IV. Amore e rispetto per la natura, o perfino la sua adorazione. La natura è il contrario della civiltà tecnologica e per questo è minacciata di morte. E’ logico, pertanto, contrapporre la natura, come valore positivo, al valore negativo della tecnologia. Inoltre, il rispetto o l’adorazione della natura può riempire il vuoto spirituale della società moderna.
V. Esaltazione della libertà. Di tutte le cose di cui ci priva la civiltà moderna, l’intimità con la natura e la libertà sono le più preziose. In effetti, da quando l’uomo si è sottomesso alla schiavitù della civilizzazione, la libertà è stata la domanda più frequente e insistente dei ribelli e dei rivoluzionari attraverso i secoli.
VI. Castigo per i responsabili della situazione attuale. Gli scienziati, gli ingegneri, i dirigenti delle multinazionali, i politici, ecc., che fomentano coscientemente e deliberatamente il progresso tecnologico e la crescita economica, sono dei criminali della peggior specie. Sono ancora più colpevoli di Stalin e Hitler, perché ciò che questi sognavano non si può avvicinare per nulla a quello che stanno facendo i tecnofili moderni. Pertanto si reclamerà la giustizia e il castigo.
Il movimento di opposizione al sistema tecno-industriale dovrebbe sviluppare qualcosa di più o meno simile a questo insieme di valori; e in verità sono molti gli indizi dell’emergere di valori simili. Questi valori, è chiaro, sono completamente incompatibili con la sopravvivenza della civiltà tecnologica, così come i valori che emersero prima della rivoluzione francese e russa erano totalmente incompatibili con la sopravvivenza dei rispettivi vecchi regimi dei due paesi. Man mano che i disastri del sistema tecno-industriale si aggravano, c’è da supporre che i nuovi valori che gli si oppongono si espanderanno e si rafforzeranno. Se la tensione tra questi e i valori tecnologici aumenta quanto basta, e se arriva una congiuntura adatta, succederà quel che è successo in Francia e in Russia: si scatenerà una rivoluzione
4. Però io non pronostico una rivoluzione: resta da vedere se ci sarà. Ci sono diversi fattori che possono ostacolarla, e tra questi:
(a) Non credere alla possibilità di una rivoluzione. La maggior parte delle persone dà per scontato che il sistema esistente sia invulnerabile e che niente possa deviarlo dal suo cammino predestinato. Non gli passa per la testa che la rivoluzione sia una possibilità reale. La storia dimostra che gli esseri umani sono soliti sottomettersi docilmente a qualunque ingiustizia, per oltraggiosa che sia, se i loro prossimi si sottomettono e se tutti credono che non ci sia un rimedio. Ala contrario, una volta sorta la speranza che un rimedio sia possibile, in molti casi ne consegue una rivoluzione.

Cosicché, paradossalmente, l’ostacolo principale a che accada una rivoluzione contro il sistema tecno-industriale è proprio il credere che non possa succedere. Se un numero sufficiente di persone credesse che la rivoluzione fosse possibile, sarà possibile nella realtà.
(b) La propaganda. La società tecnologica possiede un sistema di propaganda, reso possibile dai mezzi di comunicazione, più potente di quello di qualsiasi società precedente (13). Questo sistema di propaganda rende difficile il lavoro rivoluzionario di abbattere i valori tecno-industriali.
(c) Gli pseudorivoluzionari. Attualmente ci sono troppe persone che si credono dei ribelli, ma che in verità non si stanno impegnando nell’abbattere il sistema esistente. Giocano alla ribellione o alla rivoluzione solo per soddisfare le loro necessità psicologiche. Questi pseudo-rivoluzionari possono ostacolare l’emergere di un movimento rivoluzionario efficace. Però qui manca lo spazio per affrontare questo importante argomento.
(d) La codardia. La società moderna ci ha insegnato ad essere passivi e obbedienti, e a farci provare orrore di fronte alla violenza fisica. Inoltre le condizioni della vita moderna conducono alla pigrizia, all’indolenza e alla codardia. Quelli che vogliono essere rivoluzionari dovranno superare queste debolezze.

NOTE:
1. Citato da Gordon a. Craig, The New York Review of Books, 4 novembre 1999, pag. 14.

2. Rispetto alla malsana condizione psicologica dell’uomo moderno si vedano ad esempio: “The Science of Anxiety”, Time magazine, 10 giugno 2002: <> pag. 48. <> pag. 54; “The perils of Pills”, U.S. News & World Report, 6 marzo 2000: <> pag. 45; “On the Edge of Campus”, U.S. News & World Report, 18 febbraio 2002; <> pag. 56; Funk & Wagnalls New Enciclopedia, 1996, vol. 24, pag. 423: <>; “Americanization a Health Risk, Study Says”, Los Angeles Times, 15 settembre 1998: <> pag A1.

3. Ad esempio: Gontran de Poncins, Kabloona, Alexandria, Virginia, Time-Life Books Inc., 1980: <> pag. 157; Allan R. Holmberg, Nomads of the Long Bow: The Siriano of Eastern Bolivia, New York, The Natural History Press, 1969: <> pag. 204; John E. Pfeiffer, La nascita dell’uomo, Milano, Mondatori,1971: gli aborigeni australiani praticavano l’infanticidio, però <> pag. 317.

4. Ad esempio Gontran de Poncins, op. cit.: <> pag. 273; <> pag. 292. Tuttavia sono esistite delle culture di cacciatori-raccoglitori in cui l’ansia ha rappresentato un grave problema, come ad esempio gli Ainu del Giappone. Carleton S. Coon, I popoli cacciatori, Milano, Bompiani, 1973.

5. Si veda ad esempio Elizabeth Kolbert, “Ice Memory”, The New Yorker, 7 gennaio 2002.

6. Roberto Vacca, Il Medioevo prossimo venturo: la degradazione dei grandi sistemi, Milano, Mondatori, 1971: <> pag. 13.

7. “Allergy Epidemic”, U.S. News & World Report, 8 maggio 2000.

8. Riguardo la decadenza dell’onestà negli Stati Uniti, si veda un articolo interessante di Mary McNamara nel Los Angeles Times del 27 agosto 1998.

9. Rebecca Mead, “Eggs for Sale”, The New Yorker, 9 agosto 1999.

10. “Redesigning Dad”, U.S. News & World Report, 5 novembre 2001: <> pag. 62.

11. Si veda Bill Joy, “Why the future doesn’t need us”, Wired Magazine, aprile 2000. Non bisogna confidare troppo nelle previsioni di avanzamenti miracolosi, come nel caso di sviluppo di macchine intelligenti. Ad esempio nel 1970 gli scienziati avevano previsto che nel giro di quindici anni sarebbero esistite macchine più intelligenti degli esseri umani (Chicago Daily News, 16 novembre 1970). E’ chiaro che questa previsione non si è verificata. Tuttavia sarebbe una stupidaggine scartare la possibilità di macchine più intelligenti degli esseri umani. In effetti ci sono motivi per credere che, se il sistema tecnologico continua a svilupparsi, un dato giorno esisteranno macchine simili.

12. Si veda Bruce Barcott, “From Tree-Hugger to Terrorist”, New York Times Sunday Magazine, 7 aprile 2002. Questo articolo descrive lo sviluppo di quel che può fare, nel giro di pochi anni, un movimento rivoluzionario vero ed efficace che si impegni nell’abbattere il sistema tecno-industriale.

13. Si veda l’interessante articolo “Propaganda” The New Encyclopaedia Britànica, volume 26, Macropaedia, XV edizione, 1997. Questo articolo mette allo scoperto l’impressionante sofisticazione della propaganda moderna.