RADIOAZIONE: PUNTI DI SVISTA…

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Con questo scritto continuo la discussione tra me, me stesso e me medesimo (forse l’affinità più forte…forse…) per quanto riguarda una visione generale sulle carenze, mancanze, indifferenze, strafottenze, cambiamenti, stravolgimenti e rincoglionimenti di buona parte degli anarchici.

Voglio chiarire, innanzitutto, che quando espongo le mie idee attraverso questi scritti non lo faccio con l’arroganza di chi pensa di avere una verità in tasca o di conoscere la strada giusta, ma scrivo tutto questo per cercare di aprire delle discussioni tra compagni su cose che non trovo condivisibili.

Finora, a parte qualche compagno che ha ripreso i punti che in tre anni ho elencato nei miei tentativi di discussione, per il resto non ho provocato nulla se non la fierezza gruppettara e settaria che mi ha riversato secchiate di merda addosso.
Anche questo fa parte del rischio di esporre le proprie idee, e in ogni caso nessun rimorso.
Le mie idee e punti di vista non cambiano per questo, mentre qualche singolo elemento (lontano dal definirlo un individualità) del gruppo inizia a vacillare sulle convinzioni del gruppo di appartenenza ma per paura di rimanere solo preferisce rimanere aggregato al branco.
Già si vive di merda, e vivere male per le proprie idee è un suicidio.

La mancanza di confronto sulle discussioni aperte dal sottoscritto non avvengono, e non perché lo faccio attraverso le pagine elettroniche e non cartacee; recentemente di cartaceo su cui discutere ne è girato tanto ma non è cambiato nulla.

Prima di dilungarmi chiarisco che questo scritto non è diretto contro nessuno in particolare, quindi non è una risposta ma una mia semplice visione generale.

Movimento: L’azione, il fatto di muovere o di muoversi…

Non parlo di “movimento” perché quello che esiste è una cosa ferma, immobile, statica.
E’ una cosa astratta in cui ognuno si illude di fare, e dare, più degli altri per la “causa”, ma sicuramente chi fa più degli altri sono coloro che scelgono, o hanno già intrapreso, la via dell’attacco “col fatto”. Quelli che hanno preferito altri tipi di “movimenti”.

Tutto il resto serve a poco, se non a riempire le giornate sui calendari di iniziative molto spesso inutili per dare un senso all’esistenza di luoghi o gruppi.
I benefit vanno sempre bene perché c’è sempre bisogno di sostenere almeno economicamente, dato che non si è capaci di fare altro, i compagni detenuti.
Tutto il resto è noia.
Dalla presentazione di libri insignificanti al fingere di uscire dalla mentalità di mercato tra le proprie mura per poi essere fedeli consumatori appena varcata la porta che da sull’esterno, passando per le ormai, molto di moda, “fiere del libro anarchico”.

Teorie, teorie, teorie e ancora teorie..infinite teorie…
Avessero almeno un senso tutte queste teorie…
Invece no, ci si spacca le palle, o le ovaie, a parlare di Bakunin, Stirner, Malatesta o Kropotkin; a citare, continuamente, loro frasi senza cercare di esporre qualcosa di proprio.
Il discorso non cambia se si parla di Bresci, Caserio e Di Giovanni.
Questi nostri compagni “antenati” parlavano, esponevano ma soprattutto agivano…
Potessero, ora, avere la fortuna di dirci un paio di parole penso che pronuncerebbero esattamente queste nei nostri confronti: “Non avete capito un cazzo!”
Infatti loro agivano per far capire che la lotta contro lo stato è più efficace attraverso gli attacchi e non per farci stampare e ristampare libri per discutere sulle loro azioni.

Intanto sono molti gli anarchici che, riempendo le settimane di iniziative, si illudono di fare più degli altri che per svariati motivi o scelte hanno deciso altro.
L’illusione è un dono della nostra mente, ma come ogni droga abusarne “nuoce gravemente alla salute”.

Una delle illusioni è che dietro un qualsiasi pacchetto preconfezionato di lotta esista un movimento anarchico; gli stessi pacchetti preconfezionati sono serviti a cambiare, stravolgere e rincoglionire quello che fu il movimento anarchico.
La mancanza di coraggio di agire fa sì che la propria figura anarchica venga riconosciuta attraverso lotte che anarchiche non sono per le modalità con cui sono portate avanti. Inutile poi lamentarsi se un sindaco o un prete sventola striscioni in solidarietà se si fanno lotte cittadiniste.

Di fatto c’è che gli anarchici, che portano avanti queste lotte, hanno preso il posto di quelle reti “no global” che all’inizio del 2000 erano state tirate su da tute bianche e disobbedienti uniti a partiti politici, preti, associazioni e pacifisti di ogni genere.
Ovviamente parlo delle modalità della lotta e non delle dinamiche infami e sbirresche che sono appartenute, e tuttora sotto altre forme o sigle, appartengono ai disobbedienti.

Una messa in stazione prima di partire per il G8 di Genova non è diversa da un anarchico che pulisce un altare in Val di Susa.

Si aspetta con ansia la prossima nocività che andrà a formare il nome di una prossima lotta affiancando la negazione “NO”. Forse tra qualche tempo i bookmakers ci faranno le percentuali per le scommesse.

Non penso che gli anarchici debbano per forza precisare un “No… pincopallino” per definirsi contrari ad una nocività. Chi lo fa è perché gli piace creare, farne parte, ed essere riconosciuto in una determinata categoria. In poche parole gli piace essere riconosciuto come uno “specialista” in quella lotta. Altrimenti non vedo il motivo per cui formare determinati “movimenti”.

“E tu che critichi, cosa fai?”

Classica domanda demente fatta nei confronti di chi cerca di esporre le proprie idee, criticando apertamente (non alle spalle…) quello che non gli sta bene. E mi limito a definirla demente perché potrei andare anche oltre.

Riferita a me potrei dire che cerco di portare avanti un progetto di controinformazione; quello che faccio tutto il resto del giorno basta farlo sapere a me stesso e basta. Si può prendere in giro gli altri, ma non se stessi.

La controinformazione, per l’appunto.
Più volte criticata anche dal sottoscritto su alcuni punti che mi hanno sempre lasciato sbigottito, e qualche volta anche schifato.
Ho difeso questo mezzo di propaganda quando è stato criticato molto incoerentemente da alcuni compagni, ma non sono mai stato tenero sull’attaccarlo nelle sue incoerenze.
Come in questo periodo, l’ultimo anno in particolare, in cui credo che la controinformazione via web sia diventata realmente un problema da non sottovalutare.
Il problema non è l’utilizzo del mezzo tecnologico; forse all’epoca dei primi giornali cartacei c’era chi criticava i compagni che li pubblicavano di utilizzare lo stesso mezzo della stampa borghese…chi lo sa!?!
Il vero problema per siti e blog è la mancanza di analisi delle cose che vengono pubblicate, come ho detto, e ripetuto, più volte negli ultimi due anni.
La mancanza di critica e analisi su alcuni testi fa siìche quel sito o quel blog non diventi antipatico agli occhi dei compagni, inoltre pubblicando testi con idee che con l’anarchismo si scontrano si riesce a far leggere le proprie pagine a chiunque: anarchici e comunisti.

Perché, questo bisogna dirlo, per tanti che hanno un sito o un blog del genere l’intento è quello di diventare punto di riferimento di controinformazione per gli anarchici almeno nel proprio territorio, aumentare l’indice di ricerca su Google e illudersi di essere chissà chi.

La così tanto odiata, da me, “fonte” richiesta è l’esempio di ciò che scrivo.
Non essendo lettore di sole pagine informatiche ricordo che oltre al “paraculismo blogger” c’è chi dal cartaceo critica il mezzo informatico, ma poi dallo stesso mezzo informatico ne prende le traduzioni per riempire le proprie pagine in carta.

Ultimamente tanti testi, su cui si sarebbe dovuto discutere, sono stati sbattuti nei contenitori informatici come cose normali su cui non c’è da sottolineare nulla.
Non chiedo ovviamente di fare le stesse scelte che faccio io sul non pubblicare ciò che non condivido delle varie sfaccettature anarchiche, ma mi sarei aspettato che dopo alcuni testi (specialmente recenti) qualcuno avrebbe fatto una piccola introduzione.

Più che altro vi chiederei di farvi una domanda da parte di chi, ed insieme a chi, sono stati realizzati certi testi recenti.
Non si tratta di diversi punti di vista dell’anarchismo, si tratta di testi e idee che non hanno nulla di anarchico bensì sono comunisti fino al midollo.

Il comunismo non può essere accettato come un parente stretto per gli anarchici, perché di fatto è sempre stato nemico come a Kronstadt e in Spagna.
L’associazione anarchia-comunismo è un tumore provocato dalle teorie di inizio ’900;
le due cose si sono separate appena un decennio dopo, con una di esse che ha sempre affogato nel sangue le rivoluzioni dell’altra.
Non siamo parenti, non siamo nemmeno cugini alla lontana perché non condividiamo niente di niente con loro. La loro società comunista non sarebbe per niente differente da quella odierna con fabbriche, scuole, carceri e tribunali.
Non sarebbe per niente differente da quella che vorremmo tanto distruggere oggi.

Un popolo che vuole rivoltarsi contro l’oppressore o contro un qualsiasi nemico non ha bisogno di tribunali o di galere, ma degli esempi come piazzale Loreto.
Anarchici che si definiscono antifascisti andando sotto braccio con i comunisti sono l’esempio che il ridicolo e la stupidaggine non hanno fine.

L’anarchico è anarchico, punto e basta.
Antifascista, ma anche anticomunista, antidemocratico…l’anarchico è antiautoritario!

Allora faccio una provocazione.
Che differenza c’è tra chi inneggia un dittatore o l’altro?
Che differenza c’è tra un campo di concentramento nazista e un gulag?
Che differenza c’è tra un tribunale, o un carcere di destra, e quelli di sinistra?
Cuba, tanto amata dai comunisti di cui ognuno ne ha una bandiera in casa propria, ha la pena di morte come la Cina, ma soprattutto come gli U.S.A.
Cuba per i comunisti, almeno in Italia, è un riferimento e lo sappiamo benissimo.
Nemmeno l’essere razzisti può differirli perché ugualmente reputo razzista chi si confronta pietosamente nei confronti di civiltà e culture diverse perché si sta indicando che quella è una “razza” diversa, inferiore e debole.

E allora perché sotto il braccio con i comunisti e non con i fascisti?
Eppure in alcuni paesi dell’est gli anarchici avviene il contrario.
Eppure gli anarchici in occidente pubblicano sui propri siti notizie degli anarchici russi che in molti casi vanno a braccetto con i nazionalisti.
Quindi cosa significa tutto questo?
Spero non significa allearsi col male minore, in un caso o nell’altro in base alle dittature che si sono vissute.

E allora tornando al problema della controinformazione via web, ma anche in molta di quella cartacea, sarebbe auspicabile scrivere anche due righe prima di divulgare testi che non sono anarchici. Non essere divulgatori di idee malate, e tanto meno di stravolgere completamente il pensiero anarchico con tesi autoritarie senza dire una sola parola perché qualcuno potrebbe pensare che certe tesi siano condivise da chi le pubblica. Non lasciarsi prendere dal pietismo verso chi purtroppo è sequestrato nelle patrie galere, perché sarebbe rendere i compagni detenuti come individui non capaci di intendere e di volere.
La solidarietà anarchica non è solidarietà cristiana!

RadioAzione, agosto 2014

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