CARCERE E SOCIETA’

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La civiltà di una nazione
è leggibile nella gestione
delle sue carceri.”
Voltaire
Secondo l’etica della responsabilità, magistralmente espressa da Max Weber, per cui ognuno è responsabile dell’esistenza di tutti e tutti sono responsabili di quella del singolo, se è comprensibile che vi siano “reclusi”, non può mai essere accettabile che vi siano “esclusi”.
Questo non unicamente perché sono diventati centrali i temi legati ai diritti civili, ai diritti umani e pertanto entro questi anche la questione carceraria, ma perché occorre porre l’accento su quelle che sono le difficoltà a costruire una società che sia capace non di escludere, ma di aggregare.

Partendo da un elemento contraddittorio come quello carcerario, lo si dovrebbe affrontare sapendo che risolvendone le contraddizioni si contribuisce a dare una risposta alla convivenza dell’intera società, poiché il carcere è oggi la risposta ultima – e spesso la sola – ad elementi di disgregazione, prima ancora che di violenza, che investono tutti gli aspetti del nostro vivere civile. Se i singoli errori sono la risposta sbagliata ad elementi complessivi di disgregazione, va ricordato che la disgregazione non si ricuce soltanto con il braccio della legge, ma si ricostruisce da parte di tutti con una nuova etica.
Allora, quando si vuol parlare di superamento delle esclusioni nella nostra società, si dovrebbe intendere esattamente questo: assunzione di coscienza di partecipare complessivamente ad una storia comune dalla quale nessuno può chiamarsi fuori, dalla quale nessuno può essere escluso.
Non c’è legge o riforma che possa essere realmente risolutiva se non se ne creano i presupposti e se non c’è una volontà politica capace di far nascere una controtendenza a quelle residuali “pressioni” della vecchia cultura emergenziale, quali quelle che si sono espresse negli ultimi anni contro la piena applicazione della L. 663/86, la cosiddetta legge Gozzini.
Allora, quale altro patto va costruito, quale altro apporto va allacciato tra cittadino e stato, tra cittadino e natura, tra cittadino e cittadino? Quale solidarietà forte va ricomposta? Quale cultura di nuovi rapporti va costruita?
Dall’ottica della realtà carceraria si percepisce di più l’esigenza di questa ricostruzione di rapporti, di questa impellente etica di ricostruzione di un nuovo patto sociale.
Ci possono essere reclusi, ma non esclusi dalla nostra società: anche il carcere è una parte della società, che ne interroga ed evidenzia le contraddizioni.
Quindi l’augurio di buon lavoro rivolto a questo seminario vuol essere doppio, rivolto alla realtà carceraria ed a quella più generale della vita civile, affinchè nuovi legami, nuova etica solidale, segnino dimensioni di speranza per un nuovo patto di civile convivenza.
H.F.
Atti del convegno
2 febbraio 1987
Casa Circondariale di Padova
“Presente e futuro della riforma penitenziaria: sua attuazione e ruolo degli enti locali”
Regione del Veneto – Assessorato ai Servizi Sociali
Comune di Padova – Assesssorato agli Interventi Sociali
in collaborazione con la Direzione degli Istituti di Pena di Padova
Ministero di Grazia e Giustizia
Fotocomposizione: Idealstyle, Cesano Boscone (Mi)
Stampa: Imprimitur, Padova
Redazione: Horst Fantazzini e Ignazio Pierandrei
finito di stampare nel 1988
Testo dell’intervento di Horst Fantazzini per il Convegno sulla riforma penitenziaria
Casa Circondariale di Padova
2 febbraio 1987