Mexican prisons: Open letter of Amélie Pelletier and Fallon Poisson (February 14, 2015) en/it

On February 14 there will be an event in the museo de la tolerancia [museum of tolerance] that aims to raise money for political prisoners and anarchists.

Being in prison we have little information about the event.

We don’t know who is organizing it, but we know our names appear on the list of prisoners for whom the event is done.

We wanted to clarify that it seems strange that people we do not know and with whom we do not share affinities are using our names without notifying us. That we’re in jail doesn’t mean we have no voice. These acts of solidarity where all prisoners are mixed make us think of the blind recuperation of imprisoned people. Whether they are “Political” or “Anarchists”. Since the beginning, we always remained firm in our positions and ruptures. It seems rather strange to see our names beside those of Brian Reyes, Jacqueline Santana and Jamspa at a public event of solidarity. Perhaps their intention is to build relationships between different bands of people. That we understand, but we also know that there are reasons for this lack of relationship. There are very different methods and intentions and probably irreconcilable schisms.

For us the feeling of affinity is primordial in our struggle. We do not consider ourselves as “Political Prisoners” and do not attack the institutions of Power to improve society.

On the other hand, in prison we have relationships with all kinds of people, with whom we do not necessarily share “affinities of struggle”. People who do not care about “politics”, of which most believe in god, and never went to school. With them we also build strengths and live multiple moments of subversion of the existing order. It would be ridiculous to organize only with self-proclaimed “Political Prisoners”. We do not like most political prisoners, and neither most anarchists for that matter. The trick is to start from here with the energy there is. If we separate ourselves from this group that organizes the event it does not mean that we cut off everyone. We separate ourselves from those who identify as authoritarian, political partisans or left-leaning. We also learned that the event will be held at the Museo de la Tolerancia, State Institution.

We want no mediation with the State.

Let it be said, we have no affinities with any of the people mentioned —except Carlos— nor with the people who are organizing the event. They do not consider ruptures that already exist, they only reproduce “presismo”*. We do not want to be recuperated. Go ahead with your solidarity events but without our names. Those who support us know why, and share affinities with us.

The best Solidarity is always Attack.
For Total Destruction of the Existent.
Fire to Civilization.
To infinity and beyond.

Fallon and Amelie
Reclusorio de Santa Marta, México DF

* Translators note: The term “presismo” refers pejoratively to a form of victimization and idealization of “political” prisoners, and of making anti-prison struggle a specific, partial one and in which the main activities are characterized as assistance to “political” prisoners and prison reformism.

http://en.contrainfo.espiv.net/2015/02/17/mexican-prisons-open-letter-of-amelie-pelletier-and-fallon-poisson-february-14-2015/

 

Messico: Scritto di Amelie e Fallon – “Non vogliamo essere recuperate!”

Il 14 febbraio ci sarà un evento presso il “Museo de la memoria indomita” che mira a raccogliere fondi per i prigionieri politici e gli anarchici.

Essendo in carcere le  informazioni che abbiamo sull’evento sono poche.

Non sappiamo chi sta organizzando, ma sappiamo che i nostri nomi figurano nella lista dei prigionieri per i quali l’evento è organizzato.

Vorremmo chiarire che sembra strano che persone che non conosciamo e con i quali non siamo affini utilizzano i nostri nomi senza informarci. Il fatto di essere in carcere non significa che non abbiamo voce. Questi atti di solidarietà in cui tutti i prigionieri sono messi insieme ci fanno pensare al recupero cieco delle persone imprigionate. Che siano “politici” o “anarchici”.

Fin dall’inizio, siamo sempre rimaste ferme nelle nostre posizioni e rotture. Sembra piuttosto strano vedere i nostri nomi accanto a quelli di Brian Reyes, Jacqueline Santana e Jamspa in un evento pubblico di solidarietà. Forse la loro intenzione è di costruire relazioni tra i diversi gruppi. Questo lo abbiamo capito, ma sappiamo anche che ci sono ragioni per questa mancanza di relazioni. Ci sono metodi e intenzioni molto diverse e rotture probabilmente inconciliabili.

Per noi il sentimento di affinità è primordiale nella nostra lotta. Noi non ci consideriamo come “prigionieri politici” e non attacchiamo le istituzioni del potere per migliorare la società.

D’altro canto, in carcere ci rapportiamo con tutti i tipi di persone, con le quali non necessariamente condividiamo “affinità di lotta”. Persone che non si preoccupano di “politica”, che per la maggior parte credono in Dio, e non sono mai andati a scuola. Con esse costruiamo anche i punti di forza e viviamo molteplici momenti di sovversione dell’ordine esistente. Sarebbe ridicolo organizzarsi unicamente con chi si autorivendica “prigioniero politico”. Non ci stanno simpatici la maggior parte dei prigionieri politici, e difatto tantomeno la maggior parte degli anarchici. Il bello è quello di iniziare da qui con l’energia che si ha. Se ci separiamo da questo gruppo che organizza l’evento non significa che rompiamo con tutto il mondo. Facciamo rottura con coloro che si identificano come autoritari, partitisti o di sinistra. Inoltre apprendiamo che l’evento si terrà presso il Museo de la Memoria Indomita, Istituzione di Stato. Noi non vogliamo alcuna mediazione con lo Stato.

Ripetiamo, non abbiamo alcuna affinità con nessuna delle persone citate -tranne Carlos- né con le persone che stanno organizzando l’evento. Essi non considerano le rotture che già esistono, ma tendono solo a fare “presa” *. Noi non vogliamo essere recuperate. Andate avanti con il vostro evento di solidarietà, ma senza i nostri nomi. Quelli che ci sostengono sanno il perché farlo, e condividono un’affinità con noi.

La migliore solidarietà è sempre l’Attacco.
Per la distruzione totale dell’esistente.
Fuoco alla Civilizzazione.
Verso l’infinito e oltre.

Fallon e Amelie
Reclusorio de Santa Marta, Città del Messico

Traduzione: RadioAzione
fonte

https://radioazione.org/2015/02/messico-scritto-di-amelie-e-fallon-non-vogliamo-essere-recuperate/