Tolmezzo (Ud), 16.5.16, il garante dei detenuti promuove il lager

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Dal pattume mediatico (“Messaggero Veneto”, lunedì 16 maggio 2016) possiamo degustare il sapore delle parole del garante dei detenuti Pino Roveredo che ha definito il lager di Tolmezzo (Ud) uno dei migliori e più attivi per le iniziative formative dedicate alla rieducazione dei detenuti. Parola del garante con funzioni di garanzia per i segregati. Roveredo ha partecipato giovedì al pranzo “Anin a mangjâ denti” nel carcere carnico e osserva: “C’è un ordine che ti sorprende”. Di questo carcere (che visitò per la prima volta tre anni fa, quando ancora non era esclusivamente di alta sicurezza) Roveredo sottolinea l’attività scolastica: “molte persone ci sono entrate se non analfabete, quasi. La scuola è uno stimolo essenziale per reggere la vita carceraria,

ti dà l’ambizione, ti consente di riempire il tempo e sentirti rivalutato. Molti detenuti a Tolmezzo hanno conseguito il diploma o anche la laurea”. Per Roveredo grande merito va riconosciuto alla direttrice del carcere, Silvia Della Branca, che, secondo lui “ci mette una grande attenzione e passione nel suo lavoro. Se questo carcere è diverso da altri, lo si deve anche a questa donna e al suo straordinario lavoro”. Al pranzo con i detenuti cucinato da una parte di essi, dopo un corso di formazione professionale, c’erano autorità, magistrati di sorveglianza, personale educativo e piantoni. Ultima perla di Roveredo, ma questa con il microfono del paternalismo di chi parla di persone con un tono che si potrebbe riservare per dei sub-umani o degli incapaci: “Descrivono il cibo, come lo hanno preparato e non si tratta di piatti banali, fanno le cose con cura, vedi che sono emozionati: per loro è come un esame di scuola. E non ti chiedi cosa hanno fatto per essere lì”. Roveredo ha pure pubblicizzato il suo ultimo libro.

Il carcere di Tolmezzo che conosciamo noi invece è un altro. E’ un carcere in cui i libri sono vietati, in cui le squadrette di picchiatori (un tempo capeggiate da Massimo Russo del S.A.P.Pe., poi spostato a Udine) torturano, in cui si compie ogni tipo di abusi, portati alla luce da coraggiosi detenuti in lotta come Maurizio Alfieri quando si trovava dietro le sbarre di quelle mura infami. Ci teniamo comunque a ribadire, sempre e comunque, che non siamo solo contro l’abuso in carcere, ma soprattutto contro qualsiasi uso del carcere.
In ogni qual modo, le dichiarazioni di Pino Roveredo sono squisitamente interessanti, se qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi su quelle merde chiamate “garanti dei detenuti”. Non stiamo elemosinando un garante più buono. Vogliamo solo vedere i garanti, insieme ai magistrati e ai secondini, sotto le macerie di tutte le galere.

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