Tag Archives: 1941

Il vampiro passivo

 

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Ghérasim Luca
Quante volte ho pensato a te, adoratore della capigliatura, che alle sei di sera davanti alla stazione Trocadéro della metro stavi a spiare le scolare dalle lunghe trecce, con le forbici acuminate in mano come un sesso in erezione. Perché le forbici e i ciuffi di capelli nascosti sotto la camicia mi ricordano il luogo dell’incontro fortuito, il tavolo di dissezione dei Canti di Maldoror? Perché questa donna-oggetto dal cuore come un freddo brandello d’ectoplasma, dalla pelle traslucida e opaca attraversata dal vento e dai contagocce ricolmi di latte dei vampiri passivi, perché mettere quest’ombra solida su un tavolo operatorio, come un’offerta ai piedi della più superba delle donne?
Come potrei altrimenti penetrare la confusione sadomasochista nel fondo del mio essere, attivo e passivo come l’idea di ferita, provocante e provocato come il bianco che risulta dallo spettro solare?
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Prisoners and Partisans: Italian anarchists in the struggle against fascism

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de Agostini, Mauro, Pietro de Piero, Italino Rossi, Marco Rossi and Giorgio Sacchetti. Prisoners and Partisans: Italian anarchists in the struggle against fascism. Kate Sharpley Library: 1999. 37 pages, pamphlet. Translated by Paul Sharkey.
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Las Arenas 1941: un ‘campo de exterminio’ a las puertas de Sevilla

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Muchos de los octogenarios del pueblo recuerdan en La Algaba (Sevilla) aquel campo donde vivía Baltasar. En su memoria oral quedaría grabada para siempre una frase: “Eres más malo que Baltasar”. Aquel hombre foráneo, de gesto serio y agresivo, era el primer director del campo de concentración de las Arenas, ubicado en este municipio sevillano. […]
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Rivoluzione sociale o dittatura militare

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André Prudhommeaux
I nostri tiranni si atteggiano a liberatori. La parola «libertà» non ha dunque perduto il suo valore emotivo, nonostante le scrollate di spalle degli scettici, le vuote dichiarazioni dei retori e malgrado tutti i delitti liberticidi commessi, fino sui suoi altari in onore della dea. Gli stessi che si sono vantati di farla finita con questa «grue metafisica», di torcere il collo a questa «sgualdrina grondante sangue» o perfino di «calpestare il suo cadavere putrefatto» sono ben felici, quando l’occasione si presenta, di chiamarla alla riscossa, o per lo meno di agitare a loro volta, per i bisogni della loro cattiva causa, il suo grande nome religioso, «libertà nazionale», «libertà di Stato», «libertà di culto», «libertà di lavoro», «libertà dei mari»; «libertà» di pensare in mucchio, «libertà di sfruttare», «libertà d’opprimere», e per conseguenza «libertà» di non essere liberi (perché la bestia è schiava del gregge e il padrone è prigioniero dello schiavo)!… qual magnifico programma per un partito, per tutti i partiti, per i partiti delle libertà, che tutte si riassumono così bene nel motto: «piazza libertà» cioè «levati di là perché mi ci metta io».

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Guerra Eterna alla Gioventù Hitleriana

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I pirati dell’Edelweiss, 1938-1945
Nel giro di pochi mesi dalla loro ascesa al potere in Germania, i nazisti avevano di fatto distrutto quella che veniva percepita come una delle meglio organizzate classi lavoratrici del mondo. Il Partito Comunista e quello Socialista con i loro sindacati, milizie e organizzazioni sociali erano stati messi al bando; gli attivisti erano stati giustiziati, imprigionati, esiliati o costretti alla clandestinità. I quartieri proletari erano isolati e soggiogati dal terrore dei rastrellamenti e delle perquisizioni casa per casa.

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Rivoluzione sociale o dittatura militare

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André Prudhommeaux
I nostri tiranni si atteggiano a liberatori. La parola «libertà» non ha dunque perduto il suo valore emotivo, nonostante le scrollate di spalle degli scettici, le vuote dichiarazioni dei retori e malgrado tutti i delitti liberticidi commessi, fino sui suoi altari in onore della dea. Gli stessi che si sono vantati di farla finita con questa «grue metafisica», di torcere il collo a questa «sgualdrina grondante sangue» o perfino di «calpestare il suo cadavere putrefatto» sono ben felici, quando l’occasione si presenta, di chiamarla alla riscossa, o per lo meno di agitare a loro volta, per i bisogni della loro cattiva causa, il suo grande nome religioso, «libertà nazionale», «libertà di Stato», «libertà di culto», «libertà di lavoro», «libertà dei mari»; «libertà» di pensare in mucchio, «libertà di sfruttare», «libertà d’opprimere», e per conseguenza «libertà» di non essere liberi (perché la bestia è schiava del gregge e il padrone è prigioniero dello schiavo)!… qual magnifico programma per un partito, per tutti i partiti, per i partiti delle libertà, che tutte si riassumono così bene nel motto: «piazza libertà» cioè «levati di là perché mi ci metta io».

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