Lettera di Costantino dal carcere: i fatti di Santa Maria Randella e un invito alla mobilitazione contro “l’assalto al vivente”

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Non ricordiamoci di “Firenze Santa Maria Randella”
4 Dicembre 2006 : processo di appello

Con questo nome coniato i giorni successivi alle iniziative contro le biotecnologie e la clonazione, la memoria corre subito agli eventi di 4 anni fa. Dove i reparti celere della polizia attaccarono il corteo nazionale che avrebbe dovuto chiudere le due giornate di lotta , causando feriti, alcuni arresti ed indagati, che con il trascorrere degli anni e del primo grado di giudizio sono diventati condanne anche fino a due anni.

La “due giorni”non era un fulmine a ciel sereno su Firenze ma bensì un momento di un percorso di ben più lunga durata che vedeva in quelle giornate la possibilità di dare vita ad iniziative di controinformazione e soprattutto dare la possibilità alle varie realtà intervenute di confrontarsi e creare possibili percorsi comuni per fermare “l’assalto al vivente”.
Nel corso delle due giornate, a cui parteciparono un centinaio di persone provenienti da tutta Italia, si svolsero parecchie iniziative tra cui volantinaggi in piazza, visite e una conferenza alla scuola e alla facoltà di Agraria per sensibilizzare gli studenti su ciò che rappresentavano le biotecnologie. Sono seguiti presidi alla sede centrale della Menarini per ribadire che la presenza in piazza non era soltanto contro gli o.g.m. in agricoltura, studiati e sostenuti nelle università visitate, ma l’attenzione era rivolta contro ogni logica di manipolazione del vivente portata avanti anche dalle multinazionali chimico-farmaceutiche con i loro prodotti nocivi. Il giorno del corteo nazionale avevamo scelto come luogo di passaggio, oltre alle vie centrali della città, la sede della multinazionale “Du Pont”, un gigante dell’agrindustria, del farmaceutico e di tutto ciò che ha a che fare con le nocività. A questo punto arriva l’operazione di polizia che preventivamente, o meglio premeditatamente, ha impedito la partenza del corteo caricando il concentramento e arrestando alcuni manifestanti.
Quel giorno la piazza non era gestita dalle autorità locali ma da un’esperto dell’ antiterrorismo per il viminale: Luperi. Un nome che in quei giorni non ci avrebbe detto niente. Riapparirà nuovamente al G8 di Genova per dirigere un’altra operazione particolare: i pestaggi e le sevizie poliziesche contro manifestanti inermi che dormivano alla scuola “Diaz”….
Le riflessioni che mi interessa portare partono e segnano un percorso di continuità non da “S.M. Randella” ma dalla due giorni di lotta contro le biotecnologie e la clonazione, da quanto è cambiata da allora la situazione, per esempio per quanto riguarda le applicazione degli o.g.m. in agricoltura.
È ancora in vigore la moratoria che impedisce l’ingresso a fini commerciali di o.g.m. , in tutta Europa (Italia compresa)non è possibile coltivare piante o.g.m. neppure a fini sperimentali e, teoricamente, le semine in questo senso dovrebbero essere ferme dal 2000. Il mondo della ricerca italiano è impegnato in una forte pressione, testimoniata da documenti ufficiali sottoscritti dalle più prestigiose società scientifiche italiane, per cercare consenso politico per rivedere il concetto di sicurezza in tema di o.g.m. e per riavviare la necessità di sperimentazioni in campo aperto, a loro dire “Essenziale per valutare l’impatto di varietà modificate sull’ambiente italiano e sul suo sistema agronomico”. L’appello del mondo della ricerca arriva fino ai responsabili della Commissione Europea a cui viene richiesto di “ intervenire con veemenza, adottando strumenti previsti dai trattati, per fare in modo che i ricercatori italiani possano tornare a svolgere il loro lavoro e a collaborare con i colleghi europei”. È curioso perché i trattati cui si rivolgono per superare le lungaggini burocratiche dell’ attuale decreto italiano regolano il commercio, non la ricerca . Lo stesso fronte sul quale sono schierata multinazionali quali Syngenta, Monsanto, Bayer, etc… Quest’ultima non ha perso tempo, ha presentato all’ ESA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) richiesta di autorizzazione per la commercializzazione di prodotti alimentari g.m. ed ha già provveduto a diffondere sul mercato europeo un riso o.g.m. di cui detiene il brevetto tramite altre aziende a cui ha venduto i semi insieme alle eventuali responsabilità per le conseguenze di una tale politica commerciale. La strategia utilizzata recentemente dalla Bayer non rappresenta certo una novità. Da decenni la stessa strategia è messa in atto in tutto il mondo ,Europa compresa; dalla Monsanto per inquinare la sementi tradizionali con varietà o.g.m. fino a rendere impossibile ogni distinzione. In questo modo, a disastro già avvenuto, la strada della commercializzazione “lecita” è aperta . Per farsi un’idea di cosa sia capace la rapacità transgenica , basta guardare a quello che è successo in America Latina nei primi anni ’90. Tutto ciò che poteva essere considerato agricoltura su piccola scala è stato marginalizzato o estirpato per far spazio a sconfinate monoculture di soia transgenica: la “Roundup Ready” della Monsanto, geneticamente modificata per resistere a dosi massicce del diserbante “Roundup” prodotto anch’esso dalla Monsanto. Gli argentini hanno chiamano questo processo,mai avvenuto prima nella storia dell’agricoltura, “soyzzazione” termine inquietante quanto veritiero dal momento che la soia ha sostituito ogni altra coltivazione. Monsanto ha incentivato i grossi coltivatori industriali, gli unici che con i loro vasti appezzamenti di terreno potevano garantire una rapida diffusione della soia g.m., vendendo le sementi g.m. a basso costo, pregustando i lauti guadagni che avrebbe ottenuto dalle royaltes e dalla vendita del diserbante Roundup. Attualmente l’Argentina produce 44 milioni di tonnellate di soia all’anno , di cui 15 milioni di tonnellate di soia geneticamente modificata . Ma non è presente solo un totalitarismo fondato sul controllo e monopolio dell’alimentazione, c’è dell’altro: l’Argentina non consuma la soia che produce, il 98% viene esportata soprattutto in Europa come alimento per gli animali negli allevamenti. In paesi come l’Italia la coltivazione di o.g.m. è vietata però è possibile utilizzare mangimi contenenti o.g.m. per l’alimentazione degli animali negli allevamenti,mescolati magari a farine animali ormai note per la sindrome che provocano (B.S.E.).
Da alcune analisi condotte da “Greenpeace” e da “Amici della Terra” sono state scoperte in Europa partite di riso contaminato con riso g.m.(peraltro di una varietà non ancora approvata per il consumo umano) provenienti dalla Cina. Il riso g.m. è stato diffuso ai risicoltori da centri di ricerca che avevano l’autorizzazione per utilizzarlo solo a scopo sperimentale e da alcune aziende sementiere. Altri controlli ,sempre condotti dalle due associazioni, hanno portato all’individuazione di generi alimentari contaminati in gran Bretagna, Germania e Francia. Il riso transgenico cinese contiene una proteina che lo rende resistente ad alcuni insetti, probabilmente in seguito alle reazioni allergiche scatenate da questo riso nei topi all’interno dei laboratori di sperimentazione è giunto il momento di testarlo anche su altre cavie…quello strano essere che è il consumatore del supermercato.
E ancora, due containers contenenti riso g.m. proveniente dagli Stati Uniti sono stati bloccati nel porto di Livorno. Altre 7.000 tonnellate di riso contaminato sono state sequestrate presso un’azienda di Vercelli, la Euricom s.p.a. Il riso statunitense sequestrato era prodotto, con tanto di etichetta “o.g.m. free” dalla Crop Science, nome che richiama alla mente veleni e pesticidi più che generi alimentari…si tratta infatti della divisione agrochimica della Bayer. Proprio in questi stessi mesi l’EFSA sta valutando la richiesta della Bayer di importare di Europa, questa volta ufficialmente,un’”altro” riso g.m., il LLRICE62.
Inquietante è anche il fatto che tra i siti di rinvenimento del riso contaminato ci sia anche Vercelli, praticamente la più importante zona di produzione di riso italiano. Non ci sono abbastanza dati per avere un’idea precisa del livello della contaminazione, ma una volta provocato un simile inquinamento non è possibile controllare un bel niente, nonostante quello che affermano i convinti assertori della “gestione dei rischi”. Gli o.g.m. sono sicuramente già entrati nella catena alimentare, non ancora come vorrebbero i giganti dell’agrindustria ma certo ci stanno lavorando tenacemente per completare l’opera. La “soyzzazione” globale porta con se non soltanto sementi e varietà di piante che potrebbero rivelarsi nocive in futuro. I monopoli garantiti dai brevetti concentrano un potere immenso nelle mani di poche corporazioni che rappresentano ,con la loro diversità di campi di intervento, qualcosa che va oltre la potenza economica. La monocoltura diffusa si è trasferita dai campi, all’alimentazione, alla biodiversità, ai modelli culturali…sino a soppiantare tutto rimanendo l’unico imperativo possibile. Per i paesi del sud del mondo, nell’ immediatezza ,questa è una realtà molto più concreta, visto che la biodiversità coincide ancora con la sopravvivenza di numerose popolazioni e fa parte di stili di vita che ancora vivono vicino la natura e dove l’altro lato della multinazionali si mostra in tutta la sua ferocia.
Anche le società industrializzate del nord non sfuggono alle conseguenze della “monocoltura”, al momento si stanno limitando ad assimilare le nefaste conseguenze culturali, ma non tarderanno a manifestarsi altri tipi di conseguenze…
Per quello che concerne l’argomento di questo “Appello” ,che si svolgerà a Firenze, dove verranno o meno confermati gli anni di galera per gli scontri con la polizia, non mi interessa spendere molte parole. Se non per ribadire lo spirito e l’importanza dell’iniziativa come contributo nella lotta contro “l’assalto al vivente”. Le condanne elevate del primo grado probabilmente adesso sarebbero state raddoppiate o triplicate, con le nuove misure repressive sempre più preventive. Oggi sempre più spesso lo scendere in piazza può comportare il rischio di reati emergenziali come il “devastazione e saccheggio” e per assicurarsi delle pene durissime non solo in caso di condanna ma per creare un vuoto attorno a chi lotta, a chi solidarizza e a chi soltanto partecipa ad iniziative, viene in aiuto il “concorso morale”( corteo antifascista a Milano, la presa del Seghino in Val Susa). Praticamente chiunque sia presente in piazza dove siano successi dei disordini può essere accusato di qualsiasi cosa sia successo quel giorno a discrezione della polizia. Chiaramente questi sono tentativi di terrorizzare le lotte in corso e quelle che potrebbero nascere. Il clima “emergenzialista” si fa sempre più permanente, giustificato da un ipotetico allarme terrorismo internazionale, che si traduce in un controllo sociale sempre più capillare e in una fortissima repressione contro gli oppositori interni, campo in cui ogni paese, dietro precisi accordi, è chiamato a rispondere ed intervenire. Nell’attuale clima di mistificazione e terrorismo ,portato avanti dagli stati e dai loro apparati di disinformazione, tutto viene bollito in un unico calderone dove la violenza di piazza della polizia , l’annientamento dei prigionieri rivoluzionari nelle carceri, la carcerazione preventiva contro chi si ribella all’attuale stato di cose, viene fatto passare con la menzogna o il silenzio.
I reati di resistenza e violenza di quella giornata di cui mi trovo a rispondere insieme ad altre/i compagne/i in questo processo non possono e non mi sono estranei. La violenza di quella giornata è stata ampiamente documentata , con tanto di specialista in fotografia ben posizionato. Tutto questo materiale raccolto è stato poi usato dall’accusa per avvalorare gli anni di carcere. Piccolo particolare sfuggito alla corte è il fatto che chi praticava violenza era proprio la polizia che aggredì senza difficoltà i manifestanti ,armati di cartelli, in attesa di partire. La resistenza di allora contro la manipolazione degli esseri viventi è la stessa che mi sento di riaffermare con ancora più forza oggi, visti gli sviluppi che in pochi anni hanno fatto le cosiddette “Scienze della Vita”.
Curiosa del resto questa definizione per una scienza che ad ogni passo rappresenta sempre più la negazione della complessità degli esseri viventi portando la sua visione meccanicistica alle estreme conseguenze, biotecnologie, clonazione ed ora anche nanobiotecnologie lavorano ad una vera e propria riprogrammazione della vita. Atomi , molecole e geni…sarebbero una parte integrante con la quale questo sistema, fondato su di un’economia distruttrice, cerca di uscire dalla crisi, inseguendo la soluzioni tecniche che meglio si adattano alle esigenze. Quello che da anni non era altro se non materia di sperimentazione nei laboratori è sempre più trasferito nella società. L’esperimento adesso viene attuato su vasta scala. Il ruolo di cui viene rivestito assume connotazioni fondamentali con la duplice funzione di creare e di rimediare allo stesso tempo ai cosiddetti effetti collaterali che ogni bravo scienziato definirebbe inevitabili. Queste nuove tecniche, oltre a dare un nuovo volto al pianeta ricreato artificialmente con la capacità che è propria a questi manipolatori,dovrebbero porsi come soluzione a flagelli globali sempre più irreversibili, come : cambiamenti climatici, mancanza di acqua, annientamento dei polmoni verde e blu del pianeta, intere popolazioni, soprattutto nel sud del mondo, costrette ad abbandonare le loro terre a causa degli sconvolgimenti climatici… In campo medico l’ingegneria genetica è sempre qualcosa di più della manipolazione di qualche elemento per creare farmaci. Le “terapie genetiche” fanno sempre più parte del progetto del nuovo dominio tecno- scientifico di genetizzazione degli esseri umani. Il farmaco e la cura della malattia diventa sempre più personalizzata e soprattutto preventiva e costante. La scienza basata sulla fede totale nella genetica pensa gli esseri viventi come libri aperti ed è convinta di riuscire a decifrare il contenuti di questo libro…Tutto sarebbe previsto o prevedibile e soprattutto la cura non avrebbe più limiti di tempo in un contesto sociale sempre più disumanizzato e sottoposto a madicalizzazione costante.
In un saggio del 1971 Ted Kaczynski scriveva : “…Quando la maggioranza dei bambini sarà modificata gneticamente, anche quei genitori che potrebbero altrimenti essere contrari all’ingegneria genetica si sentiranno costretti ad utilizzarla affinchè i loro bambini possano competere in un mondo di persone superiori – superiori perlomeno in relazione al milieu sociale in cui vivono. Alla fine l’ingegneria genetica verrà applicata obbligatoriamente perché saranno ritenuti crudeli ed irresponsabili quei pochi genitori che, rifiutandosi di utilizzarla, si ostinano a produrre una prole inferiore. Tenete presente che questa ingegneria includerà sia le caratteristiche mentali che quelle fisiche: infatti, dato che gli scienziati spiegano i tratti mentali sulla base della fisiologia, della neurologia e della biochimica, diventerà sempre più difficile fare una distinzione frà tratti “mentali” e “fisici”. Si osservi che una volta stabilita una società basata su forme psicologiche, genetiche, etc…di ingegneria umana, essa diventerà presumibilmente per sempre,dato che tutta la gente verrà progettata, costruita ed organizzata in funzione dell’ingegneria umana e della società totalmente collettiva, in modo da non renderla mai insoddisfatta verso questo tipo di società. Inoltre, una volta stabilitasi l’ingegneria umana, il collegamento delle menti umane ai computer ,o altre simili cose ,verranno usate in modo estensivo, e la gente probabilmente verrà alienata a tal punto che non le sarà più possibile esistere come essere indipendente, sia fisicamente che psicologicamente.” Considerato che questo scritto risale ad oltre trent’anni fa, quando la tecnica e la ricerca scientifica non erano certo ai livelli attuali possiamo immaginare quale incredibile arsenale possiede oggi il mondo scientifico per mettere in pratica tutto questo e alto ancora, per essere la fucina del nuovo dominio tecno-scientifico al servizio degli stati e delle grosse multinazionali. A differenza di ciò che ci si aspetterebbe da ogni evidente nocività che entra a far parte della nostra quotidianità, queste non sono percepite come un’ imposizione o come una forzata intrusione. In piccole dosi quasi impercettibili prendono spazio giorno dopo giorno. Tutto un apparato si prodiga tenacemente non solo per farci accettare le nuove nocività, l’accettazione in se potrebbe comportare un momento decisionale ed eventualmente di dubbio, ma soprattutto per farle sentire come parte integrante di un progresso, sviluppo ineluttabile da cui sarebbe impossibile tirarsi fuori. Questa è la loro grande forza ,per non mutare questo stato di cose imprimono il dogma che non sia possibile altra soluzione se non passante dai loro imperativi ,sempre e comunque nocivi e posti come unica alternativa. Qualche anno fa c’era chi si indignava per la clonazione della pecora Dolly, oggi si aspetta il diradarsi delle nuvole etiche per clonare qualsiasi essere vivente, uomo compreso.
Alle questioni poste ai massimi esperti di ingegneria genetica sulle possibili conseguenze di tutte queste manipolazioni, l’unica risposta è stata che il problema reale da affrontare non è il come portare avanti queste manipolazioni ma il dove e soprattutto il quando.
Per concludere cercherò di definire ancora meglio questa resistenza, che non va intesa come una forma di difesa ma soprattutto di attacco, lasciando spazio ad alcune righe tratte dalla proposta per creare una “Campagna contro la biotecnologie e il mondo che le produce”. Si rende sempre più importante capire chi attualmente è intenzionato ad essere sabbia in questo sistema, impegnandosi radicalmente per bloccare questa avanzata oppure olio, per scivolare meglio verso le comode nicchie verdi. “ Gli sviluppi dell’ingegneria genetica sembrano non interessare più , non solo i media ufficiali hanno riposto lo sviluppo delle biotecnologie non tanto nel dimenticatoio, ma in una posizione di qualcosa che è comunque destinato a realizzarsi. Anche gli ambientalisti delle varie associazioni e i vari verdi non aspirano minimamente a cambiare la realtà presente, le loro richieste e proposte riformiste puntano soltanto a ritoccare di qualche dettaglio l’entrata degli OGM. Questi oppositori, organizzazioni di categoria dei cosiddetti “consumatori”, scienziati, biotecnologi a fine di profitto pubblico (ricerca nelle università, CNR) e di quello privato (aziende, multinazionali), hanno lo stesso linguaggio e le stesse aspettative. Non stupisce che si siano venuti tutti incontro e abbiano trovato soluzioni concordi. Si è parlato di etichettature degli OGM , di commissioni di sicurezza, di ricerca “libera” dagli interessi delle multinazionali, di coesistenza tra OGM, agricoltura “tradizionale”(intensiva con pesticidi) e biologica, naturalmente si è anche parlato di metodo precauzionale. Come è possibile definirsi oppositori degli OGM ed allo stesso tempo proporre di attutire e regolamentare i danni che questi inevitabilmente comporteranno, o pensare che gli OGM potranno coesistere con le altre coltivazioni? Chi pensa ce sia possibile “confinare” l’esperimento è in un grosso errore, se si è veramente contrari alle manipolazioni su ogni essere vivente e in ogni sua parte dobbiamo fermarli sul nascere impedendo qualsiasi tipo di sperimentazione, non solo in campo agro-alimentare ma anche in campo medico; impedendo qualsiasi commercializzazione e regolamentazione che cerchi di gettarci fumo negli occhi.
La resistenza contro l’avanzata dell’ ingegneria genetica deve portare una critica radicale non solo verso quelle modificazioni in cui si sa di riscuotere più consenso, come per gli OGM nei prodotti alimentari, ma verso l’intero progresso tecno-scientifico che ha fatto di questo mondo un laboratorio sperimentale disponibile a qualsiasi manipolazione. Per queste ragioni la lotta non può che essere radicale e contro ogni forma di riformismo attuato da pseudo oppositori. Dovremmo rispedire indietro le varie raccolte di firme, referendum o proposte di legge insieme agli OGM e dovremmo lavorare per costruire un movimento per ostacolare e bloccare l’industria biotecnologia.”

Costantino Ragusa
18 Novembre 2006, Carcere di Voghera

 

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