Intervista al blog incarcerato “Culmine” (it/es/de/gr/en)

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(Tratto da “Aversión”–publicación anarquista, n°8, Maggio 2013)

1.-AVERSIÓN: Negli ultimi anni. Per ragioni che rifuggono da quest’analisi e che hanno a che vedere più che altro con l’indirizzo che sta prendendo il sistema, ma che evidentemente colpiscono la nostra maniera di relazionarci, ci sono nati blog e siti web che hanno rimpiazzato il compito che fino ad ora veniva svolto dalle nostre pubblicazioni. Come credete che ciò influenzi le lotte e la loro percezione?.

-CULMINE: siamo sicuramente convintx che stiamo vivendo un periodo nuovo all’interno dell’anarchismo. I blog ed i siti web permettono la diffusione di comunicati, scritti, elaborazioni in maniera veloce in tutte le parti del pianeta, e permettono lo scambio di idee e proposte tra compagnx che probabilmente non avranno mai la possibilità di incontrarsi fisicamente. Si tratta di una vera e propria rivoluzione all’interno dei rapporti tra anarchicx. Siamo ben consci dei grandi limiti presenti in questo nuovo modo di rapportarsi, sia perché lo strumento utilizzato non è neutro, ma gestito e controllato dal nemico, sia perché i rischi che si corrono sono molto elevati, come è accaduto con “Culmine”, che comunque non ha scelto l’anonimato. Il blog anarchico “Culmine” è stato ingabbiato il 13 Giugno 2012 anche per il suo lavoro di controinformazione.

Piuttosto complesso è il discorso relativo alle lotte ed alla loro percezione. Bisogna partire dal dato di fatto che, attualmente – nel 2013 – , tutti movimenti utilizzano internet: politici, ecologisti, culturali e persino antitecnologici (questo paradosso meriterebbe un approfondimento ma non in questa sede). Anche all’interno dell’anarchismo praticamente tutti i gruppi di qualsiasi tendenza hanno a che vedere con la rete, ma negli ultimi tempi c’è stata l’irruzione delle reti sociali, come twitter o facebook. Con effetti deleteri. Ad ogni modo non abbiamo mai pensato che i blog di controinformazione debbano sostituire le pubblicazioni in cartaceo.

2. A: Sembra che attualmente internet abbracci molti aspetti della nostra esistenza influendo in maniera radicale nelle relazioni umane, contribuendo enormemente all’isolamento, all’atomizzazione e all’alienazione. Non credete che manchino delle posizioni critiche dall’ambiente anarchico su questo strumento?.

-C: sì, è vero che internet è fortemente presente nelle nostre vite esistenti ma noi tuttx, anarchicx compresx, utilizziamo questo strumento nella vita quotidiana anche per viaggiare o leggere un quotidiano. Non ci sono posizioni di forte e dura critica e distacco nei confronti di tale tecnologia e non crediamo bastino alcune analisi di critica e distacco nei confronti della rete, con un atteggiamento di snobismo elitista da parte dei pochi che tutto hanno compreso. Condividiamo l’urgenza del problema, ossia che corriamo il rischio di isolarci sempre più e di rendere virtuale qualsiasi aspetto della lotta, anche il confronto umano, ma al contempo noi non cessiamo di immaginare le potenzialità insite in una diffusione in tutti gli angoli del pianeta delle nostre idee e pratiche iconoclaste. Più che altro manca una doverosa riflessione su come impostare la nostra esistenza totalmente fuori dalla virtualità. Si tratta, in fin dei conti, del dilemma dell’anti civilizzazione, ancora troppo ancorato all’attuale modello della nostra società. A tal proposito “Culmine” più di una volta ha dimostrato di apprezzare questa tematica rimandando però ad un futuro indefinito un proprio scritto di riflessione. Premessa l’attuale estrema difficoltà di poterlo stilare congiuntamente in tempi celeri, non esclude di farlo prossimamente.

3. A: Concretamente, “Culmine” è il primo caso che si sappia di repressione contro un blog anarchico di controinformazione. A cosa credete si debba questo?. Perché “Culmine” e non altri blog e siti?.

-C: in primo luogo la repressione contro “Culmine” ha a che vedere con la legislazione antiterrorista italiana. Erede delle leggi speciali utilizzate nei cosiddetto “anni di piombo”. Bisogna specificare che noi di “Culmine” non siamo solo accusatx di violazione delle leggi sull’informazione o sull’apologia, ma di aver progettato, finanziato ed effettuato materialmente degli attentati esplosivi. Perché “Culmine” e non altri blog?. Perché, a nostro avviso, “Culmine” negli anni della sua esistenza s’è caratterizzato nel non censurare comunicati di azioni dirette da tutto il mondo, dando anche spazio alla voce dex tantx prigionierx anarchicx. Non siamo i soli a farlo, abbiamo visto nascere tanti altri blog o siti con i quali abbiamo condiviso riflessioni ed esperienze. L’ingabbiamento di “Culmine” è un brutto segnale da parte della repressione in quanto rappresenta uno scenario che potrebbe ripetersi anche per altre esperienze simili a livello controinformativo. È significativo, per esempio, che secondo l’accusa riprova della nostra non resipiscenza dopo la perquisizione del 29 Marzo 2012 (che già preannunciava una repressione crescente) sia stata la nostra immediata diffusione di un comunicato per avvertire altri blog dell’accaduto e della violazione dello stesso “Culmine”.

4. A: Una questione latente su questo tema è quello dei tempi. Internet ti costringe ad un aggiornamento costante ed il tutto si svolge ad una velocità ben al di sopra delle capacità umane. Che senso ha sapere in tempo reale quel che accade in tutto il pianeta?. La nostra capacità d’intervento nella nostra realtà più vicina è di per sé molto limitata. Fino a che punto tutto ciò non crea le stesse ansie della rapidità con le quali mutano, per esempio, gli apparati tecnologici o le mode, che da un momento all’altro perdono valore o senso?.

-C: il problema degli aggiornamenti continui esiste ed è un dato di fatto che un blog che non aggiorna con frequenza non viene più visitato. È importante che i gestori di un blog abbiano l’intelligenza di selezionare con cura il materiale che ricevono, dando più o meno spazio e risalto a determinati post. Certo, possiamo sicuramente sopravvivere (oltre naturalmente a continuare a lottare e controinformare) senza sapere cosa accade in tempo reale dall’altra parte del mondo. Ma l’idea è sempre quella che lo scambio d’informazione ed esperienze possa essere uno stimolo per le altre realtà, come è accaduto negli ultimi anni. C’è comunque un limite che non può essere superato, altrimenti si cade nella virtualità della lotta e nella totale virtualità dei rapporti umani. Da questo punto di vista pensiamo che le mobilitazioni via twitter, per esempio, per le estrema rapidità e tracciabilità non consentono alcun tipo di riflessione, anche se oramai essa è divenuta la più utilizzata durante le manifestazioni, superando gli stessi sms.

5. A: Viene alla luce una nuova concezione dell’anarchismo d’azione molto influenzata dal web. Ci sono discorsi e modi da fare che, sebbene non tutti possono essere considerati “nocivi”, materializzano dinamiche che sembrano riproduzioni mal assimilate ed altre dei meri “giochi di rete”.

– C: negli ultimi anni è venuto fuori un nuovo modo di intendere, di vivere l’anarchismo; si tratta di un fenomeno così nuovo che non si riesce ad inquadrare e le definizioni, in questa fase, possono essere fuorvianti. Tuttavia una delle denominazioni più ripetute è quella di “anarchismo d’azione”: a nostro avviso non si può dire che il web ne abbia influenzato la nuova concezione quanto che ne abbia più rapidamente diffuso la portata, le varie differenziazioni e denominatori comuni. In sé non è una novità; già nel passato vi sono stati periodi in cui l’anarchismo d’azione si è fatto sentire con attentati, esecuzioni, sabotaggi e persino sequestri di persona. La novità, rispetto al passato, è tutta nella diffusione dei comunicati di rivendicazione in tempo reale in tutti i luoghi del pianete e nel possibile interessamento da parte di altre individualità e gruppi d’azione rivolte contro lo stesso obiettivo. Anche in questo caso si tratta di fenomeni già vissuti: l’esempio più eclatante, ma ve ne sono tanti altri, è quello della campagna internazionale per Sacco e Vanzetti. In diverse parti del pianeta individualità e gruppi anarchici erano in attesa di novità dal braccio della morte nordamericano: lì lo strumento di comunicazione era il telegrafo, adesso è internet. Naturalmente sono tanti i problemi da risolvere con questo nuovo approccio. È verissimo che c’è spesso della superficialità nelle analisi e che dal nulla spuntano fuori personaggi del tutto estranei ad un percorso anarchico (da trattare con il dovuto sospetto). Da non sottovalutare, inoltre, i problemi, i problemi di linguaggio, sia per cattive e frettolose traduzioni (sempre più spesso effettuate con traduttori automatici, secondo noi da utilizzare solo in casi di strema necessità ) che per concetti mai assimilati. Un esempio potrebbe aiutarci: si parla molto, all’interno dell’anarchismo d’azione, di guerriglia urbana e di lotta armata. Attualmente non abbiamo gli strumenti per analizzare cosa stia accadendo, per esempio, in Grecia e sicuramente né in Italia né in diversi altri paesi esistono i presupposti per parlare di guerriglia urbana, né di lotta armata. Anche sul concetto di nihilismo c’è una gran confusione (al punto che alcunx pseudonichilistx sono arrivatx a negare qualsiasi etica, aprendo le porte alla stessa infamia) e simili equivoci stanno nascendo anche di fronte al concetto di antigiuridismo anarchico !. Questi equivoci possono, effettivamente, dar sfogo a degli antipatici “giochi di rete” che comunque “Culmine” non ha mai alimentato.

6. A: molti e molte tra noi sono cresciutx nell’anarchia attraverso dibattiti, lettere a prigionieri e prigioniere, leggendo opuscoli, frequentando biblioteche anarchiche, sottoscrivendo ad un periodico dell’altra parte del pianeta, parlando con i vecchi sabotatori e guerriglieri, ecc.…,ma la formazione avviene attualmente in gran parte attraverso blog e reti sociali. Cosa ne pensate?.

-C: Che l’attuale “formazione” in gran parte attraverso internet è innegabile ma di certo è anche una questione generazionale (ogni periodo storico-sociale fruisce degli strumenti esistenti). Noi di “Culmine” siamo arrivatx a gestire un blog dopo aver fatto un percorso. All’interno del movimento anarchico italiano, iniziato ben prima dell’avvento della rete. Quel che ci sentiamo di dire oggi è che chi appartiene a un movimento che si definisca rivoluzionario deve avere sempre la capacità di interagire, magari anche in maniera violenta, con la situazione sociale che lx circonda. Rinunciare di colpo ad internet e a tutti gli strumenti tecnologici è assolutamente impensabile (seppur ideale in un’ottica anticivilizzatrice). Sono coloro che si occupano di controinformazione quellx che devono porre le migliori energie affinché i blog ed i siti abbiano e segnalino articoli, libri, ricerche approfondite ed accurate, non c’è altra strada per ora. Diverso è il discorso relativo alle prospettive non immediate. Ci si può chiedere come e perché si è giunti a questa situazione, ma questi analisi, doverosamente autocritica, abbraccia gli ultimi decenni dell’anarchismo mondiale. E pensiamo che a questo livello la riflessione debba essere allargata ad altre tematiche, oltre quella della dipendenza tecnologica: quale anarchismo?. Insurrezionalismo o individualismo?. Nichilismo o pseudonichilismo?. Formalità o informalità?. Sigle, acronimi o anonimato?. Antigiuridismo anarchico e fin dove si è antigiuridisti?. Sociale o antisociale?.

7. A: questa intervista cerca di essere una pietra gettata in aria con lo scopo di dar vita ad un dibattito. Volete aggiungere qualcos’altro?.

– C: ci teniamo a comunicare che quanto è avvenuto a “Culmine” non è dovuto ad una nostra incauta gestione delle misure di anonimato nel web. Il nostro era un blog pubblico, nel senso che non abbiamo mai nascoto la nostra identità, al punto che abbiamo partecipato a dibattiti e a diverse iniziative anarchiche pubbliche. La nostra idea è che le individualità che gestiscono dei blog anarchici, a maggior ragione se si occupano di comunicati di azioni e scritti dei prigionieri, debbano essere conosciute all’interno del movimento. Crediamo sia altrettanto importante dare un adeguato spazio all’autocritica: di errori se ne commettono tanti, bisogna avere la capacità di prenderne atto. Più di una volta ci siamo, per esempio, imbattuti in falsi comunicati, provenienti o da mitomani o dalla sbirraglia ed è un rischio molto elevato per chi si occupa di blog. Anche in questo caso, l’esperienza acquisita in anni di lotte aiuta a comprendere la veridicità degli scritti con cui si ha a che fare. Abbiamo sempre tenuto ad indicare la fonte dei nostri post assieme ax traduttorx che di volta in volta ci hanno dato una mano, ma questo per noi rientra in un modus operandi corretto e no superficiale necessario anche in relazione a pubblicazioni in cartaceo. Nonostante la repressione, nonostante i lunghi mesi di carcerazione preventiva in sezione ad alta sicurezza non rinneghiamo il lavoro svolto da “Culmine” in questi anni ed auspichiamo che altri blog possano continuare nella controinformazione. Allo stesso tempo siamo più che interessatx ad una riflessione critica e costruttiva all’interno del movimento anarchico internazionale.

– Stefano Gabriele Fosco. Prigioniero individualista anarchico
c/c Ferrara
via Arginone, 327
44122 Ferrara

– Elisa Di Bernardo. Prigioniera anarchica
c/c Rebibbia Femminile
via Bartolo Longo, 92
00156 Roma

Dal giornale anarchico iberico “Aversión” : aversion@riseup.net

In spagnolo, tedesco, greco, inglese

 

http://it.contrainfo.espiv.net/2013/08/10/intervista-al-blog-incarcerato-culmine/