Sull’egoismo

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 Max Stirner

[…]

Tutto gira intorno a te; tu sei il centro del mondo esterno e il centro del mondo del pensiero. Il tuo mondo arriva fin dove arriva la tua capacità di capire; e ciò che tu abbracci, è tuo per il solo fatto che lo comprendi. Tu unicamente sei “unico” soltanto insieme alla “tua proprietà”.

Intanto non ti sfugge che ciò che è tuo proprio, è anche suo proprio o ha una sua propria esistenza, è qualcosa di unico come te. Per tutto questo tu dimentichi te stesso in dolce dimenticanza di te.
Ma se tu ti sei dimenticato, sei forse del tutto scomparso? Se tu non pensi a te stesso, hai forse cessato di esistere?  Se tu guardi il tuo amico negli occhi o rifletti ad una gioia che potresti procurargli; se tu alzi lo sguardo alle stelle e scruti le loro leggi o mandi loro il tuo saluto, che dovrebbe portarle nella tua solitaria cameretta; se, guardando nel microscopio, tu ti perdi dietro al movimento degli infusori; se tu ti butti nell’acqua o nel fuoco per venire in aiuto a qualcuno, senza badare al tuo pericolo personale, certo allora tu non “pensi” a te stesso, ti “dimentichi”. Ma se tu esisti soltanto se pensi a te stesso, e se sparisci, se ti dimentichi: esisti soltanto attraverso l’autocoscienza? Chi non dimenticherebbe se stesso in ogni momento; chi non perderebbe di vista se stesso mille volte all’ora?
Questa dimenticanza di noi stessi, questo perdere di vista noi stessi è soltanto un modo di soddisfarci, è soltanto godimento del nostro mondo, della nostra proprietà, cioè godimento del mondo.
Non in questo auto-dimenticarci, ma nel dimenticare che il mondo è il nostro mondo, trova il suo fondamento l’altruismo, cioè l’egoismo preso per il naso. Tu ti prostri e ti abbassi davanti ad un mondo assoluto, “più alto”. L’altruismo non è un dimenticarsi nel senso che non si pensa a sé e non ci si occupa di sé, ma nel senso che si dimentica “ciò che è nostro” nel mondo, che ci si dimentica di essere il centro o il proprietario di questo mondo e che esso è nostra proprietà. La paura e il timore del mondo in quanto mondo “più alto” è l’egoismo scoraggiato, “umiliato”; l’egoismo in figura di servo, che non osa fiatare, che striscia in silenzio e “rinnega se stesso”, è rinnegamento di sé.
Il nostro mondo e il mondo sacro: qui sta la differenza tra l’egoismo sincero e quello che rinnega se stesso, inconfessato, che striscia in incognito.

[…]

Credere che qualcosa di diverso dall’interesse possa giustificare la dedizione ad una cosa; questo credere in qualcosa, che va oltre l’interesse, genera il disinteresse, anzi il “peccato” inteso come attaccamento al proprio interesse.
Soltanto davanti all’interesse sacro l’interesse proprio diventa “interesse privato”, “egoismo” detestabile, “peccato”. Nel libro, Stirner indica brevemente la differenza tra interesse sacro e interesse proprio a questo modo: “Contro quello posso peccare; contro questo posso soltanto comportarmi con leggerezza”.
L’interesse sacro è ciò che non è interessante, perché è un interesse assoluto o un interesse per sé, indipendentemente dal fatto che tu ci trovi interesse o meno. Tu devi rendertelo tuo interesse; non è tuo originariamente, non è generato da te, ma è un interesse eterno, universale, puramente umano. Esso non è interessante, perché in esso  non si trova un riguardo verso di te o verso il tuo interesse; è un interesse senza l’interessato, perché è un interesse universale o un interesse dell’uomo. E siccome tu non ne sei il proprietario, ma devi diventarne sostenitore e servitore, per questo cessa l’egoismo nei suoi confronti e inizia il “disinteresse”.
Se tu ti prendi a cuore un interesse sacro, resti prigioniero e sarai ingannato circa i tuoi interessi propri. Se tu canonizzi l’interesse che oggi persegui, domani ne sarai schiavo. Ogni comportamento verso qualcosa di interessante in modo assoluto o pregevole in sé e per sé, è comportamento religioso o semplicemente religione. Ciò che è interessante può essere appunto interessante soltanto per il tuo interesse; ciò che è pregevole può essere appunto pregevole soltanto per il fatto che tu gli attribuisci un pregio. Al contrario ciò che è interessante contro la tua volontà è non-interessante, e ciò che è pregevole contro la tua volontà è cosa spregevole.
L’interesse di quegli spiriti, come l’interesse della società, dell’uomo, degli esseri umani, degli uomini nel loro complesso, il loro “interesse essenziale”, è un interesse a te estraneo e deve essere un tuo interesse. L’interesse della tua amata è il tuo interesse e solo nella misura in cui è il tuo interesse, ti interessa davvero. Solo allorché cessa di essere il tuo interesse, può diventare un interesse sacro, un interesse cioè che deve esserci, anche se non è il tuo. Quello che finora è stato un rapporto interessante diventa adesso un rapporto senza interesse.
Nei rapporti d’affari e nei rapporti personali il tuo interesse viene per primo, e ogni sacrificio avviene solo a vantaggio di questo tuoi interessi; al contrario nel rapporto religioso viene per primo l’interesse religioso, l’interesse dell’assoluto o dello spirito, cioè l’interesse a te estraneo; i tuoi interessi devono essere sacrificati a questo interesse estraneo.
L’egoismo ingannato consiste perciò nel credere a qualcosa che interessa assolutamente; nel credere ad un interesse che non proviene dall’egoista – cioè da chi è interessato – nel credere ad un interesse che si impone all’interessato, ad un interesse stabile di per sé, ad un interesse “eterno”. L’egoista è “ingannato” proprio perché il suo proprio interesse, l’“interesse privato”, non solo non viene preso in considerazione, ma addirittura viene condannato e tuttavia rimane “egoismo”, perché egli si prende a cuore anche questo interesse estraneo o assoluto soltanto nella speranza che gli procuri un piacere.
Questo assolutamente interessante, che deve essere interessante senza l’interessato, che invece di essere affare di un singolo deve essere piuttosto “la guardia del suo onore”, o si cerca uomini che siano i suoi “arnesi e strumenti”, Stirner lo chiama semplicemente “il sacro”. Difatti il sacro è l’assolutamente non-interessante, dato che pretende di essere interessante anche se nessun uomo se ne interessa. Esso è anche l’interessante in senso generale, cioè senza oggetto, perché esso non è qualcosa che interessi in  modo unico, un interesse del singolo. In altre parole: questo “interesse generale” è più di te, è qualcosa di “più alto”; anche senza di te è un “assoluto; è un interesse di per sé, qualcosa di estraneo a te; pretende da te che tu lo serva, e ti trova disposto, se tu ti lasci abbindolare.

 

[Estratto da Risposte alle critiche mosse a L’unico e la sua proprietà.
Max Stirner, Scritti minori, Edizioni Anarchismo, Trieste 2012]