Risposta di Gabriel Pombo da Silva alla FAInformale (2007)

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28 gennaio 2007

Carissimi compagni di “Paperopoli” riuniti in casa di “Paperino”: mi sono arrivate le vostre lettere ( la assemblea registrata) che ho letto con molta attenzione per interessarmi al contenuto delle vostre riflessioni e per di più perché simpatizzo e mi identifico sia nel progetto della F.A.I. (ovviamente informale) come con tutte e ciascuna delle azioni che avete portato a termine.

(…)
Il motivo di scrivervi queste lettere non è per darvi consigli di alcun tipo, perché un qualcosa che è di troppo in questo mondo sono i consiglieri, “teorici” e “cervellini” di tutti i colori e condizioni… no, voglio solo inviarvi da questo campo di sterminio una parola di dolcezza sovversiva, alito rivoluzionario e complicità ribelle; sia dal mio compagno Jose come mio… e di passaggio commentare alcune delle cose (riflessioni) sulle quali avete dibattuto nella assemblea.
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Effettivamente l’attacco serve per evidenziare la vulnerabilità dello stato come dell’ idea stato composta da simboli, cose e persone perché qualcos’altro che è di troppo sono mediatori e riformatori di uno e dell’ altro. Sulle critiche che alcuni compagni vi hanno fatto in relazione alla possibilità di “ferire” o “uccidere” delle “persone innocenti” (1) (mettiamo per caso il postino o la segretaria) penso che sia più una questione sul metodo tecnico utilizzato (il pacco esplosivo) che la metodologia (attacco armato) di per se…
Suppongo che sia ciascun gruppo che debba decidere quale mezzo è il più adeguato in funzione di quello che ha deciso di portare a termine… Non c’è dubbio che se si decide di attaccare un servo dello stato si devono studiare i suoi movimenti, abitudini e luoghi che frequenta per risparmiarsi in questo modo sgradevoli sorprese. Una volta in possesso delle informazioni si possono valutare i metodi per l’attacco.
Tutte le valutazioni (oggettive-soggettive-morali-etc) son opera unica ed esclusiva di quei compagni decisi a portare a termine l’azione (non a caso se un giorno cadono in mano degli oppressori saranno loro e solo loro quelli che soffriranno il peso delle leggi e le conseguenze dei loro atti).
Personalmente (frutto delle mie esperienze) sono convinto che il fatto di identificarsi (o no) con le azioni armate è più una questione del “grado di coscienza individuale” degli oppressi, che degli oppressi di per se. Con questo voglio dire che non tutti quelli che sono oppressi si sentono identificati con la risposta di contestare la forza con la forza. E’ sempre stato così, e non esiste idea o movimento che lo cambierà.
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…e non sono un teorico, compagni, ma un oppresso innamorato della libertà (e delle libertà) che tenta di contagiare a tutti gli oppressi la passione per la vita degna… e in 22 anni e sei (sette) mesi che sono incarcerato (e per questo torturato fino a limiti inimmaginabili da altri “oppressi”) ho constatato che il fatto di essere oppressi non corrisponde con il desiderio radicale di finire con tutto quello che ci opprime… C’è bisogno di avere “amor proprio”, dignità, coscienza, odio e intelligenza per desiderare affrontare il nemico con tutte le conseguenze…
Ignoro che cosa è “il sociale” e dubito che le opinioni di questi “enti imprecisi” come “oppressi”, “movimenti”,”soggetti” possano influire in qualche modo sulle mie idee e azioni…Mi stavo domandando se accuseranno pure me di pensare e attuare in modo “avanguardistico” giacché il mio odio di classe non è “riproducibile” per gli altri “oppressi”. Considerazioni “onaniste” a parte voglio dirvi che il vostro progetto di organizzazione informale e insurrezionale ha dimostrato chiaramente:

A) Che è cresciuto quanto meno quantitativamente e non solo nella penisola italica (riferendomi alla adesione di nuovi gruppi alla F.A.I.) e si può vedere chiaramente nella azioni di altri gruppi che l’essenziale della proposizione (l’attacco diffuso, la organizzazione informale, etc) si è estesa ed è stata assimilAta come propria da altri compagni (e non starò a valutare se sono “oppressi” o del “movimento”) anche quando non hanno fatto uso del acronimo F.A.I. (per la consolazione dei Faisti sia italiani che spagnoli);

B) Che ha dimostrato che l’attacco è possibile e riproducibile per tutti quelli che si sono stancati di aspettare non si sa bene cosa e hanno deciso di passare oggi e adesso all’ attacco senza delegare la gestione ad “elite” o “specialisti”…
Infine voglio dirvi che tutti i progetti con queste caratteristiche necessitano di tempo per il loro svolgimento ed evoluzione (senza menzionare la sua comprensione “sociale”)… e son dell’ idea che per poter valutare obbiettivamente (e non per feticismo) il raggiungimento di questo progetto sia conveniente l’acronimo F.A.I.

E voglio terminare queste considerazioni (che io considero sempre necessarie) con le parole sagge del compagno E.Malatesta…
(…)
“Tra gli anarchici ci sono i rivoluzionari che credono che sia necessario abbattere con la forza la forza che mantiene l’ordine presente, per creare l’ambiente nel quale sia possibile la libera evoluzione degli individui e delle collettività; e ci sono educazionisti che pensano che si possa arrivare ad una trasformazione sociale solomodificando prima gli individui per mezzo dell’ educazione e la propaganda.
Esistono partitocratici della non-violenza, o della resistenza passiva, che rinunciano alla violenza anche se è per rifiutare altra violenza, i quali si dividono a loro volta, in ciò che rispetta l’ esistenza
(!!naturaleza!!!!), in ciò che può raggiungere e nei limiti della violenza lecita. Per di più ci sono
discordanze rispetto alla attitudine degli anarchici rispetto ai movimenti sindacali, dissensi sulla organizzazione propria degli anarchici, differenze permanenti od occasionali sulle relazioni tra anarchici e altri partiti sovversivi. Giustamente son queste e altre questioni simili quelle che richiedono il tentativo di intendersi; o se sembra che l’intendersi non sia possibile, bisogna imparare a tollerarsi, lavorare insieme quando si è d’accordo, e quando no, lasciare che ciascuno faccia quello che voglia senza ostacolarsi l’un l’altro.
Perché, in verità, se si prendono in considerazione tutti i fattori, nessuno ha ragione…”
Errico Malatesta
(…)
Amen…sentitevi abbracciati dai vostri compagni. per la estensione della rivolta, per l’anarchia!!!!
viva la F.A.I.

(1) sulle persone “innocenti o colpevoli” meriterebbescrivere un tomo a fascicoli…è assurdo!!

Gabriel Pombo da Silva, Aachen (Germania), 28.01.07.