L’ipocrisia religiosa (1871)

pariscommune1871

Michail Bakunin

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Gli ipocriti religiosi, i tartufi hanno un bel dire: non vi è possibilità di transazione o di compromessi con Dio. Dal momento che si proclama la sua esistenza, esso vuol essere tutto, invadere tutto, assorbire tutto. Se esso esiste, tutto deve scomparire, esso è solo e da solo vuole occupare i cuori dei suoi sudditi, la cui stessa esistenza, a rigore, sarebbe già in contrasto con il suo essere; così di tutte le religioni conosciute, il buddhismo mi sembra la più conseguente perché il suo culto non ha altro scopo che il progressivo annichilimento degli individui umani nel niente assoluto, in Dio. È certo che se Dio avesse una esistenza reale, né il mondo né di conseguenza i credenti sarebbero mai esistiti.

Solo egli sarebbe: l’Essere unico, il solitario assoluto. Ma siccome egli esiste solo nell’immaginazione e grazie alla fede dei credenti, gli è stato giocoforza far loro questa importante concessione, tollerare che anch’essi esistano, al suo fianco, malgrado la logica; ed in ciò risiede una delle fondamentali assurdità della teologia. Così egli fa loro pagare assai cara questa concessione forzata ed unica, poiché esige da essi subito che, annientandosi perennemente in lui, non cerchino e non trovino la loro esistenza che in lui e non adorino nient’altro che lui: ciò che vuol dire, che essi devono rompere ogni solidarietà umana e terrestre per adorarsi in lui. Dio è l’egoismo idealizzato, è l’Io umano elevato ad una potenza infinita.
Questo raffinato egoismo, questa adorazione di se stessi in un qualunque ideale, in una parola l’adorazione di Dio, produce conseguenze tanto più nefaste e crudeli quanto più negli uomini sinceramente religiosi non ha alcuna coscienza di se medesima: essi credono di servire Dio soddisfacendo le proprie passioni e sacrificando tutto e tutti, compresi se stessi, a compiaciute fantasie, alle ardenti allucinazioni del loro spirito. non parlo che dei credenti sinceri, perché gli ipocriti non si fanno alcuna illusione e si servono della religione come di una maschera assai comoda per nascondere il loro giuoco infame e come un pretesto per sacrificare gli altri, mai se stessi.
Questi ipocriti della religione, sempre alleati più o meno agli ipocriti della politica – vedi Versailles, vedi tutti gli attuali governi d’Europa – hanno senza dubbio fatto un male enorme alla società umana. Ma il male che hanno fatto e che continuano a fare ancora i credenti sinceri, non è minore. Anzitutto, senza questi ultimi, la potenza degli ipocriti, sia religiosi che politici, non sarebbe stata possibile. Gli ipocriti non hanno mai fondata alcuna religione; essi si sono contentati di sfruttare quelle che i credenti sinceri avevano fondato. L’ardente sincerità degli uni ha sempre servito da passaporto all’ipocrisia criminale degli altri. Ecco il nostro primo appunto agli uomini sinceramente religiosi.
Questi uomini possono essere divisi in tre categorie: 1) i credenti violenti e collerici; 2) i credenti amorosi, e 3) i credenti automatici o macchine. Questa ultima categoria costituisce l’immensa maggioranza dei credenti. Irresponsabili perché privi di qualsiasi riflessione, credenti per tradizione, per ignoranza, per costume, essi costituiscono l’armento di Panurgo in seno alle rispettive chiese, e al tempo stesso uno strumento terribile di reazione, sanguinario in caso di necessità – vedi la notte di San Bartolomeo – nelle mani degli ipocriti e dei credenti collerici e violenti.
Al di sopra dell’armento e a fianco degli ipocriti, dividendo sempre il potere e la direzione con questi ultimi, sta il terribile gruppo dei credenti fanatici e collerici. Più puri perché infinitamente più sinceri, essi sono al tempo stesso più dannosi e molto più feroci degli ipocriti. L’umanità è loro estranea; bruciando di ardente zelo per il loro Dio, essi la disprezzano, la odiano e non chiedono di meglio che di sterminare gli uomini a migliaia, a diecine, a centinaia di migliaia. Vi sono di questi energumeni religiosi nell’Assemblea di Versailles; non molti, poiché la maggioranza di questa Assemblea è composta da ipocriti o da stolti, ma ve ne sono. Sono essi che nel medio-evo e alla fine del medio-evo hanno insanguinato la terra in nome del loro sedicente Dio di misericordia e d’amore. Essi hanno fondato l’Inquisizione e l’ordine dei gesuiti. Torquemada e Loyola erano dei cristiani sinceri, ma un po’ violenti. Del resto se ne trovano tanto nelle Chiese protestanti che nella Chiesa cattolica romana: Lutero, Melantone, Calvino a Ginevra, Knox in Scozia erano di questo numero. Ed ancor oggi le società dei Pietisti in Germania, dei Mômiers in Svizzera, dei Santi Propagatori della Bibbia in Inghilterra, al pari della Compagnia di Gesù, ne sono piene. Savonarola, questo eroe e, dopo Dante, questo ispiratore di Mazzini, sarebbe divenuto un tremendo persecutore se, invece d’essere bruciato, avesse trionfato. Tutti questi uomini, questi eroi della religione, han bruciato e bruciano d’amore ardente, esclusivo per il loro Dio e, terribilmente conseguenti, non chiedono di meglio che di incendiare e sterminare tutto ciò che sembra loro eretico e profano, vale a dire umano, per la più grande gloria del loro Dio: Padrone celeste, «Padre e Educatore», come dice Mazzini.
Infine vi è la categoria dei credenti amorosi. È la meno numerosa, la più amabile, ma non la meno pericolosa. Gesù Cristo, il più grande fra loro, era certamente di loro. Speriamo che Mazzini ne sarà l’ultimo rappresentante nella storia delle aberrazioni religiose dell’umanità civile. Ho detto che questa categoria di credenti non è la meno pericolosa. E, in effetti il loro primo torto è quello di servire precisamente da passaporto, e quasi sempre anche da strumento e da esca, agli ipocriti e ai credenti violenti. Quando la società, stanca delle menzogne degli uni e delle crudeltà degli altri, sembra disgustata di una religione che produce tanta miseria e tanti orrori, le si mostra qualche sant’uomo, semplice, buono, modesto e davanti al suo aspetto simpatico, venerabile, i sospetti e i rancori cadono. Questi uomini sono assai rari; così i Capi delle Chiese li apprezzano molto e sanno normalmente trarne un eccellente uso. È così che nell’epoca in cui le crudeli persecuzioni dei Gesuiti contro i protestanti, i Valdesi, insanguinavano la Savoia, c’era nello stesso ordine dei Gesuiti, in Svizzera, un vescovo, un sant’uomo, Francesco di Sales, il cui cuore traboccante d’amore fece più conversioni di tutte le crudeltà della Chiesa.

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(Estratto da “L’Internazionale e Mazzini”, agosto-novembre 1871)