Malattia e società capitalista neomoderna (Ed.Porfido, Torino 2007) – Riccardo D’Este

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Il sistema in cui siamo immersi fino al collo è un ingranaggio fatale ben oliato, del quale siamo, nostro malgrado, rotelle e bulloni. Quando un pezzo della macchina si guasta va riparato e rimesso al più presto in funzione; la medicina, i dottori e gli ospedali servono a questo: ripristinare rapidamente stati di efficienza (salute?) attraverso il bombardamento farmacologico. Il lavoro chiama, non possiamo permetterci di “perdere tempo” (ancora una volta, risulta evidente quanto “il tempo dell’uomo sia scandito dal tempo del capitale“!). La medicina moderna è strumento di controllo sulla popolazione e luogo di potere per chi ne è titolare; essa mira alla sopravvivenza delle persone: non alla qualità della loro vita, bensì alla sua mera quantità (“meglio una fine nell’abisso, che un abisso senza fine!“). La ricerca medica è il markenting della medicina, è la forza della sua propaganda nella misura in cui offre illusioni e speranze (che si rivelano spesso vane).

La medicina moderna, inoltre, ha diffuso tra la gente la convinzione che la malattia sia uno stato di disgrazia estrema e fatale, dal quale non è possibile uscire se non assumendo le pastiglie prodotte dalle industrie farmaceutiche e prescritte dai simpatici omini in camice bianco del sistema sanitario nazionale, contribuendo all’idea (che tutti inconsciamente abbiamo) che per star bene sia necessario assumere qualcosa. Nessuno sospetta più che alle malattie il corpo umano possa autonomamente porre rimedio, “guarendo da solo”, dato che la malattia è proprio segno di una reazione, di un’autodifesa. A questo proposito, dovrebbe farci riflettere il fatto che la “peste del XX secolo”, la malattia in qualche modo simbolo della nostra modernità, l’A.I.D.S., non sia una vera e propria malattia bensì “la possibilità di tutte le malattie” determinata proprio dal crollo del sistema immunitario.
La diffusione del “retro-virus” HIV ha avuto un effetto esplosivo sull’immaginario borghese, non ha fatto altro che alimentare una cultura retrogada e capovolta, quella cultura meschina che osserva il mondo dai filtri del qualunquismo e della paura, da dietro le porte socchiuse, dal mezzo del branco. L’aids è stata l’ennesima occasione per demonizzare le condotte anomale, non conformi, deviate: l’omosessualità, il libertinismo, la tossicodipendenza, la prostituzione… avvalorando i pregiudizi irrazionali del (non)senso comune, ammantati di valenze religiose dal sapore medievale (…i peccatori! gli appestati! gli untori!…), liberando l’attuale assetto sociale da ogni responsabilità di sorta.

Questi ed altri i temi trattati nell’opuscolo “Malattia e società capitalista neomoderna” pubblicato dal Centro di Documentazione “Porfido” di Torino, che include alcuni scritti redatti tra il ’92 e il ’94 da Riccardo d’Este. Questioni delicate trattate con spirito tranchant e critica feroce, spunti che contribuiscono ad alimentare una riflessione, l’ennesima, sulla mediocrità dell’esistente.

>>> Download “Malattia e società capitalista neo-moderna” (.pdf – 11 mb.)