SOCIALISTI ED ANARCHICI?

osebergskipet_1904

Il prof. Teofilo Petriella di Newark, imbizzito per lo stellone di cronaca locale in cui abbiamo cercato di rendere fedelmente l’impressione lasciata nel pubblico dalla conferenza che egli tenne qui la sera dell’8 novembre u.s. al Carpenter Hall, si scaglia dall’Avanti, che egli dirige laggiù, due colonne di contumelie bestiali: ..

. Gli anarchici non hanno risposto né qu
ella sera né oggi ad una delle mie domande: cioè come faranno essi – gli scannapecore – che insegnano come distruggere l’attuale ordinamento sociale e crearne uno nuovo e migliore …
 
Voi.. . signori anarchici siete uomini in istato patologico, siete dei bugiardi, siete, come vi direbbe un autore moderno, impasti di debolezze e di ipocrisie. Voi siete infinitamente da meno, e meno rispettabili pensatori, degli uomini che hanno un principio religioso e a quello coordinano le loro azioni. Voi siete lo scorno del libero pensiero.
Coloro che negano la verità per farsi belli sono come coloro che negano la verità per farsi ricchi; gli tini e gli altri possono essere deifanatici e dei ladri, ma mai e poi mai dei rivoluzionari coscienti.
La ragione di tanto vituperio?
Abbiamo osato scrivere che il professor Teofilo Petriella non ha alcuno dei doni per cui si trasfonde in altri la verità in cui si crede; che il suo accento fortemente meridionale gli toglie anche di porsi in comunione di sentimenti e di simpatie coi suoi ascoltatori non napoletani che lo comprendono a stento; che la sua discorsa su Capitalismo e Socialismo parve povera cosa; che infine in quella sua conferenza, ordinata da lungo tempo in vista dell’agitazione elettorale, il capitalismo e il socialismo non erano che un pretesto a chiarire perché, secondo Petriella, dovrebbero i lavoratori votare per i candidati socialisti Debs e Hamford; niente più.
Al giudizio – che se è nostro riflette però l’impressione di molti ascoltatori, avversari nostri anche, del Petriella – si potranno rimproverare la sincerità e la crudezza, due peccati poco veniali, ma che esso traduca in espressioni spregevoli volgarità ed astii settari non oserebbe affermare alcuno che sappia leggere e meno che tutti il Petriella; il quale per essere professore di molte cose doveva mostrare, in questo primo incontro tanta educazione almeno quanta, discutendo con lui, abbiamo mostrato noi che egli chiama col suo non invidiabile gergo da Basso Porto, scannapecore, bugiardi, fanatici, vergogna del libero pensiero e magari ladri per sopramercato.
Le villanie del prof. Petriella sono dunque gratuite e ci conferirebbero come tali ampio diritto a lasciarlo cuocere nella sua broda fegatosa se tra i guaiti del suo amor proprio offeso non facesse capolino un apparente desiderio di riprendere sul giornale il contradditorio ingaggiato qui la sera dell’8 novembre scorso e l’attesa di avere da noi a certi suoi quesiti la risposta che a noi pare d’aver data esauriente e risolutiva e che egli – secondo chi scrive – avrebbe indarno sollecitato da noi.
Noi sappiamo sacrificare le piccole vanità e gli sdegni meschini dell’amor proprio all’amore dell’idea generosa cui paghiamo da un quarto di secolo, sereni, il tributo delle nostre migliori e più fervide energie; siamo quindi disposti a compatire al professor Petriella la miseria – che non ci tange – dei suoi vituperii sbracati ed a rivolgergli formale e cordiale invito a riprendere in pubblico comizio, in località da eleggersi di comune accordo e sotto reciproche riserve, la discussione della tesi da me vittoriosamente e senza sfogo e senza merito mio oppostogli la sera dell’8 novembre u.s. che da un quarto di secolo, cioé, il partito socialista è degenerato sotto la rapida influeriza dell’azione parlamentare in partito conservatore rinnegando lotta di classe e rivoluzione; a soddisfare, nel limite delle mie forze anche ad altre sue impazienze sul modo con cui noi – gli scannapecore – che insegniamo a distruggere l’attuale ordinamento sociale, pensiamo a ricostruirne uno nuovo migliore; siamo, se gli torna più facile e più comodo, dispostissimi a riprendere in una serie alterna di articoli polemici quella discussione non esigendo che una guarantigia ed un patto: che il professor Petriella abbia per gli avversari lo stesso rispetto che gli avversari hanno per lui.
Potremmo allora – se proprio ci tiene – vantarci di avere all’idea in cui rispettivamente crediamo, reso, modesto servigio, il contributo degli studi, dell’osservazione, dell’esperienza della fede nostra; potremmo allora parlare di anarchia e di socialismo, di anarchici e di socialisti.
Ora no: contro un giornale che ha esercitato, senza pressione, in incontestabile diritto di critica il Petriella risponde, scherno davvero d’ogni libertà di pensiero e di giudizio, con uno stupido rosario d’insane e gratuite villanie con cui anarchia e socialismo non hanno nulla proprio da spartire.
Ci sarebbe facile rendegli pan per focaccia, insudiciarlo, scoiarlo, su bissarlo di vituperii sguaiati e sboccati; preferiamo, finché lo riteniamo avversario in buona fede, redimerlo dagli errori, dai pregiudizii, dai disinganni che l’affligono e lo minacciano : è pitl conforme alle nostre aspirazioni ed ai nostri gusti anche se non è nei gusti e nel desiderio del becerume che delle ultime scempiaggini dell’ Avanti! si compiace, ingrassa e ride.
La risposta del Petriella ci dirà se abbiamo avuto torto di pigliarlo sul serio.
G. Pimpino

 

Da CRONACA SOVVERSIVA, a. II, n. 49, 3 dicembre 1904, p. 4.