GLI ANARCHICI E LA MASSA

Carretto-letame

Cos’è l’anarchismo? È una filosofia materiata di spiritualità e d’eroismo che ha avuto intelletti ed anime che l’hanno concepito come una dottrina densa di raffinata spiritualità, e di martiri che l’hanno tinto di uno sfolgoreggiante eroismo degno di tutte le riverenti ammirazioni.
Ah! Come era bello quando si veniva all’anarchismo per cognizione profonda e coll’animo adusato a tutti i sacrifici!… Allora s’imponeva rispetto. Era solo compreso da una élite di aristocratici del pensiero e dell’azione. E le pagine che incisero nella storia furono incancellabili. Ma poi ci fu chi — forse male avendolo interpretato — ha cercato di «popolarizzarlo», «democratizzarlo», renderlo «comune» tra la massa, sfrondandolo di quella sensazione di eroismo di cui era permeato.
La massa cos’è? È quella brulicante materia grigia dallo stomaco affamato solo di pane, abituata a tutti i lenocinii dei partiti autoritari, dove si baratta la coscienza cogl’interessi particolaristici. I partiti socialisti, con tutte le loro clientele e favoritismi sono stati come la cancrena, hanno conturbato la virilità della massa rivoluzionaria, sono stati la lue contro la cristallina salute. Almeno ci fosse piuttosto stata la saggezza di non creare fantocci che al primo soffio di libeccio cadono travolti.
E le organizzazioni? Nemmeno quelle camuffate da rivoluzionarie hanno resistito alla raffica ed alla procella. Era logico e fatalmente naturale. Seguivano il medesimo circolo vizioso. La massa era considerata «maestà». Il suo numero, e l’ascendente su di essa: ecco quello che era considerato necessario. Numeri che si sono sottratti presto, ed ascendenza sparita.
Ma se ancora vi sono dei gaglioffi che per il proprio mestiere hanno bisogno di servirsene o di… servirla, continuino pure a distribuire tessere e scrivere numeri, ma non si trascini ancora l’anarchismo nei vicoli oscuri degli esseri senz’anima e senza cervello, nel pantano del gretto democraticismo figlio del ricatto e di un ventraiolismo corporale.
Sarebbe ignominia e insulto a quell’anarchismo incisosi nella coscienza di quegli eroi quando la raffica pur soffiava.

La Redazione

IL PROLETARIO *
ANNO I • N. 5 • Pontremoli, 12 Dicembre 1922