Marcelo Villarroel sul caso della rapina al Banco Security e sull’attuale momento della guerra sociale (2010)

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A tutte e tutti quelle/i che lottano contro Stato, Carcere, Capitale
Per una nuova vita, per la liberazione totale
Lunedì 24 maggio si è tenuta una nuova udienza presso il 7º
Juzgado de garantía, con la finalità di riformulare le
accuse all’interno dell’indagine relativa al caso della rapina al
Banco Security ed alla successiva sparatoria, con la morte di un
agente di polizia.

In questa udienza il p.m. Andrés Montes (figlio dell’ex-mapucista
ed oggi deputato socialista Carlos Montes), ha fatto una breve
esposizione in cui ha precisato i ruoli specifici che, secondo la
“prolissa indagine”, avremmo avuto in 2 rapine con
violenza: la rapina contro il Banco Santander di Valparaíso e
quella al citato Banco Security, fatti avvenuti rispettivamente nel
settembre e nell’ottobre 2007.
E’ stata inoltre accettata la richiesta di altri 45 giorni di proroga
delle indagini, per la mancanza delle perizie relative ai campioni di
DNA.
Tutto questo per giustificare una indagine eterna e scarsa in cui, come già
segnalato, non abbiamo nulla da dire, nulla da dichiarare,
nient’altro da apportare che il nostro conscio e eterno odio verso
una delle espressioni più bastarde del Capitale, il tessuto
giuridico-penitenziario, le nozioni di giustizia, la merda dello
Stato di diritto.
Anche se s’è cercato di nascondere il carattere politico della
criminalizzazione, è evidente che questa si manifesta con una
sentenza che sarà un mero tramite, visto che la decisione è
stata presa nel momento in cui è iniziata quella caccia che
voleva spedirci dritti al cimitero e non in carcere.
Come proletario in rivolta, sento che è stato essenziale affrontare
il divenire quotidiano della reclusione e delle vicissitudini quella
connessione vitale e indistruttibile con quelli che mantengono accesa
la fiamma sovversiva di costante lotta per distruggere tutto quel che
ci opprime.
Mentre alcuni sostengono interminabili discussioni sui metodi d’azione, di
vedere e d’intendere la violenza rivoluzionaria, di concetti e di
linguaggi, di genuina rappresentatività di questo o quel
pensiero, corrente o sensibilità, la realtà della
guerra sociale parla da se stessa, giorno per giorno nelle carceri e
nei quartieri poveri, nelle campagne e nelle montagne, tra
perseguitati e sfruttati in tutto il mondo ed è per questo che
oggi voglio salutare con un abbraccio fraterno e complice e con un
particolare affetto:
– I compagni arrestati a fine aprile a Buenos Aires mentre
partecipavano ad una mobilitazione di solidarietà
internazionale davanti all’ambasciata della Grecia. Ho conosciuto da
vicino la generosa solidarietà di quei cari compagni e quelli
sono momenti in cui la forza delle convinzioni si trasforma nel
fondamentale sostegno per resistere alla complessa e difficile
esperienza carceraria argentina. Sappiate che non siete soli, mai!
Mai soli!
– La compagna Estela Cortez, anch’essa arrestata a fine aprile,
nella città di Antofagasta, nel nord del Cile. Dopo
un’offensiva repressiva iniziata all’alba della Giornata del Giovane
Combattente diretta contro il Centro Social Okupado “La Araña”.
Quasi un mese dopo questa compagna è stata arrestata ed
accusata di diversi attacchi contro installazioni militari e partiti
di destra. Vero è che quel che dicono le imputazioni del
potere non coincidono affatto nel momento di costruire la solidarietà
complice con i fratelli di classe, con i compagni di lotta… Forza
Estela!
– Il waikilaf Cadin Calfunao arrestato circa due
settimane fa vicino Temuco, nel sud del Cile, accusato di avere alla
sua portata del materiale esplosivo di alto potenziale. Questo peñi
(fratello mapuche) conosce già le carceri dello Stato cileno e
ciò costituisce, nel corso della guerra, una potente
esperienza accumulata per poter resistere giorno per giorno dietro le
mura dello Stato-Carcere-Capitale. Persecuzione, montatura o
circostanze transitorie di una decisione cosciente, comunque sia:
Peñi, Kiñe Newen Tüin !!
Un saluto anche a tutti i compagni che sono tornati in libertà
negli ultimi mesi, dopo aver vissuto la reclusione per motivi
diversi, tutti legati alla ricerca della liberazione Totale. A Keny,
Elena, Flora, Cristian, Pablo, Matías…
a Sergio e Marcelo Dotte… che non dimentichino i
giorni “al fresco” e che questi siano una motivazione per
continuare e non una giustificazione per rinunciare al desiderio ed
al bisogno di esser liberi.
La memoria è forse una delle armi più sovversive nel
momento di costruire identità, comunità di idee, senso
di classe, decisione di lotta proletaria ed è per questo che è
una sfida permanente poterla mantenere viva, in quanto non siamo né
i primi né gli ultimi a confrontarci con il potere ed in
questo cammino abbiamo perso dei generosi esseri umani, che si sono
dati in maniera indomabile e coraggiosa, e che non possiamo
dimenticare… Dovunque tu sia, Mauricio Morales, punky
Maury, un abbraccio selvaggio e ribelle, i miei rispetti
sovversivi…
Cercando di esser padroni delle nostre vite…
Fino a che ci sarà miseria ci sarà ribellione!
Per il rafforzamento e la diffusione dei Núcleos Autónomos
Antikapitalistas!
Abbasso le mura delle prigioni!
Marcelo Villarroel Sepúlveda, Prigioniero Libertario
27 maggio 2010 – Sezione di Massima Sicurezza – CAS – Santiago – Cile