Stato d’emergenza in Perù, dopo la repressione verso gli antagonisti del progetto minerario

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Redazione Desinformémonos

Sei provincie della sierra sud del Perù si trovano in stato di emergenza, dopo le proteste dello scorso lunedì contro il progetto minerario di estrazione del rame Las Bambas, nelle quali ci sono stati quattro morti e 22 feriti.

Dallo scorso venerdì, Il Comitato Centrale di Lotta delle provincie di Cotabambas e Grau si è messo in sciopero indefinito contro la MMG –una compagnia cinese incaricata del progetto Las Bambas, il più grande del paese–, per protestare per una modifica nello studio di impatto ambientale dell’estrazione.

Nonostante ciò, lo scorso lunedì le mobilitazioni sono state represse. La polizia si è scagliata con gas lacrimogeni e spari contro circa 300 manifestanti che si trovavano vicino all’accampamento minerario.

Lo stato d’emergenza, che sarà in vigore per 30 giorni, implica la sospensione dei diritti costituzionali di sicurezza e libertà personali, di inviolabilità del domicilio, e di libertà di riunione e di movimento nelle provincie di Cotabambas, Grau, Andahuaylas, Chincheros, Espinar e Chumbivilcas.

Il decreto pubblicato nella gazzetta ufficiale peruviana ordina, inoltre, che membri dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e circa 1500 poliziotti proteggano strade, locali pubblici e ponti nella zona che comprende parte delle regioni dell’Apurímac e Cusco.

Coloro che protestano in Perù contro la costruzione di un impianto di concentrazione per il trattamento di solfuri di molibdeno e di un altro impianto di filtri, poiché li considerano altamente contaminanti.

Le manifestazioni contro il progetto minerario Las Bambas continuano nonostante le autorità abbiano sospeso le garanzie individuali. Mercoledì, lo sciopero minerario entra nel suo sesto giorno.

30 settembre 2015

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