Nulla sarà come prima

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fernweh

No alla costruzione del centro giudiziario di Monaco!

A partire da quest’anno devono iniziare a Neuhausen i lavori per la costruzione del Centro giudiziario, sulla Leonrodplatz. Tutti i ministeri di Stato esistenti e i tribunali di Monaco saranno ospitati in un edificio che sorgerà in tale sito. La resistenza contro questa grande opera della repressione si sta manifestando con azioni quasi quotidiane. Di recente una lettera recapitata nelle cassette postali degli abitanti del quartiere, ed incitante al sabotaggio e alla rivolta contro i responsabili del progetto, ha attirato l’attenzione di inquirenti e giornalisti. Secondo il portavoce della polizia di Monaco, «I 284 atti di vandalismo sono da attribuire al gruppo da cui proviene questa lettera. Fra i danni si contano veicoli incendiati, vetrine infrante e lancio di bottiglie di vernice, per un ammontare di circa 357.000 euro. La lettera è attualmente sotto esame all’ufficio della procura». Il testo della lettera è apparso sul giornale anarchico di Monaco Fernweh.

L’avvio del cantiere si avvicina…
… E con esso si avvicina anche la fine dell’illusione di impedire la costruzione del centro penale e giudiziario previsto a Leonrodplatz attraverso mezzi democratici. Ma ciò significa anche che nulla giustifica l’attesa. Attendere nella speranza che il governo faccia retromarcia e annulli un progetto di diversi milioni di euro. L’avvio del cantiere riafferma soltanto una volta di più l’assurdità di basarsi sulla politica o di fare affidamento ai loro mezzi disponibili. Che ciò sia dovuto all’ampliamento di un aeroporto, a una seconda linea prevista della S-Bahn o all’aumento degli affitti e all’imborghesimento generale della città – finché riporremo una speranza nelle promesse elettorali, nelle petizioni, nelle ragioni delle iniziative cittadiniste o nel dialogo con i governanti, rimarremo crudelmente delusi. Perché quando ci rivolgiamo agli specialisti della politica, ci rivolgiamo allo stesso tempo a coloro che sono impegnati a mantenere le cose come stanno. Così deve iniziare il cambiamento e la decisione autonoma, voltando loro la schiena per difendere i nostri interessi e le nostre idee.
Nulla sarà come prima…
Fin da subito, ancor prima dell’inizio delle opere, lo Stato ha annunciato che il cantiere durerà più a lungo del previsto (fino al 2020) e costerà più di 70 milioni di euro. La scorsa estate è stata l’ultima durante la quale si poteva passare senza rumori, senza cattivi odori e sporcizia e senza eccessiva presenza di polizia e agenti di sicurezza sulla Rosa-Luxemburgplatz, giacché il cantiere non solo durerà più a lungo di quanto era stato annunciato, ma diventerà il cantiere più sorvegliato della Baviera. E questo significa pattuglie e controlli di persone 24 ore su 24, sguardi sospettosi e pistole in pugno – più precisamente, militarizzazione. Si presume che il Centro penale e giudiziario assicuri la nostra sicurezza, ma in verità ci ritroviamo in permanente stato di assedio, di sorveglianza e di controllo, di molestie e di inquinamento. […]
È ora di agire da soli!
Se partiamo dal fatto che siamo sempre più capaci di organizzare da soli le nostre vite senza costrizioni esterne ed obblighi, che non abbiamo bisogno di nessuno che determini e gestisca le nostre esistenze comuni in nome nostro, ciò significa allora che rifiutiamo i mezzi democratici che comportano necessariamente ingerenza, compromessi, oppressione, e che dobbiamo scegliere altri mezzi e percorsi decisi da noi.
Poco importa se non vogliamo adesso il Centro di giustizia, perché non vogliamo e non possiamo sopportare il cantiere da molti anni; perché non abbiamo voglia della presenza di una polizia forte, di futuri giudici e agenti dello Stato; perché vediamo nella giustizia una istituzione che delimita le nostre vite; perché il Centro di giustizia è un elemento del rinnovamento urbano, necessario allo sviluppo e alla liquidazione di Monaco per una città superficiale, composta da ricchi e da uniformi; perché abbiamo migliaia di idee che fioriscono sul modo di utilizzare quei terreni incolti ed è per questo che i progetti dell’amministrazione sulla costruzione della città non ci riguardano; poco importa quale avversione fondata o non fondata proviamo per questa costruzione – a partire dal momento in cui inizierà il cantiere, questa riluttanza deve avere una conseguenza: impedire i lavori di costruzione con ogni mezzo possibile, ostacolare le vie di accesso al cantiere o renderle impraticabili, occupare lo spazio o sabotare direttamente le opere, attirare l’attenzione di tutti i vicini e dei lavoratori sulle conseguenze considerevoli di questo progetto di costruzione e farli rinunciare alle loro responsabilità, far sbavare e attaccare gli agenti di sicurezza e i poliziotti presenti, mostrare a pianificatori, architetti e imprese di costruzione che non sono i benvenuti – parliamo fra noi, discutiamo, concepiamo dei piani e mettiamoli in pratica.
Il centro giudiziario non sarà costruito sulla nostra rassegnazione!
(Fernweh, n. 14, giugno 2015)
http://finimondo.org/node/1711