1 Maggio No Expo: un No per la Procura, un No per il Viminale

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La Corte d’Appello di Atene, in continuità con la sentenza di primo grado, si è espressa contro l’estradizione dei cinque compagni ateniesi che hanno partecipato alla manifestazione No Expo del 1° maggio 2015. Dopo poche ore, il gup Roberta Nunnari che doveva esprimersi riguardo le accuse di altri quattro compagni italiani, indagati dopo aver partecipato alla mobilitazione del 1° Maggio, ha accolto la richiesta del Viminale riguardo il reato di resistenza a pubblico ufficiale ma ha respinto le richieste che riguardano il reato di devastazione, saccheggio e incendio. Sarà un caso?

I giudici d’Atene hanno respinto la richiesta della Procura di Milano per due ordini di motivi, a quanto pare entrambi di tipo giuridico. Il primo perchè “la responsabilità collettiva non è riconosciuta nel diritto penale greco che contempla solo la responsabilità individuale”; l’altro, per quanto riguarda l’accusa di resistenza, perchè “sono necessari diversi requisiti come la violenza o la minaccia contro un ufficiale dello Stato nello svolgimento del suo servizio che però non viene attribuita nel caso specifico”.

Dall’altro lato, secondo il gup di Milano Roberta Nunnari la tutela dell’ordine pubblico è di competenza delle forze dell’ordine e, in questa prospettiva, non può rappresentare un danno per il Viminale. Il dicastero, guidato da Angelino Alfano, ha chiesto 300 mila euro di risarcimento per il danno di immagine causato dall’ “obiettiva perdita di prestigio, anche a livello internazionale, cagionata al Ministero” e secondo l’avvocato Guia, in rappresentanza del ministero degli Interni, “se i manifestanti hanno potuto, in qualche misura, scatenarsi – si legge nella richiesta di costituzione di parte civile – ciò è stato consentito dalle Forze dell’Ordine proprio al fine di salvaguardare l’incolumità degli imputati stessi”.

Leggendo le rispettive sentenze e pronunciamenti non possiamo quindi pensare che le due non siano, in qualche modo, legate l’una all’altra. La Corte d’Appello greca, con la sentenza di oggi, si rivolge ai nostri giudici sollevando un problema non di poco conto. Infatti, non solo non viene concessa l’estradizione ma si evidenzia come i reati vengano inaspriti più del dovuto attraverso ‘aggravanti’ e l’uso di dispositivi come quello di ‘devastazione e saccheggio’ non contemplati dall’ordinamento greco. E’ un fatto importante che organi di altri paesi, esprimendosi su una richiesta di estradizione, giudichino non solo le persone di cui si è chiesta l’estradizione ma allo stesso tempo il paese richiedente. E se questo è valso per respingere la richiesta da parte del gup di Milano di devastazione e saccheggio, le campagne internazionali per la liberazione dei compagni e delle compagne che resistono o si ribellano all’austerity assumono ancora di più una valenza su logo free5 bigcui è importante riflettere. La campagna #freefive, come altre animate in questi anni, dovrebbero moltiplicarsi. Il diffondersi delle politiche di austerity e i tentativi di devastare i territori attraverso grandi opere e grandi eventi, la contrapposizione di piazza alle leggi che trasformano il mercato del lavoro come sta avvenendo in Francia o contro le riforme dell’università come è avvenuto per il nostro paese qualche anno fa, riguardano sempre di più tutti e tutte e travalicano i confini nazionali, tanto quanto le misure che cercano di sopprimere il dissenso e pacificare i tentativi di ribellione messi in atto.

Ridicole inoltre, le pretese del Viminale stranamente sottolineate dal gup. Le forze dell’ordine, infatti, e chi le rappresenta, in questo caso l’intero ministero degli interni e i suoi avvocati, sembra abbiano imboccato una strada poco plausibile anche agli occhi del giudice. Le forze dell’ordine hanno la ‘strana’ pretesa di voler essere difese da quello che esse stesse mettono in campo. Vorrebbero essere difese per le manganellate che danno in piazza, per la violenza gratuita, per i numerosi omicidi di cui sono artefici nelle carceri, durante posti di blocchi o in questura. Come non citare, tra i tanti, il caso Cucchi, Uva e Aldovrandi?

Ma oltretutto, le forze dell’ordine vogliono essere difese perchè nel nostro paese ogni tipo di problema sociale e politico viene affrontato come una questione di ordine pubblico e in questo caso ‘il danno di immagine’ è forse una richiesta di distribuire le responsabilità della disuguaglianza sociale a tutti gli organi politici dello stato. In un paese dove la disoccupazione giovanile arriva al 40%, l’accesso al welfare e a qualsiasi forma di reddito negata, le proteste, le manifestazioni, le occupazioni delle università e delle scuole hanno ricevuto una risposta politica solo attraverso l’uso della forza. Emblema di tutto questo è l’enorme spreco di risorse che si denuncia da tempo per pacificare, distruggere, condannare chi si solleva contro tutto questo. Pensiamo allo spropositato impiego di forze per eseguire degli sfratti, al presidio permanente in val susa, alla militarizzazione dell’intero territorio nazionale. E questa è una contraddizione che soprattuto il governo Renzi porta avanti da tempo.Un governo che usa e abusa di commissari, prefetti, e forze dell’ordine per eseguire quello che è necessario per ‘risanare l’economia’ può andare avanti in questo modo ancora per molto? Forse si senza un’attenta comprensione del fenomeno. Quello che accade nel nostro paese è aria compressa e forse sarebbe necessario capire come farla diventare una questione per loro insostenibile prima che trovino uno sfiato che salvi la loro immagine e soprattuto le loro poltrone.

La guerriglia scatenata dai cosiddetti “No Expo” che il primo maggio scorso avevano messo a ferro e fuoco le vie del centro di Milano è stata “consentita” dalle Forze dell’Ordine per “salvaguardare l’incolumità” degli stessi black block. Lo evidenzia Alberto Guia, avvocato dello Stato che rappresenta il ministero dell’Interno, nella richiesta di costituzione di parte civile presentata per conto del Viminale nel procedimento a carico di 4 antagonisti milanesi, finiti sotto processo proprio per gli scontri di quel giorno. “Se i manifestanti hanno potuto, in qualche misura, scatenarsi – si legge nella richiesta di costituzione di parte civile – ciò è stato consentito dalle Forze dell’Ordine proprio al fine di salvaguardare l’incolumità degli imputati stessi”.

Il dicastero guidato da Angelino Alfano ha chiesto 300 mila euro di risarcimento per il danno di immagine causato dall'”obiettiva perdita di prestigio, anche a livello internazionale, cagionata al Ministero” dagli scontri di quel giorno, ma anche dalla “compromissione della credibilità, correttezza ed affidabilità dell’azione amministrativa davanti ai cittadini”. In caso di condanna degli imputati, il Viminale pretende anche un risarcimento per danni patrimoniali di oltre 7.700 euro necessari, si legge nella richiesta dell’avvocato Guia, per pagare “le ore di lavoro straordinario prestate per attività investigativa” nei giorni immediatamente successivi alla manifestazione dei “No Expo”.

La richiesta del Viminale è stata accolta dal gup di Milano, Roberta Nunnari, soltanto per quanto riguarda il reato di resistenza a pubblico ufficiale e non per le accuse più gravi di devastazione, saccheggio e incendio. Secondo il giudice, infatti, la tutela dell’ordine pubblico è di competenza delle forze dell’ordine e, in questa prospettiva, non può rappresentare un danno per il Viminale.

 

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