[Rimini] Corteo antifascista in solidarietà con gli arrestati

Domenica 22 maggio ore 16 Arco d’Augusto Rimini.

Cosa succede in città: appello per una manifestazione antifascista a Rimini in solidarietà con gli arrestati.

8 marzo 2014: in seguito a una discussione con dei naziskin vicini a
Forza Nuova, due giovani antifascisti, Marsu e Bullo, vengono
accoltellati all’addome. Marsu rischia la vita, per salvarlo sono
necessarie due delicate operazione chirurgiche. Il suo aggressore, di
fatto costituitosi, godrà di uno sconto di pena perché la perizia
sull’arma ritrovata viene di fatto “dimenticata” e messa agli atti solo
in un secondo momento. Bullo avrà una prognosi di 20 giorni per la quale
nessuno verrà indagato.

6 maggio 2016: dopo oltre due anni dai fatti, la procura e i carabinieri
mettono agli arresti 5 ragazzi e una ragazza di Rimini, antifascisti e
amici, con l’accusa di rissa aggravata. Altre 11 persone, compagni e
amici, ritenuti conniventi, vengono denunciati a piede libero.
L’inchiesta è politica e mediatica: dopo due anni di intercettazioni,
microspie, perquisizioni, pedinamenti, questo castello inquisitorio non
ha prove se non qualche “mi piace” su facebook e l’ambiente frequentato
dai giovani inquisiti, ovvero quello di chi cerca di costruire
solidarietà dal basso in città. È così che il cercare di fare politica
in modo autonomo o frequentare la curva del Rimini diventano di per sé
fattori di pericolosità sociale. Tanto basta al PM che firma
l’inchiesta: Paola Bonetti, parente stretta di Cesare Bonetti, fondatore
nei primi anni 2000 di Forza Nuova Rimini e arrestato nel 2007 insieme
all’attuale segretario di FN romagna Ottaviani per aver cercato di
incendiare uno spazio occupato, il Paz.

Se siamo arrivati alla situazione in cui gli accoltellatori sono liberi e
gli accoltellati agli arresti, qualcosa di strano, per così dire, dovrà
pur esserci. Proviamo a capire cosa analizzando alcuni episodi accaduti
negli ultimi tempi.

Il 10 maggio 2014, in seguito all’ammaccatura dell’auto di Ottaviani
(responsabile di Forza Nuova Rimini e coordinatore regionale) il
centurione romano Roberto Fiore sale su uno sgabello in aiuto
dell’ammaccata sezione romagnola di Forza Nuova col suo solito codazzo
di guardie del corpo nazi. C’è un presidio antifascista in Piazza Tre
Martiri, il centro è militarizzato e dietro ogni colonna c’è almeno una
telecamera di un poliziotto in borghese. A un certo punto un gruppetto
di 5 nazi venuti da fuori Rimini si stacca dall’Arco, percorre il Corso e
si affaccia in Piazza Tre Martiri con in mano tirapugni e cinture.
Stranamente “i tutori dell’ordine” non se ne accorgono e lasciano fare.
Il gruppo è messo in fuga da alcuni antifascisti che generosamente
difendono l’incolumità della piazza dalla provocazione dei fascisti. I
nazi corrono fin dietro al cordone dei celerini che amorevolmente si
apre lasciandoli passare e poi si rimette a sbarrare il passo agli
inseguitori. Per questo episodio vengono denunciati gli antifascisti,
verrà citato inoltre nell’inchiesta per rafforzare il teorema della
pericolosità degli antifascisti.

Un episodio casuale e isolato? Non proprio a quanto sembra. Perchè un
anno dopo, il 16 maggio 2015, accade un altro episodio che la dice
lunga. Ancora un presidio di Forza Nuova (anche questa volta la maggior
parte arriva dall’Emilia e dal Veneto) all’Arco d’Augusto e ancora una
presenza antifascista in Piazza Tre Martiri (la piazza dove 3 giovani
partigiani furono impiccati dai nazifascisti). Verso la fine della
giornata però accade un fatto inedito. La celere con i fascisti dietro
avanza sulla piazza, spingendo via in malo modo gli antifascisti che
cercavano di impedirne il passaggio, e qualche funzionario della digos
minaccia il partigiano Valter Valicelli (sebbene l’Anpi avesse un
regolare banchetto) dicendo testualmente “se non te ne vai denunciamo
pure te”.

Questa escalation repressiva che arriva fino a oggi passa anche
attraverso la visita di Salvini a Rimini. Il 9 aprile scorso, mentre è
in corso una contestazione al politicante fascio-leghista in Piazza Tre
Martiri, ad alcuni compagni viene impedito l’ingresso in piazza e
vengono caricati a freddo: Gianlu e Maggio vengono aggrediti, buttati a
terra e arrestati per resistenza.

Questa è una storia che non parla solo di antifascismo o fascismo né ne
parla come vetuste formule della politica novecentesca. Questa storia
parla dell’oggi, della crisi economica come strumento offensivo del
capitale contro le classi subalterne mondiali, della troika (che
quest’anno, attraverso il parlamento UE ha stanziato 600mila per
sostenere gruppi come Forza Nuova, Alba Dorata ecc) a cui fanno comodo i
neonazisti per spostare a destra il dibattito politico e blindare così
(anche militarmente) le proprie politiche d’austerità, parla dei governi
delle larghe intese che impongono le misure turboliberiste senza
nessuna mediazione, dei confini della fortezza Europa che non sono solo a
Ventimiglia, al Brennero, Lampedusa, Idomeni, Calais e nei luoghi di
contenzione per migranti e proletari ma si manifestano nella nostra vita
di tutti i giorni attraverso la chiusura degli spazi di agibilità
politica e misure repressive da stato d’emergenza continuato.

È per questo che viene colpito con castelli giudiziari kafkiani chi si
rifiuta di accettare passivamente lo stato di cose presente, quegli
insubordinati che costruiscono solidarietà dal basso, negli spazi
sociali, nelle palestre popolari, nelle curve degli stadi. È per questo
che vogliamo Marsu, Bullo, Zago, Surge, Vesco e Tania liberi subito!

Mentre il PD governa, i padroni fanno affari, i fascisti accoltellano o
fanno la carità, i leghisti le passerelle, i pm gli inquisitori… È
evidente che la giustizia non passa dai tribunali e per costruirla, oggi
come ieri, occorre divenire rivoluzionari.

LIBERI TUTTI, LIBERI SUBITO!