Tag Archives: Galleani Luigi

Chi darà l’occhio al ciclope?

MI+Easter+Rising

Un secolo fa il governo italiano annunciava il suo ingresso nella Prima Guerra Mondiale. In occasione di questa ricorrenza infame, celebrata oggi da tutte le istituzioni e dai loro servi in un tripudio di stracci tricolori, abbiamo pensato di pubblicare una piccola antologia di testi tratti dal numero speciale che Cronaca Sovversiva — il giornale animato negli Stati Uniti da Luigi Galleani e in un certo senso portavoce dell’anarchismo autonomo — dedicò alla Grande Guerra. Testi che non miravano solo a criticare quel conflitto bellico che riempì di morti i cimiteri e di invalidi gli ospizi, ma anche a dipanare la confusione e gli equivoci che riempivano la testa di tanti sovversivi. Ancora oggi, all’esplodere di una qualsiasi guerra, non sentiamo forse alzarsi da ogni parte sia giustificazioni reclamanti “necessità storiche” che lamentele invocanti “pacifiche convivenze”?

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Gli agguati della logica

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Luigi Galleani

 

«Della misura che misurate

vi sarà misurato»

San Marco. Evan. 4.25
Giorgio Plechanov è il capo riconosciuto del partito social-democratico russo. Non è un’aquila, non è neanche un combattente della larga schiera, che alla
rivoluzione russa ha dischiuso, attraverso le ribellioni sanguinose e feconde, le vie dell’avvenire e le aurore della libertà.
Anzi! è stato suo orgoglio fino ieri l’avere coll’opera sua, colle sue persecuzioni bestiali, suffragate dal provvido concorso della polizia moscovita, sbarazzato il terreno dai violenti che turbano il pacifico divenire in Russia del partito social-democratico.

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Banditi ed eroi

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«I banditi mi sono simpatici; essi sono i veri rivoluzionari in azione», scrive Emilio Zola. Nessuno di questi facinorosi terribili, i cui nomi avvolti nelle più truci leggende sono accompagnati alle generazioni future con gli epiteti più vituperevoli e con una nota d’infamia, nacque delinquente. Anche essi gustarono le carezze materne, anche essi appresero dalle labbra materne a balbettare il dolce nome del padre, ed ai sorrisi risposero coi sorrisi, nell’incoscienza della gaiezza infantile, ignari della sorte ingrata a loro riservata dal destino, ignari delle cause che un giorno dovevano gettarli nei vortici del delitto. I giudici preoccupati di applicare severamente gli articoli del codice non vedevano davanti ai loro occhi che degli uomini truci, crudeli, che s’erano resi colpevoli di atti antisociali, furti, grassazioni, omicidi, ricatti, ed in nome della società offesa adempivano ad un dovere di coscienza, mandandoli al patibolo e nelle gelide mura degli ergastoli. Gli antropologi non scendevano nell’abisso profondo di quegli uomini, scavato dagli eventi, per scandagliare i dolori di quelle anime in pena. Erano malfattori, briganti, che urgeva sopprimere.
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Botte e Risposte

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Luigi Galleani
Si domanda: «Credete voi che se uno è pecora nell’organizzazione, fuori di essa sarà un leone? Quando mai l’organizzazione ha impedito un atto individuale?».
 E chi ha mai detto, se è lecito, che un operaio è ribelle soltanto quando non è organizzato?
Chi ha negato mai che un operaio organizzato possa compiere un atto di ribellione individuale? Figuratevi: financo un bigotto può arrivare sino a tanto.
Quello che noi si nega è che il ribelle sia tale, soltanto perché organizzato.
Quello che non noi, ma i fatti, dicono chiaramente, è che molti individui i quali una volta, erano dei militanti battaglieri ed audaci, entrati nell’unione — specialmente se a coprirvi una carica — andarono perdendo a poco a poco i loro impeti ribelli, la loro attività, sino a cadere in un sonno letargico da cui difficilmente riescono a svegliarsi.
E poi, quando si parla di organizzazione, è ovvio, che non tanto l’individuo singolo, ma la massa è quel che più importa.
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Botte e Risposte

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Luigi Galleani
Si domanda: «Credete voi che se uno è pecora nell’organizzazione, fuori di essa sarà un leone? Quando mai l’organizzazione ha impedito un atto individuale?».
 E chi ha mai detto, se è lecito, che un operaio è ribelle soltanto quando non è organizzato?
Chi ha negato mai che un operaio organizzato possa compiere un atto di ribellione individuale? Figuratevi: financo un bigotto può arrivare sino a tanto.
Quello che noi si nega è che il ribelle sia tale, soltanto perché organizzato.

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La Salute è in Voi!

 

 

 

 

 

 

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Hace tiempo que queríamos hacer este texto. Creemos que es importante tener presente a este anarquista tan influyente en un momento, tan perdido por lo menos en algunas regiones y tan olvidado por la historia oficial. Olvido en parte compartido también, además, por movimientos muy preocupados por el “buenísmo” de sus integrantes frente a “la gente” a quienes hay que caerles bien. Y no se le cae bien al parecer a “la gente” mostrando la realidad si fue de lucha real, sino por el contrario al parecer hay que dar lástima.
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Il martirio della bontà

 

Luigi Galleani
La bontà non si è fino ad oggi acclimatata nella nostra società rimasta per tre quarti selvaggia; v’è  poco posto per essa tra la ferocia generale. L’uomo buono, l’uomo che comprende e perdona, l’uomo di cuore è un martire fra la turba dei cannibali raffinati che costituiscono la specie umana.
Perché ama in luogo di odiare, perché perdona in luogo di vendicarsi, perché si scansa in luogo di combattere; la muta feroce lo crede debole e gli si mette alle calcagna sognando la preda facile senz’accorgersi che questo preteso pusillanime la domina, gigante, con tutta la forza della sua benevolenza, con tutta la superiorità del suo amore.

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Chi darà l’occhio al ciclope?

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Un secolo fa il governo italiano annunciava il suo ingresso nella Prima Guerra Mondiale. In occasione di questa ricorrenza infame, celebrata oggi da tutte le istituzioni e dai loro servi in un tripudio di stracci tricolori, abbiamo pensato di pubblicare una piccola antologia di testi tratti dal numero speciale che Cronaca Sovversiva — il giornale animato negli Stati Uniti da Luigi Galleani e in un certo senso portavoce dell’anarchismo autonomo — dedicò alla Grande Guerra. Testi che non miravano solo a criticare quel conflitto bellico che riempì di morti i cimiteri e di invalidi gli ospizi, ma anche a dipanare la confusione e gli equivoci che riempivano la testa di tanti sovversivi. Ancora oggi, all’esplodere di una qualsiasi guerra, non sentiamo forse alzarsi da ogni parte sia giustificazioni reclamanti “necessità storiche” che lamentele invocanti “pacifiche convivenze”?
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