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Ancora uno sforzo

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«La gioia del risultato è già nella gioia dello sforzo […]
La costanza del coraggio non sta nel fatto di arrivare, ma nella certezza di aver ragione»
Albert Libertad, 1908

Arretrare per meglio avanzare in seguito… È la strategia che il potere sembra applicare per il momento: stabilendo una pausa nella sua corsa verso la costruzione della maxi-prigione. In attesa di tempi più rassegnati per imporre la più grande prigione della storia belga. Uno dopo l’altro, i politici responsabili del progetto hanno iniziato a prendere le distanze dal loro stesso progetto, uno attraverso dichiarazioni alla stampa, l’altro non concedendo qualche permesso. Ora vengono formulati persino dei dubbi sulla legalità dell’accordo fra lo Stato e le imprese incaricate di costruire la maxi-prigione. Ma in un simile periodo di repressione contro tutto ciò che mette in discussione l’ordine, la costruzione della maxi-prigione non tarderà a tornare alla ribalta.
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Prison Gate – Soupçons de corruption autour de la maxi-prison

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On apprend par la presse qu’une « information judiciaire » vient d’être ouverte pour « éclaircir les conditions  » dans lesquelles le consortium Cafasso a été choisi par la Régie des bâtiments afin de concevoir, construire, gérer et entretenir la maxi-prison de Haren. En d’autres termes, un bras de l’Etat-tentacule reproche à un autre bras de l’Etat d’être allé un peu trop loin en terme de corruption sur l’attribution de ce marché. Ce n’est d’ailleurs pas la première fois : 14 hauts fonctionnaires de la Régie des bâtiments et 35 entrepreneurs de 24 sociétés viennent justement d’être condamnés en appel, car leur système était juste un peu trop grossier. Ils ont été pris la main dans le sac pour avoir influencé l’attribution de plusieurs chantiers, notamment des contrats d’entretien, d’extension ou autres – dans les prisons de Forest et de Saint-Gilles, au Palais royal de Laeken et au Palais des Beaux-Arts de Bruxelles. Ils surfacturaient les travaux publics pour couvrir des frais engagés pour leur habitation privée.
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Let’s fight against the maxi-prison [November 2014]

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The Belgian state want to build a new prison in Haren, north of Brussels. It is supposed to become the largest prison in Belgium, a maxi-prison [a massive prison-complex], a genuine prison town that would include five different prisons on the same terrain. Like other new prisons built in the last two years, this one in Brussels would also be developed by what is called a “private-public partnership”. This means that the construction and management of the prison is entirely in the hands of private companies, and that the State rents out for 25 years to these companies, after which it eventually becomes state property. Therefore you don’t have to look far to understand the huge economic interests that this project represents.
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La merda ama stare vicino alla merda (it/fr)

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Contro la maxi-prigione, i suoi difensori ed i suoi falsi critici

A metà maggio abbiamo avuto diritto ad una piccola valanga di merda nella stampa. I giornalisti si sono precipitati a puntare i riflettori sulla lotta contro la maxi-prigione. Scandalizzati dal fatto che tale lotta non percorra le vie legali e preconizzi l’azione diretta e l’auto-organizzazione per impedire la costruzione di questo nuovo inferno carcerario, che si rivolga non alle istituzioni e ai politici ma si faccia largo nei quartieri popolari di Bruxelles (e non solo), che non abbia nulla da condividere con i giornalisti e tutto da dialogare con altri ribelli; non hanno esitato a definirla «guerriglia urbana» e al solito «terrorismo».

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Contro la guerra, contro la pace: a fuoco i progetti del potere! (it/fr)

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Siamo in tempo di pace? Ufficialmente, sì. Ma ormai è da tempo che l’espressione stessa «dichiarare guerra» è diventata obsoleta. Le guerre contemporanee non vengono più «dichiarate», fanno parte della quotidianità della gestione degli Stati e delle varie potenze. Così sono state dotate di nuovi aggettivi, gli uni più ingannevoli degli altri. Operazioni umanitarie. Missioni di pace. Operazioni anti-pirateria. Colpi chirurgici. Neutralizzazioni mirate. Protezione delle frontiere. Lotta anti-terrorismo. Per cui oggi sarebbe più giusto parlare di «guerra permanente».
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