Tag Archives: Severino Di Giovanni

In eterna lotta

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In eterna lotta contro lo Stato ed i suoi puntelli, l’anarchico che sente su se stesso tutto il peso della sua funzione e dei suoi scopi emananti dall’ideale che professa e della concezione che ha dell’azione, non può molte volte prevedere che quella valanga che fra poco andrà a far rotolare per la china dovrà necessariamente urtare il gomito del vicino in astrattiva contemplazione delle stelle o

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Epopea d’amore la nostra

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Giocare intorno al fuoco che prova sforzi sovrumani per bruciarci;
Volare, come una farfalla intorno alla fiamma;
Creare il pericolo;
Correre per i precipizi più difficili per allenare i muscoli;
Creare la forza;
E corriamo sempre con lo stesso fervore, con lo stesso ritmo;
agire.
Al di sopra di tutte le critiche.
Al di sopra della “morale”.
Al di sopra del male
Al di sopra della vita.
Per la vita.
E siamo solo all’inizio.
Andremo così, verso la meta irraggiungibile:
Creando,
Conquistando.
Amando.
L’impossibile.
L’intangibile.
La vita.
“Nella morte per la vita.”
Nella morte, per l’amore…

Severino Di Giovanni

PER L’ERTA SALITA….

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Con le forze dei muscoli e gli sprazzi del pensiero, uniti con tutti quelli che possiedono una mente fertile, sana, aperta ed un cuore palpitante ad ogni atto buono e leale.

Consci dell’enorme difficoltà a cui andiamo incontro, pur nondimeno ci spinge una forza arcana che unita a molte speranze, si alimenta in quella fede grandissima che e’ l’Anarchia.

E per la realizzazione di questa nostra aspirazione, confidiamo ancor più, nelle forze e nell’entusiasmo dei compagni di buona volontà.

 

Il Gruppo Editoriale

Culmine n. 1 agosto 1925

Severino Di Giovanni – Volantino lanciato nel teatro Colón (Buenos Aires, 1925)

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Buenos Aires, 6 giugno 1925 – Volantino lanciato dagli anarchici dal loggione del teatro Colón

Santificatori della monarchia Sabauda avete dimenticato che proprio sotto il regno di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio e volontà… di pochi Re d’Italia; sorse, si alimentò nel sangue, quell’accozzaglia di briganti che si chiamano i FASCISTI… con tutti i suoi Dumini, i Filippelli, i Rossi, i De Vecchi, i Regazzi, i Farinacci… e che trova in Benito Mussolini la più precisa e perfetta raffigurazione di tutte le infamie…

Glorificatori della Monarchia appuntellata dal pugnale dei Dumini scrivete nella storia della Casa Savoia questo nome glorioso:

Matteotti!

Ricordate i 700 assassinati nel 1898 dai cannoni di Umberto il Buono. W la mano di Bresci!...

 

 

Appunti in solitudine. Sconforto?

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Guglielmo Asturi
Attenersi a delle trattazioni dottrinarie prescindendo da ogni problema contingente? Astenersi dallo esternare concetti e soluzioni, più o meno originali, sulla situazione politica italiana?
Ma perché continuare a rimanere nello «astratto»? Non è forse l’anarchismo ancora saturo di «astrazioni filosofiche»? Diamo della «praticità» all’anarchismo e viviamo una buona volta nella «realtà»!

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Michele Bakunin

101 The General (1926)

Severino Di Giovanni
Michele Bakunin incomincia nel diciottesimo anno a lottare contro il mondo che lo circondava, quando venne mandato come alfiere in un reggimento della regione di Minsk. «Era l’indomani del soffocamento sanguinoso della insurrezione polacca, e lo spettacolo della Polonia terrorizzata agì potentemente sull’animo del giovane ufficiale e contribuì non poco a ispirargli l’orrore del despotismo» (1). Questo fatto ed altri, che sempre provoca il vivere sotto l’uniforme militare, l’obbligarono a dare le dimissioni ed andò a risiedere in Mosca ove si diede quasi interamente agli studi filosofici. Verso il 1839, contrasse con Herzen e il poeta Ogaref un’amicizia che lo legò con questi per tutta la sua esistenza, tale amicizia influì molto sul movimento rivoluzionario del secolo passato. Il primo lavoro a conclusioni rivoluzionarie, Bakunin lo pubblicò nel 1843 sulla rivista Deutsche Jahrbücher, collo pseudonimo di Jules Elysard, aveva per titolo La Reazione in Germania — Frammento di un francese, e così terminava: «Confidiamo, dunque, nello spirito eterno che distrugge e annienta solo perché è la sorgente impenetrabile ed eternamente creatrice di ogni vita. Il desiderio della distruzione è nello stesso tempo un desiderio creatore». L’articolo in questione produsse su Herzen buona impressione e che credendolo veramente di un francese lo giudicò: «… un appello potente, fermo, trionfante del partito democratico… L’articolo è di una grande importanza. Se i francesi cominciassero a render popolare la scienza tedesca — quelli che la comprendono, s’intende — la grande fase dell’azione sarebbe prossima a cominciare» (2).

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El Derecho al Ocio y a la Expropiación Individual

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Severino di Giovanni

 

Tú haces un trabajo que te gusta, que tienes una ocupación independiente y a quien el yugo del patrón no molesta mayormente; tú también que te sometes resignado o cobarde en tu calidad de explotado: ¿cómo te atreves a condenar así, tan severamente, a aquellos que ha pasado al plano de ataque en contra del enemigo? Una sola cosa te queremos decir: «¡Silencio!», por honestidad, por dignidad, por fiereza. —¿No sientes el sufrimiento de ellos? ¡Cállate!— ¿No tienes la audacia de ellos? Entonces, otra vez ¡cállate! Cállate, porque tú no sabes las torturas de un trabajo y de una explotación que se odian. Desde hace mucho tiempo se viene reclamando el derecho al trabajo, el derecho al pan, y, francamente, en el trabajo nos estamos embruteciendo. No somos más que lobos en busca de trabajo, —de un trabajo duradero, fijo— y a la conquista de él se encaminan todos nuestros afanes. Estamos a la pesca continua, obsesionante del trabajo. Esta preocupación, esta obsesión nos oprime, no nos abandona nunca. Y no es que se ame al trabajo. Al contrario, lo odiamos, lo maldecimos: lo cual no impide que lo suframos y lo persigamos por todas partes. Y mientras imprecamos en su contra, lo maldecimos también porque se nos va, porque es inconstante, porque nos abandona — después de un breve tiempo: seis meses, un mes una semana un solo día. Y he aquí que transpuesta la semana, pasado el día, la búsqueda empieza de nuevo con toda la humillación que ella entraña para nuestra dignidad de hombres; con el escarnio que implica a nuestras hambres: con la befa moral nuestro orgullo de individuos conscientes de este ultraje, relajándonos y pisoteando nuestros derechos rebeldes, de anarquistas.

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Recomendación del Mes: Un café muy Dulce

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Un café muy Dulce

Por: Biblioteca Autónoma Sante Geronimo Caserio

“En el lapso de diez horas Severino fue llevado a un hospital, medicado, interrogado, procesado y condenado a muerte. La fuga y la resistencia armada lo llevaron derecho a la corte marcial y al fusilamiento. Si se hubiese entregado, a lo mejor su destino hubiera sido diferente, probablemente la prisión de Ushuaia, pero pretender esto de él hubiera sido como pedirle a un pez que aprendiera a volar”
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Anarchism and Violence – Severino Di Giovanni in Argentina 1923-1931 – Osvaldo Bayer (Elephant Editions)

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Translated by Paul Sharkey

CONTENTS

Introduction
Author’s Preface
Background Notes
I Face to Face with the Enemy
II For Nicola Sacco and Bartolomeo Vanzetti
III Error, Cruelty and Blind Obstincay
IV Anarcho-Banditry versus Drawing-room anarchism
V The Anarchist, Love and the Woman
VI The Bandits
VII The Struggle is Always a Bitter One
VIII For Absolute Freedom with a Colt .45
IX The Last Battle
X The End
XI Death
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Culmine Mentre Parla la Dinamite

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Dopo l’ultimatum dell’Alta Corte di Giustizia del Nord America, i compagni sparsi per tutto il mondo, non fecero rimanere nel silenzio l’appello disperato lanciato da Boston.
Dall’Argentina al Cile, da Cuba a l’Uruguay, e dalla stessa Unione, oltre lo sdegno verbale, anche la dinamite parla.
E di ieri la notizia dell’attentato contro un accusatore dei nostri compagni N. Sacco e B. Vanzetti, oggi il telegrafo ci annunzia, che altri testi di accusa, sono vigilati dalla polizia, impauriti da sicure rappresaglie. Ma la dinamite ha altri obiettivi. Non solo attenta alle belve, ma anche ai suoi averi e ai suoi altari.
A tutto ciò che provenga e sia emanazione Nordamericana, appioppiamogli il più violento e serrato sabotaggio.
Essi, i potenti degli Stati Uniti, vogliono la guerra. La guerra sia!…
fonte: Culmine, pubblicazione anarchica bimensile, Buenos Aires 9 giugno 1926, anno II, numero 9, pagina 4