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L’«esercito» antifascista

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L’«esercito» antifascista ingrossa maledettamente, come un torrente limaccioso, torbido, che spinge innanzi a sé tutti i rottami della bufera, tutti gli schiantati del regime, l’accozzaglia più tenebrosa degli avventurieri…

 

Dobbiamo respingere lungi da noi tutta questa gentaccia da mercimonio infame, questi alchimisti della buona fede altrui, queste canaglie che nuotano tuttora nel sangue delle vi

ttime che hanno seminato copiosamente nel terreno da loro percorso… Mentre essi possono raccogliersi nel crogiuolo delle bassezze, possono anche chiamarsi antifascisti per poi aver più diritto di ereditare in un possibile decesso del fascismo, e fascistizzare a loro volta quando sono assisi sul trono del comando. Noi non possiamo loro proibire di dirsi antifascisti.

Ma che si agitino tra loro, che si abbraccino, che si amino, che si stringano tra loro, senza contaminarci, senza eguagliarci in questa parola: antifascismo, che per noi tiene un significato più rivoluzionario, più sublime, più insorgente. Non possiamo mai avere con essi — come con i fascisti — nessuna riconciliazione…

 

Perciò lontani dobbiamo stare da essi, come pure non aver contatti con nessuna classe di avventurieri, che possono da un momento all’altro essere i nostri più terribili maramaldi, i più abietti boccheciampi che come serpi velenose s’annidano nei nostri petti per poi lasciarci feriti coi loro morsi letali…Liberi, senza il ludibrio osceno dei contatti impuri, stando in allarmi contro il fascismo e contro l’antifascismo occasionale.

(…)

 

L’antifascismo nostro non è uno solo, onde incontriamo una camicia nera, o azzurra od anche rossa o di qualsiasi altro colore e che nasconde fini reazionari e tirannici, lì abbiamo il nostro bersaglio…

 

Nei diversi ambienti e tra i diversi ceti si formino ristretti comitati o gruppi di azione. Non è detto che ognuno debba compiere necessariamente atti violenti; ognuno compia invece quegli atti, di offesa al nemico, possibili, date le attitudini, le capacità e i mezzi dei componenti un determinato gruppo costituitosi per affinità e per reciproca fiducia. Che ciascun gruppo faccia e compia la sua parte di azione senza chiedersi quello che faranno gli altri gruppi.

 

Severino Di Giovanni

 

In eterna lotta Severino Di Giovanni

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“In eterna lotta contro lo Stato ed i suoi puntelli, l’anarchico che sente su se stesso tutto il peso della sua funzione e dei suoi scopi emananti dall’ideale che professa e della concezione che ha dell’azione, non può molte volte prevedere che quella valanga che fra poco andrà a far rotolare per la china dovrà necessariamente urtare il gomito del vicino in astrattiva contemplazione delle stelle o

calpestare un callo di un altro che s’impunta in non smuoversi, avvenga quel che avvenga intorno a lui. E’ l’inevitabile della lotta che lui non cerca a bella posta, ma che per un cumulo di casualità attraversa il suo cammino e fa succedere la nota violenta.

 

Non valgono a riparare l’inevitabile le solite recriminazioni, i “distinguo”, le serenate al pianto, le alambiccazioni d’azzeccagarbugli, le solite maledizioni e i ripudi: se sul cammino dobbiamo correre, non possiamo farlo sorretti e intralciati da un falso sentimentalismo improduttivo senza ostacolare ciò che si vuole condurre a termine dell’energica rivolta”.

 

Severino Di Giovanni

 

 

IN UNA PAROLA Severino di Giovanni

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«In una parola, l’innamorato della vita vuol goderla pienamente… Non potrei definire ciò che è la felicità: però anche il refrattario che non si adatta all’ambiente prova soddisfazioni… Mi si dirà che questa lotta [per un migliore domani] è piena di ostacoli, che i cardi della via sono molti. Però, se vi piacciono ardentemente delle rose fragranti, rosse come il sangue che vi scorre generoso per le vene, e per coglierle, onde offrirle all’essere più amato, dovete attraversare una palude od una spinosa boscaglia — sono sicura che supererete questi ostacoli e, giungendo alla meta, infangati, insanguinati e sgualciti, spunterà un sorriso trionfale, d’immensa soddisfazione, su le vostre labbra.
Non concepisco che vi siano individui i quali vivono la vita in modo burocratico. Ristagnano, vegetano e muoiono…

 

Io opino che la Rivoluzione bisogna farla e non aspettarla. Ecco perché qualunque atto contro lo Stato e contro gli altri puntelli dell’attuale regime è necessario e quindi plausibile…

Il senso della vita in tutta la sua pienezza, nell’ambiente in cui viviamo, forma questa corrente d’azione che fa tremare gli sgherri dell’ordine costituito.»

 

 

Severino Di Giovanni

 

 

Epopea d’amore la nostra

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 Giocare intorno al fuoco che prova sforzi sovrumani per bruciarci;

Volare, come una farfalla intorno alla fiamma;

Creare il pericolo;

Correre per i precipizi più difficili per allenare i muscoli;

Creare la forza;

E corriamo sempre con lo stesso fervore, con lo stesso ritmo;

agire.

Al di sopra di tutte le critiche.

Al di sopra della “morale”.

Al di sopra del male

Al di sopra della vita.

Per la vita.

E siamo solo all’inizio.

Andremo così, verso la meta irraggiungibile:

Creando,

Conquistando.

Amando.

L’impossibile.

L’intangibile.

La vita.

“Nella morte per la vita.”

Nella morte, per l’amore…

 

Severino Di Giovanni

 

LETTERE DI SEVERINO ALLA SUA AMANTE AMERICA

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 e lettere che Severino Di Giovanni scrisse alla giovane amante, l’adolescente d’origine calabrese Josefina America Scarfò detta Fina,  furono scovate da Osvaldo Bayer, il giornalista argentino che sull’anarchico svolse accurate ricerche culminate nella pubblicazione di una fondamentale biografia nota anche in Italia (Osvaldo Bayer, Severino Di Giovanni, l’idealista della violenza, Edizioni Collana “V. Vallera”,  Pistoia 1973).
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El Robo: Dos Textos sobre la Expropiación Individual. Miguel Arcangel Rosigno – Severino di Giovani.

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La violencia no la eligen los anarquistas, los refractarios, los rebeldes, ella los elige a ellos.

La elección, el qué hacer con la sensibilidad desbocada, con la cabeza en la tormenta es lo que hacemos con esa realidad que deseamos suprimir, enterrar y olvidar lo más posible.
Ante la injusticia, no echar para atrás ni por asomo, ese es, ha sido y será el camino de los eternos espíritus libres.
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