Pare che di questi tempi non vi sia via d’uscita tra il considerare la possibilita’ di un governo “amico” (una parola che spopola tra le file del potere) o il voler creare spazi alternativi paralleli al mondo amministrato, sorte di isole felici sulle cui spiagge godere del “sole dell’avvenire”. Bene non ce ne importa un benemerito dell’avvenire, tantomeno di abbrustolire all’ombra di palme sinistre di isole pacificate.
La soluzione?
Non esiste alcuna soluzione accettabile ai problemi se non quella che viene da se’ stessi.
Villa Panico e’ stata occupata da un gruppo di individualita’ stanche di subire passivamente scelte altrui, sorde ai comandi dei registi, ostili ad ogni ruolo preposto o proposto, dalla comparsa al protagonista; l’unica volonta’ e’ quella di concludere lo show nella maniera piu’ spettacolare possibile: la distruzione del teatro.
Villa Panico non vuole dare possibilita’ di riscatto a ruoli sociali marginali, in quanto li legittimerebbe in una sorta di piramide rovesciata; ci si propone piuttosto la distruzione totale di ogni minima parte dell’esistente, macerie annesse.
Non enclave “liberata” ma luogo di sperimentazione per la demolizione di ogni autorità e ogni profitto.
Non si ripropone la logica centrosocialista ossia non si e’ intenzionati ad offrire nessun tipo di servizio.
Non si vuole creare nessun tipo di clientela a cui propinare socialita’ alternativa bensi’ creare delle situazioni in cui non vi sia separazione tra occupante e frequentante, ma che tutti si sentano coinvolti e parte attiva nella vita del posto senza filtri.
Villa Panico si propone come ponte, non come meta. Spazio di attraversamento, non luogo di concentrazione. Come tale essa rifiuta ogni forma di quantitativismo. La durata nel tempo dell’occupazione si subordina alla qualità della sperimentazione liberatrice, e non viceversa. Tiene ben saldo il metodo: l’autogestione reale, la vita vissuta e non subita, la conflittualità col potere in ogni sua forma (dal presidente degli Stati uniti al vigilante argo).
Villa Panico intende essere la “domus” (la casa) che non rende domestici. Meglio sgomberati che addomesticati, poco ma sicuro! Villa Panico non e’ il fine a cui arrivare, la meta agognata di un’occupazione felice e “sicura”, il premio medaglia d’oro alla resistenza bensi’ e’ il mezzo per potersi esprimere senza guinzagli, senza doversi limitare ad ululare alla luna in un chiostro vuoto.
Tiriamola giu’ la luna.
Brucio perche’ brucio.
E’ dunque ben accetto chiunque riconosca come propria la sua sola immagine allo specchio e nessun altra, chiunque non riesca a sopportare ne’ la base ne’ la cima della piramide, chiunque abbia voglia di devastare l’esistente inclusi i suoi margini.
Villa Panico e’ aperta dunque a tutte le individualita’ non conformiste tutti i giorni e a tutte le ore.
Bruciare perche’ si brucia.
Non siamo i malati dell’esistenza ma la malattia dell’ esistente.
03/04/2007
http://www.informa-azione.info/bruciare_perche_si_brucia