Questa è l’ora dei miei foschi pensieri.
Il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia
il rosso Demonio
della mia infernale allegria.
Fumo…
Fumo disperatamente,
intensamente. Sempre!
Sempre! Sempre! Sempre!
Vorrei pensare, scrivere, cantare…
Ma il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia
il rosso Demonio
della mia infernale allegria.
E i pensieri non vengono…
Il riso e la maledizione neppure!
È questa la mia ora nera
di melanconia nera!
*
Guardo, distrattamente, la mia sigaretta.
Esile, pallida e calda
come un’amante malata.
La vedo consumarsi lentissimamente
come la mia vita e i miei sogni:
come la vita e i sogni di tutti i miei fratelli.
La cenere cadde a terra e si disperse. Così!
Il fumo s’innalza, denso e grigio, nell’aria
e si disperde pure. Così.
A me non rimane
che un po’ di nicotina gialla
sulle labbra amare. Così.
*
Il mio Demonio dorme.
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia
il rosso Demonio
della mia infernale allegria.
Guardo il Sole!
Lo vedo tramontare fra i gorghi biondi
d’un bel mare d’oro.
D’oro e di sangue…
Ma il mio cuore è morso.
Morso da un freddo pianto
senza speranze e lacrime,
senza odio e senza amore.
Oh, potessi almeno piangere…
potessi almeno imprecare…
Ma, no!
No! No! No!
*
Chi?
Chi mai dunque mi ha fatto tanto male?
Chi è il malefico artefice
di questo mio soffrire?
Ahi madre… madre mia…
Se ancora vessi la forza
di poterti almeno maledire…
Ma, no!
No! No! No!
Eppure sei tu – solo tu! –
che mi hai dato la vita,
che mi hai dato il dolore,
che mi hai dato il Male!
Ma dimmi:
Credevi tu forse nella gioia di vivere?
Sono io dunque il figlio d’un tal sogno grottesco?
O pure sono un volgarissimo figlio
della comune incoscienza?
Ma perché dunque o madre,
non avesti
– quel giorno –
l’ispirazione eroica di battere
VIOLENTEMENTE
il tuo gonfio ventre
sopra una dura pietra. Così!
Perché io non avrei voluto vederlo
il Sole.
Perché io non l’avrei voluta
questa miserabile vita.
Perché io soffro tanto, così…
O Madre, piangi?
E perché?
Senti forse il rimorso
di avermi creato?
Immagini forse il male
che mi travaglia e mi spezza
terribilmente così?
Oh, avessi almeno la forza
di poterti ancora maledire…
Ma, no!
No! No! No!
Sono troppo vile!
*
Il fiume scorre e canta…
(il bel fiume tranquillo e ridente)
Scorre sul suo fine letto
di molle arena
e le sue bianche schiume
son trapunte d’oro.
La scogliera titanica
lava i suoi granitici fianchi
nelle acque tue terse
– o fiume solitario –
e seduto ai tuoi margini
Io
guardo le foglie verdi
che, ricamate d’ombra e di luce,
il vento accarezza. Così!
Guardo. Penso e ricordo…
Ma la mia anima è cupa
e, tutto intorno a me,
piange la sera. Nera.
Io non amo più.
Io più non credo!
*
Chi?
Chi mai dunque mi ha fatto tanto male?
Le donne e l’amore?
Gli uomini e l’amicizia?
La società e la sua legge?
L’umanità e la sua fede?
Forse tutti!
Forse nessuno!
Non so…
Mi sento tanto male…
Tanto! Tanto! Tanto!
Qui… nell’anima!
*
Il mio Demonio dorme…
Dorme nel crepuscolo cupo
di quest’anima mia…
Quanto sono triste…
Triste e melanconico.
*
Vorrei dei nuovi amici.
Dei veri nuovi amici.
Ho bisogno di confidare
(a qualcuno)
le mie nere malinconie.
Ma non ho amici
Sono solo!
Solo con le mie
MALINCONIE.
Solo con il mio Destino.
Solo, solo così!
*
Il mio Demonio dorme.
Il mio cervello è attraversato
da un Ricordo.
Ricordo d’un Sogno.
Sogno di giovinezza:
“Uomini forti e felici,
abbracciati, intrecciati
a nudi corpi di donne
belle, gioiose e felici,
festeggiate e glorificate
da bambini innocenti e felici.
Poi:
Fiori e sole.
Musiche e danze.
Stelle e poesie.
Canzoni e amore”.
*
Il mio Demonio dorme.
Il mio cervello è attraversato
dai bagliori giallognoli
neri e verdastri
della turpe realtà!
Della realtà che passa…
“Un impasto di bruti e di brute.
Un insieme di ipocrisia e d’ignoranza.
Una miscela di viltà e di menzogna.
Un tutto di sterco e di fango”.
Ah, no!
No! No! No!
Io soffro tanto!
Tanto! Tanto! Tanto!
*
Il sole è tramontato.
(il bel Sole d’oro)
Gli Angeli della sera
sono agonizzanti…
Le foglie verdi sono teschi di morte,
freddi, sghignazzanti…
Il fiume (il bel fiume terso)
è ora un serpente nero
paurosamente disteso
fra i massi della scogliera.
Tomba lugubre e muta.
Tomba lugubre e nera.
*
La mia sigaretta s’è spenta…
(la mia sigaretta pallida e calda
come un’amante malata)
La cenere s’è dispersa.
Il fumo pure.
A me non è rimasta che un poco
di nicotina gialla
sulle labbra amare:
come della vita e dei sogni. Così!
*
Entro il crepuscolo cupo
dell’anima mia
il mio rosso Demonio si desta.
Sento come un rivoletto di sangue amaro
scorrermi sulle labbra amare…
Ho un tragico presentimento…
Che avverrà nella notte?
Ma… le stelle
– le care stelle –
vedranno.
Oh, se potessi ancora una volta
ridere e maledire soltanto…
Ma vedo un lampo sinistro (un rogo?)
brillare nell’oscurità della notte.
Dovrò COLPIRE!
Lo sento…
Lo sento! Lo sento! Lo sento!
Io sono un astro che volge
verso un tramonto tragico.
Renzo Novatore