Tre colpi di pistola, e Calabresi, il commissario dell’Ufficio politico della questura di Milano responsabile della morte dell’anarchico Pinelli, viene ucciso all’uscita della propria abitazione.
Da quella mattina di maggio di moltissimi anni fa, sono state fatte illusioni e ipotesi, si sono seguite piste e sono stati condotti processi. Pentiti piu’ o meno fantasiosi si sono fatti avanti a dire la loro. Perfino un pentito col sigillo della verosomiglianza ci ha raccontato come lui stesso fosse presente all’appuntamento quella mattina vella via dove Calabresi ebbe a concludere la sua gloriosa carriera. Solo che questo signore non e’ risultato convincente, o almeno non e’ riuscito a convincere i giudici, che per ogni poliziotto, d’elezione o di professione, e’ lo scopo massimo da raggiungere nella vita.
Adesso la Corte di Cassazione ci riprova. Il processo torna alla terza corte d’appello di Milano, e la messa in scena continuera’. Ascolteremo ancora la ‘’verita’’ di Marino, cui importa soltanto che i suoi ex compagni vengano condannati, le ‘’proteste’’ della moglie del commissario, cui importa soltanto il buon nome del marito, le ricostruzioni tecniche di possibilita’ o impossibilita’ del fatto, per come emerge dalla ricostruzione del pentito, fatte da giudici e avvocati, cui importa a seconda del rispettivo ruolo che gli accusati vengano condannati o assolti.
E’ di Pinelli? E dell’uccisione a freddo nella stanza di Calabresi alla Questura centrale di Milano? E delle responsabilita’ di Calabresi e degli altri uomini d’ordine presenti in quella stanza? E del ruolo del capitano La Bruna, successivamente riconosciuto e codannato come golpista e piduista? E dello sport preferito del bravo commissario che anche ad un altro nostro compagno, qualche mese prima della fine di Pinelli, aveva fatto subire in questura e alla medesima finestra lo scherzo del davanzale?
Ci fanno veramente star male i tentativi, dopo ventidue anni, di rimettere in piedi la figura del bravo commissario ucciso mentre compiva il suo dovere.
Calabresi era uno degli uomini piu’ feroci e spietati che esercitavano il mestiere piu’ schifoso del mondo Aveva perfezionato il suo stile e le sue capacita’ professionali in America, in quei centri della C.I.A. che tanti benefici hanno sparso dappertutto. All’epoca ce lo ricordiamo come il fiore all’occhiello della peggiore repressione. Il fascista Guida, ex uomo del passato regime, riciclato ma non troppo nell’ambito delle protezioni democristiane, aveva voluto Calabresi co se’ ad un posto di responsabilita’, proprio per le sue idee politiche ultradestre di quest’ultimo e per la sua vasta esperienza delle strategie americane di tensione sociale.
Di un uomo del genere, perfino il ricordo dovrebbe essere spiacevole per il potere. Ma i tempi cambiano e potrebbero tornare canonizzazioni in altri momenti impossibili.
Chissa’ che non sia la volta buona, in occasione del prossimo processo.
Per noi Calabresi era e resta il responsabile della morte del nostro compagno Pinelli.
A.M.B.
(estratto da Cane Nero n. 2 4 novembre 1994)