Ci è capitato di leggere che tra qualche manciata di giorni Antonio Negri, più famoso come Toni Negri, sarà a Ferrara per una conferenza dall’emblematico titolo: Comune. L’iniziativa si colloca all’interno di una più ampia cornice, ossia Crisi globale e costituzione del Comune. A fianco di Negri, si alterneranno altri “illustri” (e squallidi) personaggi accademici della “nuova sinistra”.
Toni Negri è noto per essere stato accusato di essere il leader di quella che fu l’Autonomia Operaia (niente a che vedere con i tristi mentecatti che giocano oggi a fare gli autonomi, in un miserabile vortice di pompierismo e protagonismo mediatico) e, oggi, per la pubblicazione di un’opera, Impero, imprescindibile negli scaffali di ogni innocuo contestatore.
Negri, giova sempre ricordarlo, è colui che ha favorito, sulla pelle di tanti, la dissociazione (leggasi, infamia) e la pacificazione con lo Stato, rientrando (se mai ne era uscito) nei rivoli democratici della costruzione di un’alternativa. Il suo nome è sempre chic, e riempie di se chi traghetta questo fetido cadavere ambulante a sproloquiare in aule universitarie e centri sociali.
Per dare l’idea di quanto squallido sia, riportiamo alcune affermazioni di Negri, con cui elemosinava il ritorno in Italia dopo aver riparato in Francia:
“abbiamo ormai da molti anni abbandonato ogni partecipazione a movimenti politici perseguiti dalla legge. […] Crediamo dunque di essere nelle condizioni di poter usufruire della legge sulla dissociazione ora in corso di discussione alle Camere. […] … vogliamo pregarla di studiare il modo di permettere ai fuoriusciti l’uso della legge sulla dissociazione” (Lettera a Craxi).
“oggi il problema non è più quello della riconquista violenta dello stato […] Sono passati dieci anni, è venuto il tempo della pacificazione” (intervista al periodico L’Avvenire).
Ad oggi Negri può, nonostante i suoi miserevoli comportamenti, godere ancora di buona fama nel mondo ultra-collaborazionista accademico e viene considerato padre putativo dei vari “movimenti” anti-globalizzazione (nonostante Negri riconosca vari pregi a quest’ultima) come disobbedienti e nuovi “autonomi”.
Dalla sua ricca dimora parigina si diletta tutt’oggi a giocare il ruolo del rivoluzionario, mutatis mutandis, re-inventando teorie e “soggetti politici” per quel crollo dell’impero a cui far sostituire una ennesima forma di democrazia.
Per un approfondimento delle teorie negriane rimandiamo alla lettura di questo testo:
BARBARI (scarica il pdf)