Se ci rivolgiamo a voi, uomini e donne che siete arrivati in fondo al disgusto e che niente e nessuno potrà più sottrarre a un tragico destino, non è per ricordarvi un dovere inesistente nei confronti di una vita che non merita di essere vissuta.
Non mancheremo di rispetto alla vostra decisione, perché voi e solo voi siete in grado di conoscere l’esatta misura del dolore e dell’angoscia che stanno avvelenando la vostra esistenza. Chi non prova quel dolore, quell’angoscia, chi non li ha mai nemmeno sfiorati perché baciato dalla fortuna o rincoglionito dalla fede, non ha ragione alcuna di biasimare la vostra fatale determinazione.
Non vogliamo quindi impartirvi alcuna predica, né trattenervi dal mettere in atto il vostro proposito. Intendiamo solo chiedervi un favore, un piccolo favore per voi che avete deciso di abbandonare questo mondo, ma che darebbe una gioia enorme a noi che per il momento abbiamo deciso di rimanerci. Poiché siete risoluti a intraprendere il Grande Viaggio, già che ci siete non potreste portarvi dietro qualcuna delle note iatture che hanno reso insopportabili i vostri giorni su questa terra?
Voler compiere l’ultimo passo in solitudine è comprensibile, è umano. Ma farlo in compagnia è sublime, è divino. Inoltre, cosa avreste mai da temere? Per una volta nessuno verrà ad importunarvi, rinfacciandovi le conseguenze del vostro gesto. Per fare un esempio, potreste inghiottire il vostro veleno solo dopo averlo fatto assaggiare al deputato che per anni ve l’ha data a bere. Volete aggiungere un po’ di peso al vostro cervello? Va bene, ma non prima di averlo distribuito in quello del direttore di banca che vi ha rovinato. Se invece volete stringervi il cappio al collo, sarà bene che prima vi alleniate con il collo dell’industriale che vi ha licenziato. Prima di andare nell’aldilà potreste fare una sorpresa al vescovo che ha scomunicato la vostra coscienza, organizzandogli un incontro immediato col suo Capo Supremo. E perché non trascinare con voi sulle rotaie lo sbirro che aspetta il treno o il metrò al vostro fianco? Perderà finalmente la sua brutta abitudine di imprigionare la libertà altrui. Non offendetevi, ma non abbiamo mai capito perché i Palazzi di Giustizia o le Borse non eccitino la fantasia di voi disperati quanto sembrano fare le scuole negli Stati Uniti: un tiro a segno sui magistrati, sugli speculatori finanziari, sarebbe un commovente regalo d’addio ai vostri compagni di sventura.
Vi immaginate cosa accadrebbe se anche solo un quinto dei suicidi inflessibili di ogni paese associasse il suo ultimo sospiro a quello di un infame uomo di potere? Per merito vostro — di voi suicidi solitamente vituperati — si assisterebbe a un grande risveglio morale. In alto, chi riuscirà ad evitarvi ci penserà due volte prima di gettare altri esseri umani nella disperazione.
In basso, noi codardi incapaci di fare una rivoluzione troveremmo forse la forza di portare a termine l’opera da voi generosamente cominciata.
Vi preghiamo, vi supplichiamo, di grazia, grandi disperati dei cinque continenti, abbiate cuore un’ultima volta.
Non morite soli e ignorati, beffarda conclusione di una esistenza oramai priva di gioia.
Scegliete una celebrità istituzionale e crepate in tandem.
[Machete n. 2, aprile 2008]
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Letter to Aspiring Suicides
If we address ourselves to you, men and women who have reached the point of essential revulsion and who nothing and no one could any longer rescue from a tragic destiny, it is not to remind you of a non-existent duty in the face of a life that isn’t worth living. We don’t lack respect for your decision, because you and you alone know the precise extent of the pain and anguish that poison your existence. Those who do not feel that pain and anguish, those who have never even come close to this because they are kissed by fortune or soft in the head due to faith, have no reason to censure your fatal decision.
So we don’t want to preach you any sermon or keep you from acting on your decision. We only intend to ask a favor of you, a small favor for you who have decided to abandon this world, but one that would give great joy to those of us who have decided, for the moment, to stay here. Since you are resolved to embark on the Great Voyage, while you are at it, could you maybe bring a few of the known calamities, that made your days on this earth unbearable with, you? Wanting to take the last step in solitude is understandable, it is human. But to do it in company is sublime; it is godlike. Besides, what do you have to fear? For once, no one will get to harass you, throwing the consequences of your gesture in your face. To give an example, you could swallow your poison after making the congressman, who has given you the poison of his lies to drink for years, taste it. Do you want to add a bit of weight to your brain? Very good, but not before supplying some of it to the bank manager who ruined you. If instead you want to squeeze a noose around your neck, it would be good if you first got some practice on the neck of the industrialist who fired you. Before going into the beyond, you could give the bishop who excommunicated your consciousness a surprise by arranging an immediate meeting for him with the Supreme Boss. And why not drag the cop who is standing beside you waiting for the train or subway with you onto the rails? He will finally lose his ugly habit of imprisoning other people’s freedom. Not to offend you, but we have never understood why courthouses and stock exchanges don’t excite the fantasies of you desperate ones in the way schools seem to in the United States: Target practice on judges and financial speculators would be a stirring goodbye gift to your companions in misfortune.
Imagine what might happen if only a fifth of the inflexible suicides of all countries were to associate their last breath with that of a despicable person in power? Thanks to you – you suicides who are usually reviled – we would be witness to a great ethical awakening. On high, anyone who managed to avoid you would think twice before casting other human beings into desperation. At the bottom, we cowards who aren’t capable of making a revolution might find the strength to bring the work that you have started so generously to term.
We ask you, we beg you, if we may, great desperate ones of five continents, have heart one last time. Don’t die alone and ignored, a sardonic conclusion to a life already lacking in joy. Select an institutional celebrity and knock him off allong with yourself. |
–from MACHETE
https://sites.google.com/site/anarchyinitaly/machete/letter-to-aspiring-suicides