Lettera di Claudio Lavazza (Teixeiro, 12-06-2013)

cordatesa17

Carissimi compagni/e, ho ricevuto la vostra lettera “Saluto dalla conferenza intermedia 2013” e mi ha fatto piacere quella conferenza sul costruire la solidarietà di classe. Si tratta della solidarietà per noi prigionieri rivoluzionari e per quelli che potrebbero diventarlo con il passare degli anni sotto il peso della repressione quotidiana del Sistema Penitenziario.

Per me la rivoluzione non è cosa di pochi, bensì qualcosa che riguarda tutti quelli che per una ragione o per l’altra sono nati dall’altra parte della barricata.

Quindi è un discorso che prevede la possibilità e necessità di far entrare nelle nostre file quanti più prigionieri/e possibile, visto che questa condizione è l’ideale per diffondere la solidarietà rivoluzionaria. Chiaramente sono consapevole della difficoltà di far partecipare al progetto anche quei prigionieri che rivoluzionari non sono mai stati.

Qui in Spagna, dove sono rinchiuso dal 1996, ci sono state varie lotte in cui si è cercato di sensibilizzare la solidarietà fra i detenuti… la lotta per l’abolizione del regime FIES e la lotta contro le condanne di lunga durata e l’ergastolo.

Attualmente è in atto dall’ottobre 2011 una campagna contro la tortura e i maltrattamenti nelle carceri. Le azioni comuni che si concordarono fin dal principio furono scioperi della fame simbolici il primo giorno di ogni mese, la denuncia al Congresso dei Deputati (responsabili politici della persistenza della tortura e delle morti nelle prigioni), ai giudici di sorveglianza, al Defensor del Pueblo(figura istituzionale analoga al garante dei diritti dei detenuti) e ai comitati per i Diritti Umani di Ginevra e Strasburgo. Una lotta riformista. Dopo un anno e mezzo di campagna la lotta continua, purtroppo senza riuscire ad aumentare di numero.

Attualmente siamo 51 prigionieri a partecipare attivamente, distribuiti in 20 carceri diverse. Tutti abbiamo un appoggio giuridico, un successo questo mai visto in passato, neanche nei tempi delle dure lotte contro il regime FIES.

Questo appoggio giuridico che siamo riusciti ad ottenere serve per aiutare i prigionieri che partecipano a questa lotta e che soffrono le rappresaglie del Sistema Penitenziario e non per assistere i prigionieri il cui unico interesse è risolvere i propri problemi personali senza solidarizzare con i problemi del resto dei compagni. Come ben vedete anche noi siamo costretti a stabilire delle differenze… purtroppo… non è ciò che volevamo, però non c’è posto per i problemi personali, come non c’è posto per i falsi rivoluzionari o ribelli.

In passato abbiamo avuto delle esperienze negative lasciando la porta aperta a tutti, convinti che per il solo fatto di essere prigionieri si potessero considerare rivoluzionari e ribelli tutti quelli che soffrivano il peso della detenzione… però la realtà mi dimostrò che fu un errore… Come principio abbiamo il dovere di lasciare le porte aperte, però chi vuole passare deve lottare. Insomma, per riassumere e parlando a titolo personale, vedo di buon occhio gli esempi che riportate di aiuto solidale, senza però dimenticare quelli che (come detto sopra) non sono rivoluzionali riconosciuti ma ugualmente lottano per i loro diritti. Anche loro “bisognerebbe farli partecipare”. L’esito delle lotte non è determinato solamente dalla propria partecipazione, bensì dal numero di persone che si riescono a convincere.

Un abbraccio solidale e forte a tutti/e voi che lottate per un Mondo Nuovo.

Claudio Lavazza

Soccorso Rosso Internazionale