Sabato tutta la Turchia è stata percorsa da cortei della popolazione curda che chiedeva l’immediata scarcerazione del ex-leader del PKK Abdullah Ocalan.
Ocalan è in prigione da 15 anni ma la giornata di sabato ha dimostrato che egli non è solo, anzi, lo circonda un mare di solidarietà che si è riversato con impeto e determinazione in tutto il mondo. In tutto il Kurdistan e in altre zone della Turchia (Istanbul, Mersin, Mêrdîn) i negozi sono rimasti con le serrande abbassate in segno di protesta per le condizioni e la durata della detenzione del ex-leader. Ad Amed, la città centrale del Kurdistan, più di cento mila persone hanno marciato per le vie, chiedendo l’immediato rilascio con slogan e banner con foto di Ocalan.
Nelle città di Êlih, Şirnex, Wan, Riha, Qers, Bingöl, Dersim, Xarpêt, Agirî e Îdir persone di tutte le generazioni sono scese in piazza rispondendo all’appello della campagna “Liberate Ocalan!”. A Istanbul, Izmir, Manisa, Antalya, Konya, Muğla, Adana e Mersin sono state organizzate fiaccolate, presidi e altre iniziative di solidarietà. In diverse città la polizia ha attaccato i cortei con gas lacrimogeni e idranti. È evidente che la giornata di sabato è stata una importante dimostrazione della partecipazione e determinazione curda, la quale ha turbato Erdogan, ricordandogli che i negoziati che sono in corso da quasi un anno non possono essere ulteriormente rimandati. Ormai come d’abitudine, sono state mandate diverse unità di agenti con i toma a esibire i muscoli reprimendo le manifestazioni in corso. Momenti di tensione si sono verificati a Diyarbakir e Cizre. Nella prima città co la popolazione di maggioranza curda, i manifestanti hanno risposto ai lacrimogeni e agli idranti sparati contro la folla con lancio di pietre e molotov. A Cizre, dopo che la polizia ha caricato il corteo in cui erano presenti anche molti bambini, i manifestanti hanno tirato pietre e molotov contro i blindati, i quali sono stati sparati a folle velocità contro le persone. Diverse persone sono rimaste ferite, tra cui anche un giornalista.
Anche a Strasburgo decine di migliaia di curdi hanno sfilato per reclamare la liberazione di Ocalan e affinché si faccia luce sull’esecuzione delle tre militanti curde, uccise a Parigi più di anno fa. Il corteo ha percorso le vie centrali della città scandendo slogan come “Liberate Ocalan” e “Indipendenza per il Kurdstan”. La scelta della città di Strasburgo non è affatto casuale, visto che la città ospita il Consiglio Europeo e il Parlamento, due istituzioni dell’Unione Europea che si è sempre dimostrata indifferente nei confronti della questione curda.
Abdullah Ocalan si trova nel carcere ad alta sicurezza sull’isola di Imrali dal lontano 1999, dopo essere stato sequestrato in Kenya. Per 10 anni egli è stato in isolamento totale e per due anni e mezzo non ha potuto avere nessun colloquio con i suoi avvocati. La negazione dei diritti primari però non ha impedito all’ipocrisia del governo turco, il quale si è visto obbligato di riconoscere nella figura di Ocalan il leader più carismatico, influente e amato dai curdi, di intraprendere il percorso di negoziazione del disarmo e della pace proprio con lui. 27 anni fa Mandela sosteneva che”Solo gli uomini liberi possono negoziare. I prigionieri non possono partecipare ad alcun negoziato.”, dunque Ocalan e tutti i prigionieri politici devono tornare liberi affinché i negoziati non siano solo una farsa.
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