Gruppo Surrealista di Chicago – I tre giorni che hanno sconvolto il Nuovo Ordine Mondiale: la sommossa di Los Angeles del 1992 (U.s.a. 1993 / Ed. La Fiaccola 2001).
Alle ore 17.30 di mercoledì 30 aprile 1992, per le strade di Los Angeles, scoppia una sommossa anti-poliziesca che in poco più di tre giorni provocherà 58 morti, 2.383 feriti, 5.383 incendi, 15mila arresti e danni per 785 milioni di dollari. Due ore prima dell’inizio degli scontri, in un’aula del tribunale di Simi Valley, era avvenuta la lettura della sentenza di assoluzione per quattro poliziotti del dipartimento di polizia di Los Angeles accusati di aver brutalmente picchiato nel marzo del 1991 l’automobilista nero Rodney King.
Vecchio episodio di uno squallido serial (la storia del regime capitalista più degenerato della terra), la rivolta di L.A. ha rappresentato l’ennesima picconata al sogno americano, a quell’immagine di paese felice, libero e democratico che gli U.s.a. cercano disperatamente di esportare da decenni (senza riuscirci granché, per la verità).
L’opuscolo, ad opera del fantomatico Gruppo Surrealista di Chicago, pubblicato nel 1993, carica i riots di suggestioni politiche e libertarie senza tralasciare gli aspetti più “scomodi” della questione. In effetti, la sommossa portò con sé un’onda di immane violenza perpetrata ai danni di alcune minoranze (i coreani, ad esempio), dettata da logiche del tutto soggettivistiche, ad un impeto di giustizia che, per forza di cose, si fece sommaria.
D’altronde: “Sarebbe assurdo credere che quanti sono stati privati, nel corso della loro intera esistenza, della facoltà di volere, allorquando si trovino in modo inatteso e improvviso liberati dai loro ceppi, si muovano immediatamente con la grazia propria di un ballerino“. “Ciò che è importante non è la mera condanna della brutalità degli insorti, ma collocare tali eccessi nel contesto della più ampia brutalità che è evento quotidiano nelle città statunitensi“. Il consiglio è quello di soffermarsi “…sulla gioia e sulla sensazione di essere nel pieno diritto dipinte sui volti dei giovani poveri neri e latino-americani nel confiscare proprietà e nel distruggere ciò che molti consideravano come simboli del dominio […] In questa gioia e in questa sensazione di trovarsi nel giusto alberga il solo futuro che valga la pena di sognare“.
La volontà da parte degli autori di uscire dai confini delle mera cronaca è evidente nel finale eco-radicale che inquadra i fatti in un contesto critico molto più ampio, individuando la scaturigine della rivolta nell’alterazione generale degli equilibri del pianeta, operata dal delirio capitalista: “…un vasto risanamento dell’ambiente naturale è oggi una priorità, e tale ripristino richiede un radicale smantellamento delle mortifere città della società industriale“. La descrizione del teatro degli scontri restituisce un’immagine molto lontana dalla concezione classica (e tipicamente europea) di città, alla quale sicuramente dovremo abituarci: Los Angeles appare come un unico sterminato sobborgo, senza centro e periferia, popolato da identità differenti e inconciliabili, animato da individui sradicati che con l’ambiente urbano hanno un rapporto meramente economico e funzionale.
Monito finale: “Qualunque rivoluzione che si accontenti di qualcosa di meno rispetto all’attuazione della poesia nella vita quotidiana è una rivoluzione priva di prospettive ancor prima di iniziare“.
>>> Download “I tre giorni che hanno sconvolto il Nuovo Ordine Mondiale” [ITA] 44 pages (.pdf – 11 mb.)
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