Imputati notav in corteo in Clarea, la polizia carica ma la libertà è tutto (video/foto/audio)

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Aggiornamento ore 14.30: il corteo torna verso Giaglione

E’ ancora in corso l’iniziativa No Tav in Val Clarea dove in circa 500 attivisti del movimento stanno accompagnando gli imputati a giudizio per le giornate del 27 giungo e del 3 luglio 2011 nei luoghi della lotta e per la difesa dei quali oggi si trovano sottoposti a giudizio.

E’ di poco fa la notizia di una carica effettuata da una polizia molto nervosa nei pressi del ponte Clarea. Già nei giorni scorsi, quando il movimento aveva indetto il presidio pubblico, per mezzo stampa si era diffusa la notizia che un importante presidio interforze ne avrebbe impedito lo svolgimento.

Circa 500 persone si trovano quindi ora nei pressi del ponte e, nonostante l’aggressione, resistono intonando cori e slogan.

Facendo un passo indietro rispetto la cronaca della giornata, stamane è stato letto da parte degli imputati un comunicato, che ufficializzava l’abbandono dell’aula, per denunciare un processo che procede a ritmo serrato in un clima assolutamente fuorviante e criminalizzante. A tutto ciò va inoltre aggiunta una valutazione rispetto alla conduzione non imparziale dello stesso, con un collegio giudicante che non si distingue dalle procura la quale con arroganza detta tempi e modi di questa plateale rappresentazione.

Per questi motivi Giorgio e Lollo, sempre stamane, hanno revocato il difensore attraverso una dichiarazione che è stata letta pubblicamente, qui di seguito alcuni estratti tra cui “In questo processo la difesa viene azzerata e svilita. Le parti civili recitano parti ambigue. E contestiamo l’etichetta di pericolosi socialmente che ci hanno affibbiato. Il discorso non e’ violenza si o violenza no, ma contro cosa si resiste a cosa ci si oppone” e ancora “Con tutto il rispetto per i nostri legali – ha dichiarato – revochiamo definitivamente, salvo un reale cambiamento di atteggiamento della corte, gli avvocati che ci hanno assistiti dal nostro arresto”

Da subito i media hanno stravolto il racconto dei fatti, dandone una cronaca stizzita, enfatizzando certi momenti e non dando risalto alle reali ragioni della protesta: ad essere processato oggi è chiaramente il movimento No Tav, la sua lotta ultra-ventennale e la sua Resistenza.

In questa giornata il movimento ha saputo mettere in campo un’importante azione simbolica che ribadisce, dopo le manifestazioni diffuse in tutta Italia del 22 febbraio in solidarietà ai NO Tav in carcere con l’accusa di terrorismo, che il movimento non si fa intimidire e prosegue con determinazione la propria lotta.

L’udienza del cosiddetto processone NoTav, in programma per il 28 febbraio, è iniziata e si è conclusa in maniera un po’ diversa dal solito. C’è un gran numero di solidali ad affollare la parte dell’aula bunker riservata al pubblico, quando un compagno dal banco degli imputati prende la parola e annuncia che in due hanno deciso di revocare definitivamente il mandato ai propri avvocati. Non certo per sfiducia nei confronti dei propri difensori ma perché ritengono del tutto inutile continuare a difendersi in un processo in cui è sempre più difficile notare la differenza tra i giudici e i Pm. Terminata questa dichiarazione ne inizia subito un’altra, nella quale, per gli stessi motivi, tutti e 53 gli imputati annunciano che stanno per abbandonare l’aula per recarsi al cantiere di Chiomonte. Con cori, slogan e insulti contro i Pm si esce quindi dall’aula bunker e si sale sulle auto e sui pullman. Direzione Valsusa.

Alle 12 e 30, dietro uno striscione in solidarietà con Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, un lungo serpentone molto rumoroso si incammina lungo la mulattiera di Giaglione e si ferma solo davanti a un folto gruppo di celerini che, a ridosso dell’area del cantiere, sbarra la strada. Faccia a faccia con i celerini continuano gli slogan e i cori anche quando, uno sputo su un casco blu fa vibrare qualche manganellata. Dopo un paio d’ore si ritorna quindi indietro per la mulattiera dell’andata continuando senza sosta a intonare canti contro il cantiere e le forze dell’ordine.

Ascolta un resoconto della giornata dai microfoni di Radio Blackout, oppure scarica il file mp3.

Macerie

 

Il comunicato degli imputati/e notav letto al processo in aula bunker

Di seguito Il comunicato degli imputati/e notav letto al processo in aula bunker prima di abbandonare l’aula e andare verso Giaglione dove alle 12 è fissato il ritrovo per andare tutti insieme in Clarea. Alla lettura del comunicato, con il solito disappunto da parte dei pm più volte palesato, gli imputati escono con i cori del pubblico.

Il comunicato:

Questo processo, sin dai suoi esordi, si è palesato non come un dibattimento volto all’accertamento dei fatti e a stabilire eventuali responsabilità, ma come un dibattimento a senso unico, quello della procura torinese, in totale assenza di arbitri imparziali.

La scelta stessa di quest’aula – scelta più volte giustificata come mancanza di maxi-aule per infine svelarsi per quello che era: una precisa scelta politica – lo dimostra. La pesante militarizzazione dell’aula, i pesanti controlli e le perquisizioni all’ingresso, la registrazione (e la duplicazione) dei documenti d’identità del pubblico presente non sono altro che espedienti per creare un clima di pericolosità sociale intorno al movimento NO TAV volto a condizionare l’opinione pubblica sulla legittimità di provvedimenti sempre più pesanti. Non a caso si è passati dalle comuni imputazioni di resistenza a quelle di terrorismo.

L’ammissione come parte civile di ben tre ministeri – interno difesa ed economia -, cosa mai accaduta in presenza di semplici reati di resistenza e lesioni, è prova di come questo clima, costruito ad arte dalla procura torinese, trovi nel tribunale la sua legittimazione e la benedizione dei vari governi del TAV.

All’inverso la non ammissione, come testi della difesa, dei tecnici NO TAV è l’ennesima riprova di come si voglia condurre il processo su binari prestabiliti, presentare cioè quanto è accaduto nelle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011, estrapolandolo da ogni contesto reale e senza tentare minimamente di comprendere le motivazioni e le ragioni degli imputati. Si vuole processare il movimento NO TAV senza che si parli mai del TAV.

Il modo stesso in cui sono regolati e limitati i diritti della difesa –  il reiterato rigetto di ogni istanza difensiva, l’impossibilità di conoscere (e quindi poter citare) i nomi dei dirigenti delle forze dell’ordine nelle giornate per cui siamo accusati, l’impossibilità di poter controinterrogare i testi dell’accusa su argomenti di cui i PM non hanno già posto domande, l’impossibilità di valutare l’attendibilità dei testi nel caso di agenti che hanno redatto relazioni di servizio usando le medesime frasi – sono per noi la dimostrazione di quanto tutto sia già stato deciso e il dibattimento rappresenti solamente una formalità necessaria.

La fretta stessa con cui si vuol giungere alla sentenza, il ritmo imposto da tribunale – con udienze massacranti di diverse ore, inframmezzate solo da una brevissima pausa per il pranzo, tenute con una già pesante cadenza settimanale ottenuta solo dopo la protesta unanime dei difensori, non disposti ad accettarne due la settimana – rappresenta un grave impedimento all’esercizio del nostro diritto alla difesa.

Il reiterato divieto da parte del tribunale di ascoltare gli imputati – negando loro quasi sempre la parola e invitando i carabinieri ad allontanarli – sono la palese dimostrazione di come gli imputati non siano considerati degli attori comprimari del processo ma semplici comparse, indispensabili ma senza diritti, utili solo alla prosecuzione della rappresentazione.

Per questi motivi siamo giunti alla conclusione che qualsiasi sforzo generoso da parte dei nostri difensori sarà sempre vanificato dal clima di ostilità che si respira in quest’aula.

Pensavamo che il metodo con cui la procura torinese imbastisce le proprie inchieste contro il movimento NO TAV potesse essere messo liberamente in discussione in sede processuale da parte dei nostri difensori.

Pensavamo di essere processati per delle ipotesi di reato, ma ci siamo accorti – nel corso del procedimento – che siamo processati non per quello che potremmo aver fatto ma per quello che siamo.

Pensavamo di avere un processo normale in un tribunale normale, ma ci sembra – in quanto NO TAV – di essere sottoposti a un procedimento che si dimostra sempre più “speciale”.

Per queste ragioni abbiamo deciso oggi di disertare questo processo.

Abbandoniamo quest’aula, lasciandovi liberi di sperimentare i nuovi metodi di procedura legale da usarsi contro il movimento NO TAV, e ce ne andiamo in Val Clarea, luogo simbolo della nostra resistenza alla devastazione della Val Susa, per testimoniare ancora una volta la nostra determinazione e il nostro impegno in questa lotta.

notav.info

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