In ogni occasione

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Zo d’Axa
Quando si va per la propria strada, da soli, in ogni occasione ci si appropria del piacere di dire la parola che le persone del quartiere non osano. È finita la preoccupazione di edificare i vicini e la portinaia. Basta morale! Basta traffico! Troppi acchiappa-clienti…
All’argomento della massa, ai catechismi delle folle, a tutte le ragioni di Stato della collettività, si contrappongono le ragioni personali dell’Individuo.

Quali ragioni?
Ciascuno ha le sue. L’isolato si guarderà bene dal predicare una regola comune. Il refrattario non fa posto per una dottrina. Pensa da te! Qual è il tuo caso? La tua età? Il tuo desiderio? La tua forza? Hai bisogno delle grucce che le religioni ti offrono? Se sì, torna alla tua chiesa, ormai valida per tua scelta. Preferisci tu, sempre discepolo, il sogno dei sociologi? Bene, ci racconterai i tuoi progetti per l’anno tremila. Oppure ti senti in equilibrio? Vuoi dunque vivere? Sei pronto? Allora non attendere più nessuno, marcia verso il tuo odio, verso le tue gioie – le gioie della franchezza assoluta, dei rischi e della fierezza.
Si cammina, si agisce, si aspira, perché un istinto combattivo fa preferire la caccia alla siesta nostalgica. A margine dei codici, si fa bracconaggio di grossa selvaggina: ufficiali e giudici, daini o carnivori; si stanano dalle foreste i greggi di politicanti; si prende gusto ad afferrare pel colletto il finanziere saccheggiatore; si importunano agli incroci i letterati addomesticati, piume e peli, insudiciatori di idee, terrori della stampa e della polizia.
Nel corso delle dispute fra sette, razze e partiti, ogni giorno, all’azzardo dei fatti, si precisano i colpi da portare… Chiedete della maniera di trattare la Magistratura e l’Esercito come meritano… Facciamo la festa all’ermellino e alla mimetica! I demolitori coscienti non si specializzano: di volta in volta, secondo l’incontro, colpiscono a destra e a sinistra.
Nel frattempo lo spirito di corpo produce graziosi risultati: i magistrati, i militari, le uniformi, la livrea, tutti i servitori della Società sparlano della vecchia protettrice. L’ufficio in subbuglio si inacidisce. Legulei, rabbini e curati, gli officianti, gli ufficiali e gli ufficiosi, i complici, si destreggiano nell’anticamera cogli oggetti del culto. Si scandalizzano i fedeli. Il dubbio spalanca gli occhi. In qualche mese il popolo fanciullo scopre che gli si nascondevano «delle cose»… Adesso la fiducia è morta: i cattivi pastori l’hanno uccisa. Vicino all’asta spezzata della bandiera, le bilance della giustizia giacciono come ferraglia in mezzo a legna da ardere…
Passata la crisi, i rigattieri della Patria tenteranno invano dei rammendi. Più rara si farà la pratica. La buona storia di una Nazione significante progresso e generosità, non illuderà più tanti allocchi: mai si conobbe tribù più accanita nel mantenere un uomo al palo di tortura.
Del resto, e senza contraddirsi, non si accetterà più la leggenda d’uno scandalo stendardo della vera Verità. La dama nuda allo specchio vede troppo poche cose nel cristallo che la riflette. Canta la legalità, dimenticando che è legalmente che si fucilano i coscritti colpevoli di un semplice gesto; e che sempre legalmente, nelle nostre strade, nelle notti d’inverno, uomini e bambini crepano davanti agli usci chiusi. Abbasso questi usci chiusi – i peggiori! Della revisione che bisognerebbe fare, la bella donna non parla affatto.
Da sempre le grandi parole: diritti, doveri, onore, salute pubblica – risuonano in tutte le congreghe, sotto opposte bandiere. Si squillano parole adescatrici. È una musica militare, un canto di chiesa, strofe variate di riunione pubblica. Gli uomini che non si irreggimentano se la ridono delle parole tentatrici.
Senza prendere servizio nei campi, essi conserveranno nella mischia la lealtà appassionata della parola giusta e del colpo preciso. Il tale stato maggiore o il tal altro non devono contare su di loro. Essi disprezzano le diplomazie, le tattiche, le reticenze. Sono sospetti; in ogni campo, volontieri, verrebbero trattati da franchi tiratori. Lasciano ad altri il soldo, i galloni e le nuove menzogne.
È mentire il promettere ancora dopo già tante promesse. I profeti ed i pontefici, i predicatori, gli utopisti ci ingannano facendoci intravedere, da lontano, i tempi dell’amore. Noi saremo morti: la terra promessa è quella in cui imputridiremo. A che titolo, per quali motivi ipnotizzarsi sull’avvenire? Basta miraggi! Noi vogliamo – e con tutti i mezzi possibili – irriverenti per natura sia delle leggi che dei pregiudizi, noi vogliamo – immediatamente – conquistare tutto ciò che la vita porta in sé di fiori e di frutti. Se più tardi una rivoluzione risulterà dagli sforzi sparsi – tanto meglio! – sarà la buona. Impazienti, l’avremo preceduta…
Continuate dunque a declamare, signori, se ciò vi diverte. E voi, i professionisti, piangete sulla Società. Anche un’altra grande persona, la Nazione, pare sia ammalata. Non ne dubitiamo, è cosa seria. Due entità valgono meglio di una. E andate dunque! Affrontate il pericolo! Complotti di qui… Venduti di là… Cacciamo lo straniero «che ci rovina e ci disonora». Buttiamoli fuori. Cos’altro ancora? Per la Repubblica! Per la Sociale!
Più si è patrioti e più si ride.
Io asserisco di fatto che un ragazzo quindicenne non ancora abbrutito da sergenti arruolatori, da sorveglianti e da capi di scuola, vede più dritto di un elettore. Tutto è così chiaro. Cos’è successo? Nulla. Una società che si capovolge, un popolo che annega… ciò non ha alcuna importanza.

L’Individuo guadagna la riva.
Solido sulla terraferma che il suo sforzo sa conquistare, l’Evaso dalle galere sociali non ripercorre più antichi sogni. Tutte le esperienze sono fatte. Si è visto che appena liberi dalla follia degradante del prete, gli uomini hanno accettato in blocco gli inganni del patriottismo. In nome dei principi nuovi, hanno rimesso l’antico collare. La schiavitù è stata laicizzata, il collare è tricolore. Che importa il dogma! Ciò non è, invero, che un procedimento di governo – lo si sfuma a seconda del gusto della popolazione. Ma già i colori sbiadiscono: si parla d’umanità, di una sola famiglia… Diffidare! In onore di quella famiglia, ci si appresta ancora ad ingannare!… E l’individuo che io indico, colui che sa, colui che pensa, l’Evaso dalle galere sociali, colui che non salirà più sui battelli imbandierati della religione e della patria, non si imbarcherà nemmeno sulle zattere senza biscotti della Medusa umanitaria.

Hai capito, cittadino?
L’idea di rivolta, così, non è una mania qualsiasi, una fede novella destinata ad ingannare ancora una volta i tuoi appetiti e le tue speranze. È l’individuale energia di difendersi contro la massa. È l’altera volontà di vivere. È l’arte di marciare soli.
Al di fuori – basta osare!