CATANIA: UNA DOMENICA DI ORDINARIA REPRESSIONE
Crediamo sia opportuno raccontare ancora una volta di quanto siano carogne le guardie. Turbando la quiete di una tranquilla domenica mattina, due volanti si fermano davanti all’abitazione dei genitori di un compagno e due poliziotti suonano alla porta. Il pretesto è una notifica a carico del figlio che notoriamente risiede altrove da molti anni, cosa che immediatamente i famigliari comunicano ai due birri. Visto che da più di un anno le visite sono state molte, il compagno si era già recato alla questura con i propri famigliari e un gruppo di solidali per spiegare ai porci della digos che non sarebbe stato più il caso di continuare a cercarlo a quell’indirizzo. Oltretutto un paio di giorni fa il ragazzo era stato fermato in una città del nord Italia dalla polizia;
che aveva in quel frangente l’occasione di notificare all’interessato le denunce a suo carico. Al ribadire che il figlio non abita più lì da anni, i due sbirri si irritano e intimano con toni arroganti e autoritari di esibire i documenti. I genitori ovviamente si rifiutano (ma come: i documenti a casa nostra?) e il padre viene minacciato di essere tradotto in centrale, di essere denunciato per resistenza e per non aver fornito le proprie generalità. Detto fatto: tra gli sguardi di parenti e vicini che ormai si erano radunati nella strada, arrivano altre due volanti di rinforzo e caricano in macchina il padre. Una volta in questura, viene informalmente interrogato sulle attività del figlio e messo sotto pressione, anche tirando in ballo sue vicende personali. Conoscendo il padre certe pratiche sbirresche, l’unica cosa che ottengono da lui è una risposta secca su questo tono: “mio figlio è grande e vaccinato, ciò nonostante provate a torcergli anche solo un capello che con tutte le mie forze farò il possibile per farvi tenere il culo con tutte e due le mani”. Dopo più di due ore in sgradita compagnia, viene rilasciato e accolto dai famigliari e da qualche solidale che nel frattempo si erano radunati fuori dalla questura.
Queste sono sicuramente prassi comuni utilizzate dalle forze dell’ordine per intimidire chi suo malgrado abbia avuto a che fare con loro. Intimorire e fare pressione alla famiglia è un modo per creare situazioni di stress e per far sì che le persone vicine all’interessato/a si allontanino od entrino in conflitto con lui/lei.
E’ chiaro che ogni compagno sa che prima o poi gli sbirri busseranno alla sua porta ed è pronto ad affrontare le conseguenze delle sue scelte.
Ma non è tollerabile che vengano coinvolte direttamente nella repressione altre persone che hanno fatto scelte di vita diverse, solo per il fatto di essere parenti o amici.
A Catania, tra circa un mese, ci sarà una due giorni contro carcere e repressione, ed è evidente che un’iniziativa che mette in risalto e porta avanti la discussione su questi argomenti dà parecchio fastidio alle autorità. Ma non accade solo a Catania, non accade solo agli anarchici: qualche giorno fa, a Firenze, un appartenente ai movimenti per la casa, mentre rientrava da solo verso l’occupazione, è stato circondato da una decina di sbirri in borghese, minacciato, malmenato e portato in questura.
Sta ad ognuno di noi impedire che queste cose accadano con facilità.
Facciamo in modo che la solidarietà non rimanga solo una parola!
Lunedì 13 Ottobre dalle ore 18 ci troviamo in piazza dell’Odeon (di fronte al Teatro Greco) per esprimere pieno appoggio al nostro compagno e alla sua famiglia.
Nel frattempo riportiamo i contatti dei servi dello Stato, sempre quelli
perchè ne facciate buon uso….
Piazza S.Nicolella n.8
Tel 095/7367533
Fax 095/7367523
Anarchici catanesi