Contra Toda Autoritad [giornale e sito web]: Sul pericolo di trasformare l’anarchia in un insieme di pratiche vuote nel conflitto contro il potere (Settembre 2014 #1) it/es

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Sul pericolo di trasformare l’anarchia in un insieme di pratiche vuote nel conflitto contro il potere (Settembre 2014 #1)

Senza dubbio uno dei grandi pericoli in agguato in ogni momento per l’anarchia è la possibilità di trasformarsi in un insieme di pratiche vuote di ogni contenuto di offensiva contro il potere.

Questa situazione è fomentata, da un lato, dallo stesso nemico attraverso i suoi valori di dominio democratico come “diversità”, “tolleranza”, “pluralismo” e l’integrazione economica attraverso la mercificazione della ribellione ed il consumo “alternativo”.

D’altra parte, esiste tutta una serie di individui e gruppi “di protesta” e perfino alcuni “anarchici” che inconsciamente o deliberatamente si allontanano dall’antagonismo dalla conflittualità permanente contro il potere, mettendo a tacere la necessità di distruzione e attacco diretto contro l’autorità o, nel peggiore dei casi, realizzando grandi campagne che mostrano un immagine pulita dell’anarchismo, presentandosi come patetici difensori di un’ideologia estranea allo scontro con il potere.

Per noi, il recupero della nostra vita è un processo che prevede la realizzazione della nostra autonomia rispetto al modo di vita alienante, sottomessa e mercificata che ci offrono la società del capitale e l’autorità. Ma questo progetto non lo agganciamo mai ad una logica di convivenza pacifica con il potere, ma con un atteggiamento di scontro permanente che include una necessaria prospettiva di attacco diretto e la distruzione del potere come elementi essenziali di tutto il processo di liberazione totale.

E proprio questo, un progetto di scontro, di guerra e di attacco che oltrepassa la legge, è ciò che fa che qualsiasi pratica che mira ad “autogestire la vita” straripi su qualsiasi iniziativa specifica rendendola parte di un progetto offensivo impossibile da essere assimilata dal potere.

Non c’è dubbio che l’alimentazione sana e libera dallo sfruttamento animale, orti autogestiti, l’autoproduzione del nostro abbigliamento, la medicina naturale e la liberazione delle relazioni tra gli individui sono sempre pratiche valide nella lotta, e le riteniamo pratiche che diffondono l’antagonismo all’ordine sociale dominante. Ma è anche importante valutare queste pratiche nella loro giusta prospettiva, e cioè che non sono esattamente un attacco diretto al dominio. Per questo, ponendo tali iniziative in un progetto di scontro antiautoritario multiforme, si finisce per dargli più importanza di quanta ne abbiano realmente, mostrandole come un contributo ulteriore alla lotta piuttosto che “una” forma di lotta.

Allo stesso modo, le azioni violente che non si collocano in nessuna parte offensiva che comporta il completo recupero della vita sono anch’esse limitate nella loro prospettiva.
Altrettanto importante è il non gerarchizzare i mezzi utilizzati nella lotta contro il potere, è il fatto di valorizzare di ogni mezzo nel suo apporto puntuale, mostrando una pratica di lotta come un’insurrezione permanente.

E’ per questo che la nostra offensiva punta il suo sguardo su un orizzonte che va oltre i mezzi utilizzati, dotando di contenuto e significato di ribellione a ciascuna delle pratiche che sviluppiamo per l’eliminazione di ogni potere ed autorità. Questa guerra contro il potere implica per noi la tensione costante e l’autocritica necessaria a migliorare sempre, a non accontentarsi, sottraendo la strada e il terreno alla polizia, attaccando la repressione e l’ordine sociale puntando in modo permanente alla distruzione di tutte le forme di potere.

Diffondere l’anarchia non passa per la capitolazione dei valori antagonisti all’ordine dominante, non passa nemmeno attraverso le forme di autogestione di vita in un insieme di pratiche che sfuggono dal confronto con l’ordine sociale. L’anarchia non può essere un’alternativa alla cultura del consumo, un insieme di pratiche culturali che coesistono pacificamente con il nemico. L’anarchia è un continuo stare in guerra, va al di là delle pratiche specifiche spazzando via tutta l’ideologia parziale e totalizzante (animalismo, femminismo, naturalismo, ecc).

Quanto del nostro tempo ed energie dedichiamo ad alimentare discorsi e pratiche privi di contenuti offensivi?
Quanto dedichiamo a progetti o iniziative per diffondere valori, idee e pratiche basate sullo scontro e l’attacco al dominio?

Per questo compagni, né pratiche di autonomia senza prospettiva di attacco, né pratiche di attacco senza prospettiva di liberazione e di autonomia nelle relazioni e la vita di tutti noi. Perché, come ha detto un compagno, l’anarchia non è e non può essere un rimedio o un analgesico per i mali della società; l’anarchia è e deve essere un pugnale avvelenato contro l’ordine sociale e contro ogni autorità.

Contra Toda Autoritad

Tradotto da RadioAzione

https://radioazione.org/2014/10/contra-toda-autoritad-giornale-e-sito-web-sul-pericolo-di-trasformare-lanarchia-in-un-insieme-di-pratiche-vuote-nel-conflitto-contro-il-potere-settembre-2014-1/#more-7598

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Sobre el peligro de transformar la anarquía en un conjunto de prácticas “alternativas” sin contenido de ofensiva contra el poder.(Septiembre 2014 #1)

Sin duda que uno de los grandes peligros que acecha a la anarquía en todo tiempo es la posibilidad de transformarse en un conjunto de prácticas vacías de todo contenido de ofensiva contra el poder.
Esta situación es fomentada, por un lado, por el mismo enemigo a través de sus valores aglutinantes en torno al dominio democrático como la “diversidad”, la “tolerancia”, el “pluralismo” y también la integración económica por medio de la mercantilización de la rebeldía y el consumo “alternativo”.
Por otro lado, existe también toda una gama de individuxs y grupos “contestatarios” e incluso algunxs “anarquistas” que de manera inconciente o deliberada se desmarcan del antagonismo y la conflictividad permanente hacia el dominio, ya sea silenciando la necesidad de la destrucción y del ataque directo contra la autoridad o, en el peor de los casos, realizando burdas campañas de limpieza de imagen del anarquismo, presentándose a sí mismos como patéticos defensores de una ideología ajena a la confrontación con el poder.

Para nosotrxs, la recuperación de nuestra vida es un proceso que involucra la construcción de nuestra autonomía respecto al modo de vida alienado, sumiso y mercantil que ofrece la sociedad del capital y la autoridad. Pero este planteamiento no lo abordamos jamás desde una lógica de coexistencia pacífica con el poder sino que a partir de una actitud de permanente confrontación que también involucra a necesaria perspectiva del ataque directo y la destrucción del poder como elementos indispensables de todo proceso de liberación total.
Y precisamente eso, un planteamiento de confrontación, de guerra y ataque que traspasa la legalidad, es lo que hace que toda práctica que apunta a ”autogestionar la vida” desborde cualquier iniciativa específica viviéndola parte de un planteamiento de ofensiva imposible de ser asimilado por el poder.
No hay lugar a dudas de que la alimentación saludable y libre de explotación animal, los huertos autogestionados, la confección de nuestra propia vestimenta, la medicina natural y la liberación de las relaciones entre individuxs son prácticas válidas en la lucha siempre y cuando se les resignifique como prácticas que propaguen el antagonismo con el orden social dominante. También es importante valorar estas prácticas en su justa dimensión, la cual no es precisamente la de ser un ataque directo contra el dominio. Por eso, al desarrollar dichas iniciativas bajo un planteamiento de confrontación antiautoritaria multiforme, estás terminan por desbordarse más allá de sus propios límites, mostrándose como un aporte más en la lucha antes que como “la” forma de lucha.
Asimismo, las acciones violentas que no se proyectan como parte de una ofensiva que involucra la recuperación integral de la vida poseen también alcances limitados en sus perspectivas.
Tan importante como no jerarquizar los medios utilizados en la lucha contra el poder, es el hecho de valorar cada herramienta en su aporte puntual, apuntando a desbordar la lucha en la práctica misma de la permanente insurrección.
Es por esto que nuestra ofensiva fija su mirada en un horizonte que va más allá de los medios utilizados, dotando de contenido y significado de rebelión a cada una de las prácticas que desarrollamos en pos de la eliminación de todo poder y autoridad. Esta guerra contra el poder implica para nosotrxs la tensión constante y la autocrítica de la cual emana la necesidad de siempre superarse, de nunca conformarse, de ganarle la calle y el terreno a la policía, de atacar a la represión y al orden social apuntando permanentemente a la destrucción de toda forma de poder.
Difundir la anarquía no pasa por la capitulación de los valores antagónicos al orden imperante, tampoco pasa por hacer de las formas de autogestión de la vida un conjunto de prácticas que rehúyen la confrontación con el orden social. La anarquía no puede ser una alternativa a la cultura del consumo, un conjunto de prácticas culturales que coexisten pacíficamente con el enemigo. La anarquía es un continuo estar en guerra va más allá de las prácticas específicas arrasando con toda ideología parcializante o totalizante (animalismo, feminismo, naturismo, etc).
¿Cuánto de nuestro tiempo y energía dedicamos a alimentar discursos y prácticas carentes de contenido de ofensiva? ¿Cuánto dedicamos a proyectos o iniciativas destinados a propagar valores, ideas y prácticas que basadas en la confrontación y el ataque contra la dominación?
Por eso compañerxs, ni prácticas de autonomía sin perspectiva de ataque, ni prácticas de ataque sin perspectiva de liberación y autonomía en las relaciones y la vida en us conjunto. Porque, como dijo un compañero, la anarquía no es ni puede ser un remedio o un analgésico ante los males de la sociedad; la anarquía es y debe ser un puñal cargado de veneno contra el orden social y contra toda autoridad.

Sobre el peligro de transformar la anarquía en un conjunto de prácticas “alternativas” sin contenido de ofensiva contra el poder.(Septiembre 2014 #1)