Abraham è un giovane artigiano e giocoliere di 23 anni, originario di Tlaxiaco, nello stato di Oaxaca.
Il 2 ottobre 2013 si trovava nel centro di Città del Messico per comprare dei materiali che gli servivano per il suo artigianato. Vedendo la manifestazione e lo sproporzionato schieramento di forze poliziesche, decide di unirsi alla marcia, in compagnia di un amico.
Dopo qualche metro si accorgono di essere seguiti da un paio di agenti in borghese con taglio militare, mentre la polizia antisommossa stava attaccando i manifestanti in maniera indiscriminata e generalizzata. In questo momento i due cominciano a correre inseguiti dai due loschi individui e, arrivati all’altezza del Metro Hidalgo, sono raggiunti e aggrediti dalla Polizia Investigativa.
Una volta arrestato fu fatto salire su una pattuglia, con la quale i poliziotti cominciano a girare nella zona circostante tirando su differenti oggetti, tra i quali delle pallottole calibro 223, che successivamente saranno presentate come prove del reato di cui è imputato. Dopo circa un’ora di aggressioni e trattamenti degradanti, viene portato in una delle Procure Generali della Repubblica (PGR), per poi presentarlo a una agenzia del Ministero Pubblico a Iztacalco. È proprio lì che appaiono due elementi in uniforme che lo accusano di tentato omicidio.
Il 4 ottobre è trasferito al Reclusorio Norte davanti al giudice Jorge Martínez Arreguín che decide di mantenerlo in carcere con le accuse di tentato omicidio, oltraggio all’autorità e attacco alla pace pubblica, con l’aggravante della delinquenza organizzata.
Lo scorso 2 giugno viene sentenziato a 13 anni e 4 mesi di prigionia, nonostante il PM non abbia mai potuto accreditare le dichiarazioni dei poliziotti che lo accusano, né trovare le prove sufficienti per continuare il processo.
Fra le varie irregolarità del caso di Abraham vanno tenute in conto: l’aggressione al momento dell’arresto, il volontario ritardo nel presentarlo davanti alle autorità pertinenti, le aggressioni fisiche e psicologiche subite durante il trasferimento al Pubblico Ministero, così come l’invenzione delle pallottole, presentate anch’esse al PM.
Il caso di Abraham Cortés Ávila è rilevante perchè, fino a questo momento, si tratta della condanna più lunga che è stata data nell’ambito della repressione e criminalizzazione della protesta sociale a Città del Messico.
Ricordiamo che il compagno non ha familiari in città e questo rende difficile seguire il suo caso.
In questo momento Abraham sta scontando la pena nel Reclusorio Norte, insieme a Fernando Barcenas con cui sta portando avanti un progetto editoriale di diffusione anticarceraria chiamato “el Canero” (la Zanna)
Per maggiori informazioni scrivere alla mail: libertadparaabrahamyfernado@gmail.com