Fuoco ai CIE
I CIE (centri di identificazione ed espulsione) sono dei lager, lo diciamo da anni.
Nei CIE le persone sono rinchiuse per mesi in condizioni disumane, con la “colpa” di non possedere le carte giuste, senza sapere cosa sarà di loro.
I CIE sono parte della macchina dell’espulsioni, mangiano esseri umani, creano clandestini e li risputano nella società spingendoli ad accettare le peggiori condizioni di sfruttamento, minacciano e ricattano tutti gli immigrati, espellono chi è stato spremuto per anni ed ora non serve più.
I CIE fanno guadagnare tanti soldi ai padroni dei nuovi schiavi e li fanno guadagnare anche agli sciacalli che li gestiscono: la Croce Rossa Italiana, le Misericordie, il Consorzio Connecting People, Auxilium, Acuarinto, etc… ed ora i professionisti della sicurezza come Gepsa, filiale di Cofely, società a sua volta appartenente alla multinazionale dell’energia Gdf-Suez.
Nel febbraio del 2009 centinaia di internati nel CIE di Lampedusa si sono ribellati e lo hanno incendiato, da quella data ha avuto inizio una straordinaria stagione di lotta: fughe, rivolte, incendi, danneggiamenti hanno portato alla chiusura di 6 CIE sui tredici esistenti ed al ridimensionamento degli altri.
La lotta ha inceppato il meccanismo delle espulsioni, delle reclusioni, delle retate. Migliaia di sfruttati/e hanno beneficiato degli effetti prodotti dalle rivolte.
Il governo si è visto costretto, per calmare una situazione ingovernabile, a ridurre da 18 a 3 i mesi di permanenza massima all’interno dei CIE. Va detto, a chiara voce, che il merito di aver ottenuto questa diminuzione dei tempi di reclusione va solo a tutte e tutti quelli che hanno messo in gioco la loro vita lottando.
Altrettanto chiaramente va detto che non bisogna farsi illusioni, la riduzione dei tempi di reclusione verrà affiancata ad una riforma dei centri: lo scopo è quello di garantire le esigenze del governo e dei padroni, cioè lucrare sulla prigionia e reprimere meglio i poveri.
Solo con la lotta si può difendere quanto si è conquistato e solo con la lotta si possono ottenere nuove vittorie.
Per questo torniamo a Ponte Galeria, a fianco di tutte le internate e di tutti gli internati.
Chiudere i CIE, libertà per tutte e tutti, fuori razzisti e polizia dai nostri quartieri.
Presidio solidale al CIE di Ponte Galeria
Sabato 8 novembre, ritrovo alla stazione FS Ostiense, ore 14
oppure ore 15 alla stazione Fiera di Roma, davanti le mura del lager
alcuni e alcune nemiche delle frontiere