L’articolo qui proposto risale all’anno di grazia 1900, e venne pubblicato sullo “Yorozu Chōhō”, giornale dell’ala radicale dell’allora nascente movimento socialista giapponese, che verrà chiuso dalle autorità nel 1905 per propaganda antimilitarista.
Quando scrive “Abolire il denaro!“, Shūsui Kōtoku ha quasi 30 anni ed è già socialista, ma non è ancora approdato al pensiero anarchico.
Proviamo a dare qualche suggerimento di lettura.
Non ci sono dubbi sul fatto che la fiducia in concetti arcaici e aristocratici come “la forza e l’onore” sia qualcosa che poco ha a che fare col movimento anarchico quale noi conosciamo e al quale ci richiamiamo, e sappiamo bene che la critica antisessista e femminista, negli anni, ha sviluppato ben altre riflessioni sul fenomeno della prostituzione, che può tranquillamente essere una scelta senza che ciò leda la dignità dell’individuo (ma, appunto, deve essere una scelta, non una costrizione dettata dalla condizione sociale).
Non di meno, riteniamo assai importante rilanciare un pensiero stupendo: una società finalmente liberata dal giogo del denaro… Un pensiero che negli ultimi anni è sempre più stato relegato a utopia infantile, per fare posto a rivendicazioni di un “salario migliore” o di un “reddito per tutti”. Eppure, come possiamo pensare di abolire il capitalismo, se non siamo disposti a pensare ad una società senza soldi? Non dovremmo mai dimenticare, d’altronde, che “Il denaro è il potere alienato dell’umanità” [K. Marx, “Manoscritti economico-filosofici del 1844”].
Ci permettiamo infine di suggerire un’interpretazione delle parole di Kōtoku, consci del fatto che è difficile per noi entrare e raccapezzarci tra le idee di un compagno del Giappone di fine XIX secolo. Crediamo che un concetto come quello di “forza” possa essere assimilato alla capacità, la base del socialismo e dell’autogestione secondo il vecchio adagio “da ciascuno secondo le proprie capacità – a ciascuno secondo i suoi bisogni”; il concetto di “onore”, invece, va letto piuttosto come quello già citato di “dignità”: dignità di poter fare quel che si vuole senza costrizioni sociali o imposizioni autoritarie, ovvero quanto calpesta la dignità (e dunque l’onore) di una persona. Ecco, ci sembra che l’appello di Kōtoku sia in fondo un grande invito all’autodeterminazione, attuabile solo e soltanto abbattendo la società capitalista ed il suo strumento prediletto: lo Stato.
Nota: la nostra traduzione è stata approntata su quella in spagnolo curata da José Antonio Gutiérrez D.
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Abolire il denaro!
Quando i batteri entrano nel flusso sanguigno di una persona, la sua salute peggiore gradualmente.
La stessa cosa accade con il denaro. Dato che ha poteri illimitati in tutto il mondo, il modo in cui funziona il mondo va necessariamente degradandosi per la sua influenza. Passo dopo passo, la morale è destinata ad andare in rovina e la natura umana si corrompe. Alla fine, la società si incammina verso la sua distruzione.
Qualcuno sostiene l’abolizione della prostituzione, indignati sempre più per la depravazione della borghesia, altri sostengono la riforma dei costumi popolari, chiedendo un aumento della morale… e altre cose simili. A dire il vero, mi sembra che in tempi come quelli che viviamo, nei quali il denaro è necessario perfino per ottenere un libro sulla morale o per essere ammessi ad una conferenza di mezza giornata sul tema, tutta questa interminabile tiritera e tutti questi discorsone sono completamente inutili.
Nessuno si prostituisce per sua volontà. Nessuno vende il suo onore volontariamente. Non c’è nessuno che non voglia la riforma dei costumi popolari o che non chieda miglioramenti nella morale. Senza dubbio, il motivo per il quale le cose non stanno così è il denaro.
La gente, invece di impiegare tanti sforzi nello stancare le lingue e nell’esaurire le penne, farebbe meglio a dare la priorità alla denuncia dell’onnipotenza del denaro. Se non ci si sbarazza del denaro, allora non si può distruggere l’influenza onnipotente che il denaro esercita in ogni ambito della vita. Per dirla altrimenti, a meno che in questo mondo non si elimini la necessità di denaro, è quasi impossibile migliorare la natura umana o il mondo.
Chi non ha denaro, non può vivere. Questo è lo stato attuale del mondo. Ma perfino nella nostra corrotta società nessuno potrebbe affermare che ciò è giusto. Si sa che una persona vive anche d’altre cose oltre il denaro. Prima del denaro vengono la forza e l’onore. Ci sono diritti e doveri. Ci sono il pane e i vestiti. Ma oggi, nel momento in cui il denaro ha poteri illimitati, c’è posto per la verità nel mondo? C’è spazio per fare ciò che è giusto?
Se una bella mattina, come per fare una prova, venisse abolito il denaro e la sua necessità venisse totalmente sradicata, che posto nobile diverrebbe il mondo! Quale pace rinascerebbe! Che felicità!
La furfanteria, la corruzione, le svendita dei proprio principi da parte delle persone – tutti questi mali spariranno completamente. L’omicidio, il furto, l’adulterio si ridurranno drasticamente. Non sarà necessario chiedere la fine della prostituzione, né esigere la riforma dei costumi popolari. Tutto diverrà, all’istante, come nella terra pura dei buddhisti o nel paradiso dei cristiani.
È un fatto naturale che vi siano ascesa e caduta nella storia, ma se il denaro non fosse esistito nelle antiche civiltà dell’India, d’Egitto, Grecia e Roma, credo che sarebbero potute durare molte migliaia di anni in più.
Ma in questi tempi, nei quali il denaro detiene tutto il potere, se pronunciassimo con sicurezza le parole “abolizione del denaro” la gente ci guarderebbe come se fossimo pazzi. Ma saremo veramente pazzi? Ma allora dovremmo dire che tutti i socialisti europei moderni che stanno predicando queste parole in tutto il mondo – dato che i socialisti hanno tra i loro ideali l’abolizione del denaro e la soppressione della proprietà privata- sono pazzi?
I socialisti hanno preso questa posizione perché vogliono vedere gli individui e la società nel suo insieme vivere di altre cose che non siano il denaro. In altre parole, vogliono sostituire il denaro con la forza e l’onore, con il diritto e il dovere. In effetti, la verità e la rettitudine morale affondano le loro radici in queste cose. Pertanto, se si crede che la verità e la rettitudine morale dovrebbero essere messe in pratica, perché pensare che il socialismo sarebbe difficile da attuare nella realtà? Il socialismo è tutt’altro che impossibile. Solo, non lo si è mai voluto praticare fino ad oggi.
Perché la gente non vuole migliorare la condizione umana e del mondo, sbarazzarsi delle sue piccole liti e mettersi all’opera per la costruzione del socialismo? Se facessero così, sarebbe il modo più veloce per poter raggiungere i loro obiettivi.
Il XIX secolo fu l’epoca del liberalismo e il XX secolo si prepara a diventare l’epoca del socialismo. Tutte le persone capaci dovranno risvegliarsi a questa nuova corrente che scuote il mondo.
fonte: Anarkismo.net
traduzione: Kōtoku