Aspetti positivi dalla manifestazione del volontariato tenutosi a Roma sabato 29 ottobre scorso? Pensiamo di no.
Il fatto che in un clima di generale disincanto e di ripristino dei valori assoluti della concorrenza e dell’efficientismo capitalista, ci sono persone che ancora ripresentano i valori della solidarieta’ e dell’eguaglianza, non puo’ che essere un aspetto positivo. Ed e’ proprio questo aspetto, utopico nel senso migliore del termine, che attira molti giovani verso un impegno che, se da un lato li fa star meglio, proiettandoli verso una progettualita’ ‘’altra’’, da un altro lato, li rende involontariamente complici di un progetto complessivo di potere che conta ‘’anche’’ su di loro per completarsi in tutti i suoi aspetti.
Chiariamo questo concetto.
Le comunita’, le cooperative, le botteghe commerciali, i gruppi alternativi che si dedicano al settore della solidarieta’ e della cooperazione sociale, sono gli elementi principali con cui l’intero sistema economico e politico ammortizza l’ingiustizia sociale proprio in quelle fasce e in quei settori dove essa permane maggiore e rischia di esplodere.
E’ proprio questo settore che ha arginato lo sbando di una generazione passata di ‘’rivoluzionari’’, che avendo perso il papa’ partito e smarrito l’ideologia mamma, si erano ritrovati senza guida e senza idee. E il volontariato, li ha ricondotti con i piedi per terra, impedendo loro di vedere al di la’ del proprio naso, e quidi nullificando quegli incendi di percorso che avrebbero potuto spingerli verso una pratica di trasformazione sociale del tutto nuova e questa volta veramente rivoluzionaria.
E’ proprio questo settore che sta gestendo le situazioni a rischio piu’ estreme, facendo da tappabuchi e intervenendo specificatamente nei momenti in cui le contraddizioni esplodono piu’ violente e irrecuperabili con i classici metodi repressivi dello Stato. E la coscienza di questa funzione istituzionale il settore del volontariato l’esprime chiedendo finanziamenti precisi attraverso una legge quadro sull’associazionismo: utopisti si’, ma fessi perche’?
E’ proprio questo settore che individualmente fornisce un prodotto molto importante: il senso di fare qualcosa. Cosi’ tutti coloro che si sentono male a causa del fatto che ingiustizie vergognose dilagano per il mondo, dove la meta’ della popolazione muore di fame, comprando nei negozi ‘’alternativi’’, che acquistando i prodotti all’origine pagandoli ad un giusto prezzo?, si sentono a posto con la coscienza.
E’ proprio questo settore che ha diffuso l’idea, di per se’ nefasta, del chiamarsi fuori, del considerarsi assolto da un impegno distruttivo diretto proprio a causa del semplice fatto di individuare un settore economico esente da inquinamento capitalista. Cosi’ ci si illude che investendo il proprio denaro nelle banche ‘’alternative’’ non lo si indirizzi verso speculazioni di morte, cosi ci si illude che comprando nei negozi ‘’alternativi’’ si boicotti la produzione capitalista mondiale e si alimenti un canale esente da responsabilita’ e genocidi.
Per chi possiede una sua pur minima idea di come funziona l’economia a livello complessivo, sara’ chiaro il fatto che acquistando nel cosiddetto Terzo mondo prodotti a prezzo superiore, quindi non concorrenziali, non si blocca affatto la vendita degli stessi prodotti alle grandi multinazionali, ma anzi la si favorisce, perche’ i produttori, avendo a disposizione un minimo di guadagno in piu’ ‘’che resta per altro trascurabile considerando l’entita’ della domanda alternativa’’, possono contrattare meglio, in una posizione di maggiore pressione, con le grandi multinazionali, ottenendo prezzi piu’ alti, prezzi che queste ultime potranno sempre offrire avendo grandissimi margini di profitto e non trattandosi, dopo tutto, che di piccoli aumenti. Per un altro lato, questa politica di maggiori introiti, sia da parte degli acquirenti alternativi, sia da parte di quelle multinazionali, non puo’ dar vita ad una classe di arricchiti locali i quali finiranno per produrre inevitabilmente non migliori condizioni per tutti nelle aree in discussione, ma solo per un numero ristretto di nuovi ricchi.
Questa valutazione non e’ dettata dalla logica del tanto peggio tanto meglio, ma da due considerazioni: primo, non si puo’ parlare di solidarieta’ e di eguaglianza all’interno del medesimo sistema capitalista, secondo, non si aiuta il Terzo mondo aumentandone i profitti. La prima considerazione si basa sul fatto che il sistema capitalista a livello mondiale e’ un tutto chiuso che non ammette logiche diverse al proprio interno, se non in fase recuperativa e integratrice degli scompensi marginali. La seconda considerazione si basa sul fatto che una nazione, un paese che ha un tasso pro-capite bassissimo, non aumenta ‘’se non da un punto di vista statistico’’ con il semplice accrescersi delle entrate dovute alle esportazioni. Infatti ci sara’ sempre una classe di privilegiati, gestori del potere economico e politico locale, che guadagnera’ in piu’ e terra il resto delle popolazioni nelle stesse condizioni miserabili di prima.
Per questi motivi, e per altri dei quali avremmo occasione di parlarne in seguito, il volontariato costituisce oggi uno degli sbocchi piu’ importanti per le scorie d’ingiustizia sociale che il capitalismo produce a livello mondiale.
Alfredo M. Bonanno
–estartto da CANE NERO n. 2 4 novembre 1994