Per principio

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Non è abitudine di questo blog (ovvero di chi ci sta dietro) scrivere a proposito di situazioni che non avvengono nel nostro territorio, soprattutto perché bisogna conoscere le situazioni e le dinamiche che le muovono per poter parlare di qualcosa. Quindi per altre situazioni si da voce direttamente ai compagni che vivono i territori, perché sicuramente ne sapranno di più di chi sta a centinaia di chilometri o semplicemente di chi non partecipa alla realtà del territorio. Altre volte, dalle pagine di questo sito, vi sono state delle critiche, perché il discorso era generale e la critica poteva, si spera, far riflettere su tematiche che, bene o male, appartengono a tutti.

Stavolta, le poche, semplici righe che ci accingiamo a scrivere, riguardano fatti avvenuti a centinaia di chilometri dal nostro territorio, ma vista la tematica – l’antifascismo – e le discussioni che stanno avvenendo in questi giorni, riportano il discorso anche alle nostre dimensioni. Ci riferiamo al corteo antifascista di Cremona del 24 gennaio scorso. Corteo indetto dopo il ferimento grave, da parte dei fascisti di Casapound, di un compagno di Cremona tutt’ora all’ospedale. Il corteo, determinato e combattivo, ha tentato in diversi modi di raggiungere il covo fascista, difeso con barricate dagli sbirri che hanno lanciato centinaia di lacrimogeni contro i compagni. Durante il corteo, inoltre, sono state attaccate diverse banche, assicurazioni e la sede della polizia municipale. Su questi aspetti non ci dilunghiamo perché non sono il punto dove vogliamo focalizzare il nostro discorso. Infatti la nostra riflessione vogliamo incentrarla sul tono infamante, delatorio e di dissociazione che hanno avuto, in merito al corteo, certe sigle e partiti della sinistra. E perché mai incentrare il nostro discorso su questa che, a conti fatti, risulta essere un’ovvietà? Perché qui si riallaccia il nostro discorso di partenza: su come delle critiche possono essere rapportate alle situazioni che viviamo e, con ciò, essere maggiormente percepite e concrete. Parlavamo quindi delle dissociazioni (peraltro più che ovvie!) che hanno espresso i partiti di sinistra e, per dirne una, rifondazione comunista, rispetto al corteo di Cremona. E ne parliamo perché a volte è avvenuto ed avviene di mischiare il riformismo con istanze di cambiamento radicale, il “dibattito civile” con la conflittualità sociale, il piagnisteo democratico con, ad esempio, l’antifascismo militante. Beh, facciamocene una ragione, una buona volta, che le due cose non possono essere mischiate. E questo senza dover star qui a dire del perché siam contro i riformisti, che, volendo, ce ne sarebbero da dire…  Questo semplicemente per dire che questi aspetti sono diversi, nei contenuti, nelle pratiche e negli obiettivi. Lo sono per loro natura e non possono, né devono essere accomunati, per un’infinità di aspetti ed anche per una questione di rispetto per chi sta per strada a lottare, su cui gli sciacalli dissociati esprimono le loro condanne.

Queste visioni del modo, quindi, sono diverse per principio. Ed il principio sono le basi, è l’inizio da cui parte qualunque cosa. L’abbiamo capito tutti, anche se era un’ovvietà, ma toccava ribadirla, anche nel nostro territorio.

Per principio