Aggiornamenti:
H.23,00: Mentre proseguono gli scontri nei quartieri Okmeydani e Gazi di Istanbul (soprattutto per opera delle milizie di difesa popolare) e nella capitale Ankara, media indipendenti hanno rivelato che i due militanti del DHKP-C uccisi all’interno del tribunale avrebbero dichiarato “Amiamo il nostro popolo, amiamo i nostri compagni” poco prima di morire. Qui si può leggere un’intervista rilasciata dai due poche ore prima di morire ad un giornalista del quotidiano Cumhuriyet. Nel frattempo l’hashtag #BizDeSiziSeviyoruz (Vi amiamo anche noi) è rapidamente salito in cima alla lista dei trending topic di Twitter in Turchia.
H.22,00: Il procuratore Mehmet Selim Kirazc è morto a causa delle ferite riportate durante il blitz delle forze speciali turche. Secondo quanto riportato dai medici dell’ospedale il magistrato sarebbe stato colpito dai proiettili sparati dalla polizia.
H.21,00: In seguito al blitz delle unità antiterrorismo turche, che hanno ucciso i membri del DHKP-C presenti all’interno del tribunale, scontri con la polizia sono scoppiati nei quartieri di Sarigazi, Gazi, 1Mayis, Nurtepe e Okmeydani a Istanbul.
H.20,30: poco prima di sera è scattato l’intervento delle forze speciali per liberare il procuratore. Durante il blitz i due membri del DHKP-C sono stai uccisi dagli agenti, mentre Mehmet Selim Kirazc è rimasto ferito ma è vivo.
H.17,30: Diverse fonti di informazione indipendente riportano la notizia di barricate erette nel quartiere Okmeydani di Istanbul in solidarietà con il sequestro del procuratore Mehmet Selim Kiraz. Nessuna notizia giunge invece dal tribunale, dove procede il blackout di informazioni voluto dal governo e dove procedono le trattative tra forze antiterrorismo e militanti del DHKP-C.
H 16,20: Ad ultimatum scaduto da quasi un’ora l’ufficio del primo ministro ha imposto un blakout delle trasmissioni in tutta la Turchia e non sono più visibili immagini dal Tribunale. Il sospetto è che le forze antiterrorismo abbiano iniziato il blitz contro i membri del DHKP-C per tentare di salvare il procuratore.
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Questa mattina alcuni membri del Partito-Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (DHKP-C) – organizzazione marxista-leninista considerata terrorista in Turchia, UE e USA – con un blitz al Palazzo di Giustizia di Istanbul hanno preso in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz, il magistrato incaricato sei mesi fa di seguire l’inchiesta relativa alla morte alla morte del 14enne Berkin Elvan per mano della polizia durante le proteste di Gezi Park nel 2013.
Il giovane fu infatti colpito in testa da un candelotto di gas lacrimogeno mentre si recava a comprare il pane nel giugno di due anni fa; Berkin rimase in coma per oltre nove mesi prima di morire lo scorso 11 marzo, quando la notizia scatenò una nuova ondata di proteste duramente represse. Scenario che si è ripetuto lo scorso 12 marzo, quando decine di cortei e manifestazioni di protesta si sono svolte in tutta la Turchia per commemorare il primo anniversario della sua morte. Anche quest’anno, però, la repressione del governo Erdogan non si è fatta attendere: la scorsa settimana almeno 14 persone sono state arrestate dalla polizia turca, accusate di avere preso parte agli scontri per Berkin Elvan, e un’altra ragazza – di appena 13 anni – è finita in coma colpita da un lacrimogeno.
Dopo l’azione di stamattina (durante la quale sembra che siano stati sparati alcuni colpi di pistola), i militanti del DHKP-C hanno dato tempo alle autorità fino alle 15:36 di oggi per soddisfare le loro richieste, altrimenti uccideranno il procuratore. Le richieste del gruppo comprendono una confessione in diretta TV da parte degli agenti che hanno sparato a Berkin, il loro rinvio a giudizio davanti a un “tribunale popolare” e la scarcerazione dei militanti che hanno preso parte alle manifestazioni di solidarietà per Elvan.
Le foto del sequestro sono state pubblicate questa mattina dall’account twitter @aysekosan123 e dalla televisione del fronte rivoluzionario Halkinsesi.tv, entrambi bloccati poco dopo dalla polizia. “Tutto è per il popolo turco” è stata l’ultima frase scritta sul social network prima di essere censurato. .
Nel frattempo, un deputato del principale partito di opposizione (CHP) ha rivelato di avere contattato il padre di Berkin Elvan, Sami Elvan, il quale avrebbe richiesto il rilascio dell’ostaggio. Al momento il palazzo di giustizia è circondato dalle forze antiterrorismo che si preparano ad un blitz, anche se alcune fonti rivelano di come le trattative tra il DHKP-C e la polizia stiano continuano attraverso un mediatore scelto dai sequestratori. Decine di manifestanti si sono intanto radunati davanti al tribunale di Istanbul al grido di “Berkin Elvan non è morto invano!” e sembra che al momento la polizia ne abbia già arrestato uno.
Turchia in piazza per Berkin Elvan, ucciso a 15 anni. Manifestazioni in tutta Europa
Ieri, dopo 269 giorni di coma, Berkin Elvan è morto. Il ragazzo di 15 anni è stato colpito alla testa da un candelotto dei lacrimogeni sparati indiscretamente ad altezza uomo durante le proteste di giugno a Gezi Park e da allora non si è più svegliato.
Per quanto Erdogan abbia provato a far credere al mondo intero che la repressione e la violenza della polizia nella piazza turca fossero indirizzate contro i famosi «black bloc», Elvan è la dimostrazione lampante del fatto che il premier non ha fatto altro che insabbiare la verità. Quella sera Elvan è semplicemente uscito di casa per andare a comprare il pane, non stava nemmeno partecipando alla manifestazione, eppure un candelotto di 850 grammi l’ha raggiunto alla testa.
Nella mattinata di ieri la sua famiglia ha reso pubblico che il ragazzo è morto alle 7. La notizia si è diffusa in modo virale tramite i social network e nel primo pomeriggio in più di 32 province turche decine di migliaia di persone sono scese in piazza per ricordare Elvin e per esigere le immediate dimissioni di Erdogan, il mandante di queste operazioni militari violente e brutali che hanno portato alla morte di 8 ragazzi, di cui Berkin era il più giovane.
La prima manifestazione si è tenuta ad Ankara nel quartiere alevita dove era ricoverato l’adolescente. L’ospedale era circondato da diversi cordoni della polizia, una chiara provocazione
che ha fatto scoppiare la rabbia dei manifestanti, portando le due parti a scontrarsi. Nemmeno in questa tragica situazione gli agenti sono riusciti a fare meno dei lacrimogeni, i quali sono stati sparati per disperdere il concentramento. Verso le 18 un corteo di decine migliaia di persone si è diretto verso la proibitissima piazza Taksim, luogo-simbolo delle proteste di Gezi Park, mentre altri manifestanti si concentravano nel quartiere Kadikoy, nella parte asiatica della città. La polizia è intervenuta immediatamente con Toma e altri lacimogeni in corso Istikal per fermare l’avanzata del corteo e qualche ora dopo lo stesso scenario si è riproposto in Kadikoy. In corso Istikal una donna svenuta a causa dei lacrimogeni è stata quasi schiacciata (all’ultimo momento l’amico è riuscito a sollevarla e portarla via) da un Toma sparato a folle velocità per dare caccia ai manifestanti. Le persone sono rimaste in strada fino a mezzanotte passata, tentando di resistere alle cariche e all’aria inrespirabile.
Anche ad Ankara si sono verificati scontri e anche in questo caso la polizia ha deciso di esibire i muscoli, caricando ripetutamente i manifestanti e sparando lacrimogeni da tutte le parti. Dal primo pomeriggio gli studenti dell’università tecnica del medio oriente (Odtu) hanno deciso in assemblea di abbandonare i corsi e scendere in piazza in massa, ma la polizia in antisommossa ha iniziato a dare caccia loro fin dal campus, ferendo una ragazza. In città la polizia ha attaccato il corteo che si stava dirigendo verso la sede del partito AKP al grido «Edogan assassino!» «Berkin vive!». Diversi bar hanno dovuto chiudere i battenti in quanto il gas ha invaso le verande; alcuni candelotti sono stati sparati persino nella metro e alle fermate dei pullman. A Mersin, città nel sud della Turchia, la polizia ha usato il pugno di ferro contro i manifestanti. Durante le cariche, il getto di un Toma ha scaraventato per terra due donne che attraversavano la strada. Una di loro è stata trasportata d’urgenza all’ospedale, avendo riportato un trauma cranico di seria entità. Più di 300 persone sono state arrestate in tutta la Turchia, diverse decine sono rimaste ferite durante le operazioni violenti e brutali della polizia.
In tutta Europa si sono svolte manifestazioni in ricordo di Berkin e contro il governo di Erdogan. Nelle città di Londra, Stoccolma e Rotterdam sono stati organizzati presidi, a Parigi in piazza della Repubblica un presidio ha espresso le condoglianze alla famiglia del ragazzo con un suo ritratto fatto di candele e a Berlino un corteo ha percorso le vie della città.
Stamattina si è tenuto il funerale: centinaia di migliaia di persone ha accompagnato la bara del ragazzo verso il cimitero per le vie di Istanbul. Centinaia di migliaia di persone sono venute per dire addio a Berkin, ben consapevoli che egli vivrà per sempre, vivrà nelle lotte e nella memoria delle persone.
Turchia, manifestazioni e scontri nell’anniversario della morte di Berkin Elvan
Cortei e manifestazioni di protesta si sono svolti in tutta la Turchia nella giornata di ieri, per commemorare il primo anniversario della morte di Berkin Elvan, il giovane di 14 anni ucciso dalla polizia turca – che lo colpì in testa con un candelotto di gas lacrimogeno pesante 850 grammi mentre si recava a comprare il pane – durante la rivolta di Gezi Park, nel giugno 2013. Berkin rimase in coma per oltre nove mesi prima di morire lo scorso 11 marzo, quando la notizia scatenò una nuova ondata di proteste duramente represse dalla polizia di Erdoğan.
Sono state decine di migliaia le persone scese in piazza ieri, compresi gli studenti che hanno organizzato boicottaggi, proteste, sit-in e marce commemorative in numerose università e scuole superiori a İstanbul (dove diverse persone sono state arrestate a mentre tenevano un presidio davanti Gezi Park), Ankara (dove la polizia ha utilizzato gli idranti per disperdere centinaia di persone che protestavano contro la violenza della polizia e arrestandone 11), Eskişehir, İzmir e Tekirdağ.
Scontri tra polizia e manifestanti sono scoppiati in diverse località delle provincie di Ankara e İstanbul. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti, arrestando e ferendo diverse persone; i manifestanti hanno risposto all’attacco con fionde, barricate e fuochi d’artificio. Nel quartiere di Okmeydanı, a İstanbul, dove Berkin Elvan ha vissuto ed è stato ucciso, i manifestanti hanno rotto le telecamere di sorveglianza mentre le milizie armate del Fronte Popolare hanno sfilato nelle strade attaccando le forze di sicurezza con bombe molotov e colpi di arma da fuoco.
Berkin Elvan è stata la più giovane vittima della brutalità della polizia nelle proteste di Gezi, e divenne presto uno dei simboli della rivolta del 2013. Ad oggi nessuno risulta accusato o ritenuto responsabile per l’omicidio, tranne il Presidente – allora primo ministro – Recep Tayyip Erdoğan, che nei giorni seguenti alla morte di Berkin palesò le sue responsabilità con queste parole: “Chiedono chi stia dando ordini alla polizia. Li ho dati io stesso”. Erdoğan in seguito ha poi accusato la madre del giovane, Gülsüm Elvan, di avere lasciato alcun biglie sulla tomba del figlio, sostenendo che questa fosse la prova evidente del fatto che Berkin Elvan era un “terrorista.
Istanbul, 20 ore di scontri nel quartiere Gazi. In coma ragazza colpita da lacrimogeno
Brusco risveglio ieri mattina per gli abitanti del quartiere di Gazi Mahallesi a Istanbul, già teatro di pesanti scontri lo scorso 12 marzo durante l’anniversario della morte del 14enne Berkin Elvan per mano della polizia: elicotteri, autobus e mezzi blindati (TOMA) della polizia per le operazioni speciali hanno infatti militarizzato il sobborgo nel cuore della notte con il pretesto di dovere effettuare una retata.
Alle 05.30 del mattino è così scattata l’operazione che prevedeva perquisizioni in numerose abitazioni e luoghi di ritrovo dei militanti del Fronte Popolare, 14 dei quali sono stati infine arrestati dalla polizia turca. Dopo circa un’ora dalla fine dell’operazione, in diversi isolati sono cominciati gli scontri con le forze dell’ordine, che si sono presto allargati all’intero quartiere proseguendo per l’intera giornata.
In serata, dopo diverse ore di scontri incessanti con fuochi d’artificio, bombe molotov e barricate, i rappresentanti delle istituzioni democratiche rivoluzionarie di Gazi si sono riuniti davanti alla vecchia stazione di polizia per fare una dichiarazione ai media denunciando la brutale operazione repressiva della mattina.
Dopo circa 20 ore dall’inizio degli scontri una ragazza di 13 anni, Deniz Genç, è stata colpita alla testa da un candelotto lacrimogeno sparato dalla polizia ed è stata immediatamente condotta in ospedale dove ha subito un delicato intervento chirurgico ed è stata successivamente portata nel reparto di terapia intensiva in stato di coma. La polizia ha quindi provocato e attaccato a colpi di bastone la folla che si era radunata all’esterno e all’interno del pronto soccorso per sincerarsi della salute della giovane; il bilancio delle cariche è di diversi arresti e un manifestante con il braccio rotto.
Anche il padre di Berkin Elvan si è poi recato in ospedale per dimostrare vicinanza e solidarietà con i genitori di Deniz, ma ha comunicato ai media di essere stato allontanato all’ingresso dalla polizia che aveva bloccato l’edificio circondandolo di mezzi blindati. Gli avvocati presenti in ospedale hanno poi fatto sapere che la giovane è lucida e si trova in buona salute dopo l’intervento chirurgico, nonostante le condizioni rimangano gravi.
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