L’11 e il 12 maggio sono state giornate importanti di solidarietà con le persone imputate nel processo per la giornata di lotta del 15 ottobre 2011 a Roma.
Durante l’udienza di lunedì 11 maggio il P.M. avrebbe dovuto continuare la requisitoria finale, interrotta dalla difesa lo scorso 27 Febbraio, ma così non è stato.
Ci eravamo lasciati a una requisitoria farsa affidata completamente alle immagini di un filmato.
Un montaggio stile giornalismo d’assalto, che va tanto di moda oggi, sugli avvenimenti avvenuti il 15 ottobre per le strade di Roma. Un filmato che descrive quella giornata di rivolta con la chiara volontà di utilizzare, ancora una volta, il reato di “devastazione e saccheggio” per condannare chi ha partecipato al corteo.
Ma l’aver infranto per ben due volte consecutive le stesse regole della procedura penale che tanto sbandierano con enfasi e retorica essere la base del loro Stato di Diritto è stato un passo falso costato caro stavolta alla Procura Antiterrorismo di Roma.
Nell’udienza dell’11 Maggio è stata di nuovo impedita la requisitoria del P.M. grazie alla presentazione di un’istanza della difesa in merito ai video del girato della scientifica su cui si basava la requisitoria dello scorso 27 febbraio: quei video erano davvero un pastrocchio mal orchestrato, anche per i valenti uomini della Questura e della Procura. Alcuni senza audio, altri montati a casaccio, altri ancora non corrispondenti al montato finale. Veramente una zozzeria il lavoro consegnato, a malincuore, dalla scientifica alla difesa.
Una schifezza a cui la Procura ha tentato di rimediare non depositando nuova copia completa dei video utilizzati ma colpendo con colpo basso: depositando nuovi video a pochi giorni dall’udienza.
A quel punto all’istanza di richiesta di acquisizione del materiale completo della polizia scientifica si è aggiunta la protesta degli avvocati e il Tribunale non ha potuto che prendere atto del casino fatto dal P.M. Minisci e annullare in primis l’udienza del 12 Maggio, confermare quella dell’8 giugno e aggiungendone una per il 6 luglio. In entrambe si discuterà della questione dei video presentati dall’accusa in modo che la difesa avrà modo e tempo per analizzarli (e contestarli).
Il risultato finale è stato…blocco della requisitoria, rimandata a data da definire, comunque dopo l’estate.
Il P.M. ha ripetuto che una cosa del genere è inaudita, che non era quasi mai capitato che una requisitoria fosse interrotta…E’ vero. E’ una cosa rara.
Noi siamo ben felici che sia accaduta, contentissimi che è stata inceppata la macchina repressiva dello stato…
Ma non è accaduto solo questo in quella intensa giornata.
Nell’udienza dell’11 maggio è anche accaduto che la presenza degli imputati e dei/delle solidali ha messo in imbarazzo la magistratura, che avrebbe voluto tessere le sue trame nel silenzio.
La mattina alle 9 un compagno imputato si è presentato ai tristi cancelli del Tribunale con una maglietta con su scritto “Basta leggi fasciste. Il 15 ottobre non si processa”. Non è stato fatto entrare dagli agenti della Digos che evidentemente non hanno gradito la forma di protesta di un compagno che si trova da 3 anni ai domiciliari. Grazie alle proteste di avvocati e solidali il compagno è stato infine fatto entrare in aula ma la Presidente del Tribunale gli ha imposto di toglierla per motivi di decoro.
Il compagno si è coraggiosamente rifiutato di toglierla ed è stato quindi espulso, e con lui un altro imputato e un solidale che hanno preso le sue difese .
Ecco che l’ipocrisia democratica si squarcia e non può ammettere in un aula di tribunale che la verità sia scritta seppur su una maglietta.
Perché non si deve sapere che capi di imputazione come “devastazione e saccheggio” sono ripescati dritti dritti dalla fogna del fascismo?
Di fronte ad una giornata così abbiamo deciso di essere nuovamente presenti in tante e tanti davanti a quel tribunale oggi 12 maggio. L’abbiamo scelto perché, nonostante l’udienza sia stata cancellata, volevamo essere insieme per raccontare in piazza l’inconsistenza e la farsa che il processo 15 ottobre rappresenta. Perché volevamo far sentire a chi è sotto processo che gli siamo vicini, davvero e non solo virtualmente.
Siamo scesi in piazza di fronte al tribunale perché volevamo ricordare a polizia, carabinieri, procura e tribunale che quei compagni non sono soli. Noi siamo veramente al loro fianco.
La verità sul 15 ottobre l’abbiamo quindi raccontata noi denunciando la commedia recitata nei tribunali, l’abbiamo raccontata noi andando in corteo a indicare l’infamità dell’ATAC, costituitasi parte civile contro i 18 manifestanti. Una delle tante istituzioni che vogliono fare cassa sulla pelle di chi viene condannata\o.
Abbiamo aperto tutte\i insieme i tornelli di una stazione metro, fatto entrare gratuitamente centinaia di persone, abbiamo volantinato e comunicato la nostra rabbia per quello che sta accadendo ai nostri/e compagni/e ma anche la nostra forza e determinazione a non lasciare nessuno/a solo/a di fronte alla repressione dello stato.
Perché chi si ribella non è mai sola/o.
Perché le lotte le portiamo avanti anche per chi è ostaggio del potere.
La solidarietà è un arma: usiamola.
13.05.2015
Le compagne e i compagni di Roma