Di passaggio da Milano, due compagni, profondi conoscitori del Messico, riferiscono sulla situazione esistente in questo “Paese molto vivo, in cui la morte è molto presente”. Spunto del discorso è la scomparsa a Iguala, città dello Stato sud-occidentale di Guerrero, di 43 studenti della scuola rurale di Ayotzinapa, il 26 settembre 2014. Questa tragica vicenda viene qui illustrata nel suo effettivo contesto politico-sociale, sia vicino che remoto, e in alcune delle sue conseguenze più rilevanti, quali un lungo ciclo di mobilitazioni di grande consistenza, estensione territoriale e autonomia.
Quattro parole sono centrali per descrivere il Messico fin dai tempi della colonia: “terra ricca, gente povera”. Da un lato lo Stato, per mantenere questa situazione di enorme ingiustizia sociale, deve fare ricorso a ogni forma di violenza, dall’altro la protesta si riproduce di continuo: dal 1910 a oggi, tanto per fare un esempio, non c’è mai stato un anno senza un gruppo guerrigliero.
La perdurante contesa che lacera questo Paese, nient’affatto “arretrato”, disegna uno scenario “futurista” della natura criminale dello Stato. Del Messico si continuerà quindi a parlare.