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Ancora una strage di Stato in Turchia. A meno di un mese dalle elezioni politiche due bombe sono esplose ad Ankara presso la stazione dei dei treni durante una manifestazione per la pace organizzata dai sindacati dei lavoratori KESK, DISK, TMMOB e TTB. Una delle due esplosioni si è verificta durante il passaggio dell’HDP (Partito dei popoli democratici) – il partito filo-curdo entrato in parlamento dopo le elezioni dello scorso 7 giugno – e l’altra durante il passaggio dei manifestanti del partito Partizan-Kaldıraç. La polizia, così come era successo durante la strage di Amed dello scorso 5 giugno, ha caricato le persone che prestavano soccorso ai feriti sparato lacrimogeni nella piazza con i corpi dei morti ancora in terra. Il bilancio al momento è di 86 morti e centinaia di feriti, ma il bilancio potrebbe essere molto più grave. Riportiamo di seguito il comunicato di NenaNews su quanto accaduto in attesa di ulteriori notizie:
AGGIORNAMENTO H.16,30: Le dichiarazioni ufficiali rilasciate dal Ministero della sanità parlano di 86 morti e 186 feriti (di cui 28 in terapia intensiva). Nell’attacco hanno perso la vita la candidata HDP Kübra Mollaoğlu e circa altri 60 membri dell’HDP. Mobilitazione immediata in tutti gli angoli del paese con diverse manifestazioni da Istanbul al Kurdistan Turco. Segnalati scontri con la polizia.
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Attentato terroristico, colpito un incrocio davanti la stazione dei treni dove stava per iniziare una manifestazione per la pace. Il video dell’esplosione. Il Pkk sospende le azioni militari
Due forti esplosioni hanno colpito questa mattina la capitale turca, Ankara, in un incrocio stradale a poca distanza dalla stazione centrale dei treni. Inizialmente le cause non erano del tutto chiare, sebbene alcuni testimoni abbiano subito parlato di attentato suicida. Poco dopo il governo turco ha attribuito la responsabilità della strage ad un attentato terroristico, probabilmente realizzato da un kamikaze o da due. Di seguito il video che riprende il momento dell’esplosione:
Il Ministero della Salute ha dato il bilancio del massacro: almeno 86 i morti, 186 feriti. Numerose le ambulanze nell’area. Le prime immagini che arrivano mostrano corpi a terra e soccorritori al lavoro. Dopo l’attacco alcuni manifestanti hanno preso d’assalto auto della polizia per protesta, i poliziotti hanno risposto sparando gas lacrimogeni e usando i cannoni ad acqua.
Le due esplosioni avrebbero avuto luogo sui due lati dell’uscita dalla stazione, dove sostenitori del Partito Democratico del Popolo, Hdp, fazione di sinistra turca e kurda, si stavano radunando. Oggi si sarebbe dovuta infatti tenere una manifestazione per la pace, organizzata dai sindacati e diverse Ong, sotto lo slogan di “Lavoro, pace, democrazia” in risposta al conflitto riaperto dal governo turco contro il movimento kurdo del Pkk.
Gli organizzatori hanno cancellato la manifestazione e chiesto ai partecipanti di tornare prima possibile nelle loro città. A mezzogiorno il premier Davutoglu incontrerà il ministro degli Interni e quello della Salute e il capo della polizia di Ankara. Il clima incandescente volutamente generato dalla propaganda governativa anti-kurda e dall’operazione militare contro il Pkk a sud del paese (oltre 110 i civili uccisi da luglio) e nel nord dell’Iraq ha provocato un’escalation delle tensioni interne. Le scorse settimane hanno visto numerosi attacchi da parte di gruppi estremisti e nazionalisti contro le sedi del partito Hdp. Il tutto in vista delle elezioni anticipate del primo novembre.
Il leader dell’Hdp, Selahatin Demirtas, ha descritto l’attacco di oggi come molto simile ai due attentati di Diyarbakir e Suruc. Il 5 giugno scorso, due giorni prima del voto, 4 persone furono uccise da due bombe esplose durante una manifestazione del partito nella città kurdo-turca. Il 20 luglio un attentatore suicida si è fatto esplodere in mezzo ad un gruppo di giovani socialisti turchi nella città kurda al confine con la Siria, uccidendo 33 persone.
Intanto la leadership del Pkk ha ordinato la cessazione delle azioni militari (eccetto per le azioni di difesa ad attacchi) in vista delle elezioni del primo novembre, per permettere elezioni “giuste e democratiche”.
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