L’università di Trento all’avanguardia nello sviluppo delle armi del futuro: i metamateriali

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Siamo in guerra. No, non ce lo siamo dimenticati. Cerchiamo, nei limiti delle nostre mancanze e delle nostre possibilità, di mantenere l’attenzione su quanto accade in un mondo che viene spinto velocemente verso la catastrofe. Rispetto ai conflitti cosiddetti ” asimmetrici” che hanno insanguinato e continuano ad insanguinare il pianeta da più di un ventennio, negli ultimi anni c’è stata buttata in faccia una vecchia e terribile verità, che ci avevano voluto far credere come scomparsa dopo la fine della guerra fredda: e cioè quella del conflitto fra stati, con tutto quello che questo comporta. Per lor signori la ” torta” da spartirsi è terminata: le prossime guerre sono e saranno conflitti che mescolano le forme della guerra civile, quelle delle forme controinsurrezionali, quelle combattute ” per procura”, con quelle dello scontro fra medie e grandi potenze per la spartizione delle risorse e delle sfere d’influenza: quanto sta avvenendo in Ucraina ne è un esempio emblematico.

Chi descriveva il capitalismo mondiale come una macchina monolitica è costretto dalla realtà a ricredersi drasticamente. Gli stati ed il capitale si mostrano per quello che realmente sono e sono sempre stati. Ritorna la tremenda possibilità di conflitti a media e ad alta intensità, ritorna la paura della guerra. Di fronte ad una veloce e sanguinosa accelerazione delle dinamiche classiche del capitale nel campo degli sfruttatori, constatiamo purtroppo l’assenza nel campo degli sfruttati di una qualsiasi posizione di classe e di rilancio dell’etica e della pratica antimilitarista dinanzi al dramma che incombe. Anzi, molte volte troviamo un pauroso allineamento o con il proprio Stato, o con quello del campo avverso, buttando nel cestino qualsiasi posizione non solo di classe, ma anche e soprattutto di etica individuale: e cioè la banalità che la guerra del capitale è sempre solo miseria, morte e distruzione, e che l’unica guerra possibile e augurabile è quella contro i propri padroni. Dimenticarsi questo, giustificandolo con mille acrobazie dialettiche, come è già avvenuto nella storia del xx secolo, costerà caro, molto caro per il campo degli sfruttati a cui noi apparteniamo. Davanti a questo vuoto di analisi e di cuore nel ribadire da che parte stare, si staglia anche l’incapacità pratica di capire come e dove gettare sabbia nell’ingranaggio del militarismo, per poter pensare di trasformare in azioni ed atti il nostro rifiuto alla guerra. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: se la fine della coscrizione obbligatoria degli eserciti ha tolto la possibilità di un terreno d’azione pratico per esprimere la propria opposizione al militarismo, con la trasformazione e la diffusione sul territorio del sistema di ricerca e di produzione di nuovi sistemi d’arma negli ultimi venti anni, si è venuta a creare, secondo noi, una possibilità di lotta per opporci al dramma che avanza. Un esempio potrebbe essere quello della ricerca a fini bellici e di controllo sociale che viene fatta all’interno delle università. L’ateneo trentino, rispetto agli anni passati, sta accentuando la propria tendenza di essere a capofila mondiale nei progetti tecnologici del dominio sotto qualsiasi aspetto: anche e soprattutto quello della guerra. Già a fine agosto del 2012, Finmeccanica ha definito la collaborazione con l’ateneo trentino mediante la sottoscrizione di un accordo di durata triennale, rinnovabile, nel campo della sensoristica e dei dispositivi elettromagnetici di nuova generazione. La novità, rispetto agli accordi precedenti, è che, ad esempio il laboratorio ” Eledia” ( all’avanguardia nel settore dell’elettromagnetismo), diventa de facto una struttura di ricerca integrata nel gruppo Finmeccanica, e, in forza a tale accordo, Eledia, a fronte di un contributo economico, riconosce alle suddette aziende un diritto di opzione su tutti i risultati che dovessero emergere dall’attività di ricerca di base su temi che riguardano l’innovazione nel campo delle antenne, dell’elettromagnetismo, e della sensoristica. Qualora una delle ditte del gruppo sia interessata ai risultati della ricerca, questa negozierà direttamente con l’università un contratto specifico, con incluso l’importo da corrispondere, per il proseguimento dello studio e la ricerca delle soluzioni applicative, acquisendo altresì la relativa proprietà intellettuale.

Uno dei progetti di guerra più importanti per il dominio da sviluppare nei decenni futuri, è la ricerca nanotecnologica su quelli che vengono definiti come i ” metamateriali”. Per ottenere cosa? Materiali di nuova generazione invisibili alle frequenze radar e alle frequenze ottiche ( cioè alla luce infrarossa e a quella ” normale”; cioè invisibili all’occhio). É superfluo evidenziare la fondamentale importanza di queste ricerche per la tecnologia e per le armi del futuro. Non è un caso che le ricerche sui metamateriali siano il progetto scientifico ( e bellico) più importante per i laboratori del dominio e del militarismo a livello mondiale. Il laboratorio di ricerca dell’ateneo trentino ” Eledia” è all’avanguardia di queste realizzazioni. Cos’è un metamateriale? É un materiale creato artificialmente ( nanotecnologico) con proprietà elettromagnetiche particolari: cioè, le sue proprietà dipendono direttamente dalla sua struttura molecolare e non dalla sua composizione chimica. Si pensa che si possano utilizzare questi materiali per l’occultamento di velivoli, di mezzi, o di navi ai radar e alla radiazione ottica ( alla vista). Secondo la rivista ” Physics world”, ci sarebbe un progetto della ” Britannia royal navy college” ( il centro di ricerche della marina militare britannica) di ottenere ciò in una decina d’anni. Negli ultimi 2-3 anni, i centri di ricerca di stato di alcune potenze ( USA, Inghilterra, Francia), e laboratori di industrie belliche ( come ” Eledia” a Trento per Finmeccanica) stanno lavorando alacramente per preparare le armi per le guerre del futuro. I metamateriali possono essere un punto di partenza per costruire dispositivi di occultamento ( definiti in gergo ” cloacking device”), che coinvolgono gli oggetti circostanti mascherandoli con una ” conchiglia” elettromagnetica che simula nei loro pressi il passaggio di luce, rendendoli ” irriconoscibili” alla vista. Per capire quale sia l’importanza di Trento nello sviluppo di queste nuove tecnologie, ricordiamo che il centro di ricerca ” Eledia” ha annunciato il primo congresso internazionale sui metamateriali che si terrà a Parigi il 3 e il 4 dicembre di quest’anno. Cosa viene fatto a Trento? All’università è attivo dal 2012 quello che viene definito ” Emerald project”, cioè ricerca e sviluppo sui metamateriali, in coordinamento con Finmeccanica e Selex Es. Coadiuvato dal prof. Statunitense Douglas H. Werner ( della Penn state university), ufficialmente per applicazioni ” nel campo della biomedicina e della sicurezza”, il progetto è stato fondato direttamente dalla provincia autonoma di Trento. A capofila dei direttori dei laboratori di ricerca e sviluppo c’è Andrea Massa. Responsabile di “Eledia”, docente universitario a Trento, dal 2015 è detentore di una cattedra al centro di ricerca franco-europeo sulle nuove tecnologie ” Digiteo” ( creato nel 2006 in Francia, attivo nel campo del nucleare, della robotica, e della bioinformatica, con all’interno aziende anche militari come la ” Dassault Systèmes”che costruisce i caccia-bombardieri “Rafale” già impiegati nei bombardamenti in Mali e in Libia, e multinazionali impegnate nel settore energetico come la ” General Electric” nordamericana e le tristemente note ” ENI” italiana e ” Areva” francese). Esponente di spicco nelle ricerche è anche il prof. Stefano Maci, docente all’università di Siena nel dipartimento di ingegneria informatica, collaboratore di ” EADS” e dell’agenzia spaziale europea per quanto riguarda lo sviluppo di antenne radar, e studioso sui metamateriali all’università di Siena con un progetto finanziato dal centro di ricerca dell’esercito USA di Baltimora. Mauro Varasi è una della figure fondamentali del centro di ricerca trentino, già membro di ” Selex Sistemi integrati” dal 2004 al 2006 come responsabile dello sviluppo di tecnologie fotoniche ( riguardanti cioè le radiazioni luminose), è ora responsabile della ” politica dei prodotti per la difesa” dell’intero gruppo Finmeccanica. A dar ancora maggiore importanza che l’ateneo trentino ha a livello nazionale per lo sviluppo dei nuovi sistemi d’arma di Finmeccanica. Degni di nota sono poi l’ing Ennio Giaccari, stella al merito del lavoro nel 2003, consultato come perito al processo per la strage di Ustica, dal 2012 è consulente di Finmeccanica nel settore dell’elettromagnetismo e delle antenne radar. Alessandro Zorer, presidente di ” Trentino network”, già vice-presidente del centro di ricerca trentino-israeliano ” Create-net”, è la mente della provincia autonoma che sta dietro all’intero progetto. La guerra del presente e del futuro parte e partirà anche da qui. Non lasciamo in pace chi produce morte.

L’università di Trento all’avanguardia nello sviluppo delle armi del futuro: i metamateriali