Dieci giorni fa la chiusura di Expo 2015 con un grande flop che è difficile nascondere dietro i discorsi sull’”immagine del paese”, sull’”indotto di Expo”. Questa mattina sono scattati degli arresti ai danni di alcuni manifestanti che hanno partecipato al 1° Maggio NoExpo (qua il nostro editoriale). Al momento si parla di 5 arresti a Milano e 5 ad Atene. Altre cinque persone sarebbero indagate a piede libero. La prevedibile tempistica dell’operazione è stata determinata proprio dal timore che il già traballante Expo milanese potesse essere messo ulteriormente in difficoltà dalle reazioni.
Questa operazione è il parto del lavoro di mesi della questura milanese, che dichiara di aver analizzato 600 Gb di materiale video e fotografico, di aver utilizzato prelievi del Dna ed impronte digitali. Tra le diverse accuse anche quella di devastazione e saccheggio. Questo capo di imputazione, negli ultimi anni, si è visto sempre più spesso usato in termini tutti politici nella repressione delle lotte sociali.
I toni trionfali e allarmistici allo stesso tempo utilizzati da comunicati ufficiali e media mainstream palesano la natura politica e “d’immagine” di questa operazione. Il 1° Maggio di Milano ha rotto su grande scala la rappresentazione dell’Expo sognata dalle istituzione e da Renzi. Con la narrazione istituzionale ormai messa in discussione, l’immagine del grande evento ha dovuto affrontare continui problemi. Le istituzioni hanno dovuto reagire in modo spettacolare e spettacolarizzato, un po’ per rappresaglia, un po’ perché tutto fosse riportato nell’alveo della compatibilità e del successo di Expo. Quella giornata di rabbia e scontri andava archiviata e “risolta” assicurando alla giustizia qualche capro espiatorio da dare in pasto all’opinione pubblica.
Seguiranno aggiornamenti. Qua sotto il comunicato scritto da alcuni compagni milanesi:
EXPO NON E’ FINITO, SOLIDARIETA’ CON I COMPAGNI COLPITI DALLA REPRESSIONE.
La festa è finita, dopo 6 mesi il grande evento è arrivato al capolinea, ma i festeggiamenti tra applausi, abbracci e complimenti a quanto sembra non sono ancora finiti. Impresse rimarranno le immagini dei giovani volontari sfruttati a fare festa tra i padiglioni vuoti dopo mesi di duro volontariato. Champagne e musica, il mix giusto per fuggire dalla realtà e il futuro che li aspetta, un riconoscimento dovuto a chi ha fatto risparmiare un sacco di soldi ai signori di Expo.
Quanto ci mancheranno gli articoli di giornale pro- Expo, le lunghe code, i gossip sul padiglione del Giappone e quella stessa frase che si sentiva in metro, ai bar, ai parchi, in università, al lavoro: “Non sono riuscito a vedere niente, ma le luci erano stupende e poi c’era tanta gente, ne valeva la pena!”
E ora arriva anche il conto da pagare per chi quel Primo Maggio decise di non seguire l’orchestra e di ribellarsi rovinando la festa ad Expo. Gli occhi del mondo erano puntati sulla capitale economica italiana e ciò che doveva essere la massima espressione del modello Renzi venne oscurato dalla rabbia e dagli scontri che quel giorno sconvolsero Milano.
Dieci persone tra Milano e Grecia sono stati arrestati con le pesanti accuse di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale aggravata e travisamento. Altre cinque persone sono indagate a piede libero.
C’e chi si è indignato spacciandosi per sociologo della rivolta, chi ha marciato il giorno dopo munito di spugnette sdegnato da mura di palazzi signorili deturpate da scritte e risentito in difesa della proprietà: per la vetrina di una banca venuta giù o le fiamme di un’auto di lusso. Noi, invece, ci ricordiamo la violenza mediatica che ha costretto migliaia di giovani a lavorare gratis per Expo con la speranza di essere gratificati con una esperienza da inserire nel curriculum. Ci ricordiamo degli appalti truccati, del consumo del suolo, della farsa del cibo per la vita, degli arresti che hanno portato al cambio della cupola di Expo, delle opere inutili come La BreBeMi e la Tem. Di tutto questo media e benpensanti non ne hanno parlato e non ne parleranno mai. Così come non si parla dell’attacco alla scuola, la precettazione di quattro scioperi, gli sgomberi contro i poveri dei quartieri popolari, il vuoto, la distruzione di ogni appartenenza e legame vero che lascia gli individui soli davanti al mondo, catapultati verso una competizione continua tra esseri viventi che stanno uno peggio dell’altro. Perché bisogna dirlo: la rivolta del Primo Maggio è anche esistenziale, segno dei tempi che stiamo vivendo.
Questa operazione vuole colpire chi ogni giorno in mezzo a mille difficoltà con forza e coraggio cerca di costruire delle possibilità di vita diverse, di strappare quella dignità che viene calpestata in nome del profitto. Il nostro compito ora consiste nel non lasciare soli i compagni colpiti dalla repressione, non arretrare di un passo rispetto alle lotte che portiamo avanti e rilanciare da qui, perché Expo non è finito. Il grande evento continua ad esistere come modello di governo e legittimazione delle porcherie di quella parte della società che siede in alto e si distribuisce oneri e opportunità speculando sulla pelle della povera gente. Non a caso il Prefetto Tronca (lo sceriffo di Expo) è stato trasferito a Roma nella veste di Commissario Speciale per garantire lo svolgimento del Giubileo Romano, un modello Expo da esportare per un’altra occasione da cogliere per migliorare un dispositivo atto al controllo e ad ingrossare sempre di più le tasche di palazzinari e speculatori .
Le lotte non si arrestano, chi ha devastato e saccheggiato Milano è stato Expo!
Tutt* Liber*!
autonomiadiffusa@inventati.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.