L’universo concentrazionario italiano è ormai prossimo alla maggiore età. Allestito sul finire degli anni ’90, è sempre stato luogo di abiezione e collaborazionismo, nonché di poderose rivolte distruttive e di spericolate evasioni.
Da qualche tempo, esso è al centro di una vasta operazione di ripensamento organizzativo sulla base di “differenti razionalità” gestionali. Così, al fianco dei “vecchi” C.I.E., ristrutturati e rimodernati, con la loro funzione deterrente e repressiva, è sorto un più ampio circuito di C.A.R.A. (i cosidetti centri per richiedenti asilo) e il sistema SPRAR (protezione richiedenti asilo). Acronimi dietro i quali si cela un gigantesco apparato di schedatura e profilazione di massa e, attraverso i mille rivoli della cooperazione e dello sfruttamento, una complessiva messa a valore del corpo degli “ospiti”.
Significativo di questa nuova gestione è il fatto che le conseguenze dei possenti flussi migratori che hanno coinvolto il sud Italia vengono governate come un vero e proprio apparato di logistica, adottando financo la terminologia tecnica del transito merci (Hot Spot e Hub).
Insieme a due estensori di un interessante opuscolo sulla faccenda, facciamo il punto sull’attuale situazione della detenzione amministrativa in Italia (primo file audio) e su alcune delle ultime produzioni giuridiche a riguardo (secondo file audio).
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