Già quest’estate il governo greco aveva firmato un patto militare con Israele che di fatto rende il paese ellenico uno dei collaboratori militari più stretti di Israele, dopo gli Stati Uniti. Questo accordo permette al «personale militare di ciascuno dei due paesi di recarsi e risiedere nell’altro per partecipare a esercitazioni e attività di cooperazione». Inoltre, sempre nei colloqui di luglio si sono raggiunti degli accordi sull’utilizzo delle basi militari greche da parte delle forze armate israeliane.
Pochi giorni fa Tsipras, in visita in Israele, ha incontrato il premier isreaeliano, responsabile della politica criminale contro i palestinesi. Al centro dell’incontro la discussione sull’esportazione di gas da Israele verso l’Europa, e in particolare la costruzione di una cooperazione regionale tra Grecia Israele e Cipro in materia di energia. Netanyahu ha inoltre assicurato che l’economia greca si riprenderà grazie agli enormi sforzi intrapresi, evidenziando la sua soddisfazione per gli sviluppi della cooperazione con Atene.
Alla luce della disastrosa situazione economica e sociale ellenica i rapporti di forza tra Grecia e Israele vanno sicuramente considerati impari (l’accordo militare di quest’estate è stato siglato proprio nel momento in cui la questione del debito greco era più scottante). Ma il fatto di aver lanciato un progetto comune per la creazione di un forte sistema di difesa-offesa militare ai confini dell’Asia e ora la possibilità di una cooperazione sul fronte energetico lascia ben poco dei gesti e delle dichiarazioni a sostegno della drammatica questione palestinese che Tsipras e Syriza in passato hanno espresso. Le opportunità economiche vengono anteposte, accettando così di scendere a patti con un regime coloniale e repressivo.
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