“Anche noi eravamo Storia – Bergamaschi attivi nei gruppi anarchici di Milano ( 1880 – 1900 )”
di Albino Bertuletti e Alberto Gotti,
è stampato in proprio nel marzo 2010, con foto e 268 pagine ed è reperibile presso lo Spazio Anarchico Underground –in via Furietti 12/A a Bergamo o scrivendo a: underground@inventati.org.
Il libro nasce dalla passione, in comune ai due autori, per la Storia e l’Anarchia. Tale volume fa parte di una ricerca storiografica relativa al Movimento Libertario Bergamasco, a cui si sta lavorando ormai da diversi anni. Con tale studio si intendeva e si intende scovare, nella realtà bergamasca, i militanti anarchici della base popolare, al di là della rilevanza o meno dei singoli (non personaggi illustri!). Per noi rappresenta un importante sforzo (reale!) di recupero e raccolta di notizie (anche le più dettagliate) –documenti –articoli su ciascuno degli anarchici bergamaschi, evidenziando, quando possibile, le professioni, gli elementi dei gruppi sociali di appartenenza e le azioni politiche degli stessi.
All’inizio si erano trascritte (150 pagine) numerose schede biografiche di “sovversivi anarchici” bergamaschi e documenti originali redatti dalla polizia, dalla questura, dalla prefettura, dal ministero degli Interni e reperiti direttamente presso gli Archivi di Stato di Roma (Casellario Politico Centrale), di Milano e di Bergamo.
Successivamente si è cercato di ricostruire, in ordine cronologico, gli avvenimenti locali ed i vissuti di singoli individui, inserendoli in un contesto storico più ampio, attraverso un intenso lavoro di confronto dei vari documenti reperiti inizialmente e con l’organizzazione di altre informazioni, tratte dalla stampa locale dell’epoca (quotidiani e periodici) e dalla lettura di libri di vari ricercatori (indicati in una dettagliata bibliografia finale).
La ricerca “Alle origini dell’Anarchismo Bergamasco” si era concretizzata, agli inizi del 2006, in un saggio iniziale relativo a:
§ Circolo Istruttivo Francisco Ferrer di Treviglio (1910 – 1914)
§ Gruppo Libertario bergamasco (1914 – 1926)
§ Elenco degli anarchici schedati dalla Regia Questura di Bergamo.
Il reperimento di altri documenti e la ricostruzione storica hanno arricchito e ampliato notevolmente la mole del materiale prodotto. Essendo la ricerca uno studio in progress, la struttura del piano di lavoro pensata anni fa, è stata rivista più volte, tanto che si è ritenuto opportuno suddividerla in vari volumi.
Il primo volume “Anche noi eravamo Storia” riguarda avvenimenti collocabili negli ultimi due decenni dell’Ottocento, accaduti in ambiti locali (a Bergamo e a Milano) ed in contesti più ampi (italiani e internazionali).
Il ventennio preso in considerazione vede la nascita del Partito Operaio, a cui segue la scissione fra gli anarchici ed i socialisti nel movimento operaio.
Il Partito Socialista intraprende la strada della “legalità”, delle riforme istituzionali, dell’organizzazione del partito e della conquista dei pubblici poteri, attraverso la delega nelle elezioni politiche ed amministrative.
Il movimento anarchico, invece, si mantiene programmaticamente al di fuori dello Stato e delle politiche istituzionali; rifiutando il potere, la delega ed il voto, promuove e partecipa a insurrezioni spontanee, punta sull’azione diretta delle masse e sulle iniziative dei singoli (vedi gli attentati individuali a fine Ottocento ).
Di conseguenza, gli anarchici sono stati soggetti a frequenti e dure repressioni poliziesche, arresti e condanne di tribunali, anni di prigione e spesso sono costretti alla clandestinità, al domicilio coatto, all’esilio.
A Bergamo, nel periodo storico preso in considerazione, se faticano a decollare e a diffondersi le idee e le organizzazioni socialiste, a maggior ragione non si diffondono quelle libertarie, vista la potente egemonia cattolica sostenuta da una capillare struttura organizzativa ed assistenziale.
La Chiesa, forte potere economico – religioso, è contraria a qualsiasi forma di resistenza ai padroni e riesce nella Bergamasca a controllare ed influenzare masse, ossequienti per tradizione, di contadini e di operai, in città e nelle campagne, attraverso la sua fortissima organizzazione.
Dai “cenni biografici” si può rilevare come, in questo ventennio, i non numerosi libertari bergamaschi siano presenti e attivi, in prevalenza, nelle iniziative e nelle organizzazioni che fanno riferimento all’area di Milano.
I documenti consultati presso gli Archivi hanno fornito buona parte delle informazioni contenute nelle diverse schede biografiche della seconda parte del libro. Le notizie fornite in esse, nonostante siano scritte da un punto di vista “di deformazione professionale e di parte” (quello di un agente di P.S., o di un funzionario di Stato, o di un delatore), permettono di
- conoscere parte dei vissuti di singole persone
- ricostruire avvenimenti e contesti storici altrimenti sconosciuti e per niente considerati (o “dimenticati”, se non cancellati dai libri e dalla storia ufficiale).
Paradossalmente i funzionari di P.S. hanno contribuito a modo loro e contro le loro intenzioni e volontà, a scrivere una parte della “Storia” degli anarchici bergamaschi. È Storia di persone comuni, che però hanno lottato, hanno fatto scelte anticonformiste e per le loro idee hanno subito arresti –-anni di carcere –fughe all’estero -emigrazione; hanno partecipato alla vita politica e sociale del tempo, in cui ciascuno di loro ha vissuto.
- Noi autori non ci consideriamo degli “storici”, anche perché non abbiamo le competenze indispensabili per definirci tali. Non abbiamo dogmi da insegnare – né conoscenze certe da trasmettere. Inoltre siamo ben coscienti che questo studio può essere considerato parziale e frammentario; senza dubbio sarebbero necessari ulteriori approfondimenti e rielaborazioni dei materiali consultati, per poter avere una più corretta ed organica ricostruzione degli avvenimenti locali, inserendoli in un contesto storico più ampio.
È stato entusiasmante per noi, avere l’opportunità, dalla lettura di articoli di stampa locali o di documenti autografati da vari funzionari dello Stato, poter verificare in prima persona come, a volte, avvenimenti –vissuti di individui -tematiche –contrapposizioni riferiti ad ambiti locali, si connettano ad ambiti storici su scala più vasta… o rilevare in altri contesti dinamiche diverse e prese d’iniziativa autonome. Per certi aspetti, abbiamo approfondito la nostra conoscenza del movimento libertario e delle prime organizzazioni politiche e sindacali (come l’Internazionale dei Lavoratori, il Partito Operaio Italiano, le Società di Mutuo Soccorso, le Società di Resistenza…) proprio cercando di esplorare gli avvenimenti storici della realtà locale.
Per noi ha senso recuperare la memoria dei vissuti di persone comuni e dei protagonisti illustri e quella di determinati avvenimenti (vedi le manifestazioni per il 1° maggio anarchico, le lotte di rivendicazione delle 8 ore di lavoro giornaliero, il canto degli Inni sovversivi e anarchici, il reato di associazione di malfattori, i moti insurrezionali dei Fasci e quelli per il pane, gli scontri ideologici degli anarchici contro i socialisti legalitari e la definitiva rottura del 1892, gli attentati “individuali”, l’ istituzione del Casellario Politico Centrale…), per non perdere la valenza critica del pensiero libertario nei confronti del potere… per riflettere e far riflettere in modo critico, controcorrente, contro la logica degli anniversari istituzionalizzati, contro l’uso distorto e strumentale della memoria storica …
Non si vuole né costruire né esibire santini laici od anarchici da beatificare. Inoltre non c’è alcuna pretesa di affibbiare “etichettature di parte” (o strumentali) a personaggi o a fatti, lasciando al contrario spazio ad ogni lettore (che nelle aspettative degli autori, non dovrebbe essere esclusivamente uno storico o un addetto ai lavori) di effettuare liberamente ed autonomamente riflessioni critiche e interpretazioni storiche.
Il volume è dedicato a Giovanni Gualdi, compagno anarchico bergamasco morto recentemente, che aveva percorso un tratto di strada insieme a noi all’inizio della ricerca.
Albino Bertuletti e Alberto Gotti