ORISTANO. Lettera di un gruppo di detenuti dalla casa circondariale Lamentano sovraffollamento e condizioni difficili
Dal 5 marzo rifiutano il vitto e sono determinati a proseguire per tutto il mese. Ad aprile, se non avranno risposte, non faranno acquisti di alimentari allo spaccio del carcere e sospenderanno le attività lavorative. Per trasmettere anche all’esterno il loro malessere, tre volte al giorno, batteranno sulle inferriate. È la protesta, pacifica, di 35 detenuti ex 41 bis del carcere di Massama, che denunciano condizioni piuttosto dure all’interno della sezione “as1” e che
nonostante le richieste avanzate al direttore, sarebbero persino peggiorate.
È questo che scrivono in una lunga lettera, inviata alle diverse istituzioni competenti, dal capo dipartimento, Santi Consolo, al Garante nazionale per i detenuti, Mauro Palma, ma anche al Provveditore regionale degli istituti di detenzione, al magistrato di sorveglianza e allo stesso direttore del carcere di Massama e al sindaco Guido Tendas, oltre che a diverse associazioni di volontariato ed al presidente della Commissione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi.
Riassumono in sette capitoli le richieste avanzate alla direzione, prima fra tutte, il blocco del flusso dei detenuti in arrivo. «La capienza totale del carcere è di 246 posti letto. Ogni cella può ospitare massimo due persone, secondo i parametri progettuali e la normativa. Invece – scrivono i firmatari – la direzione ha posto una terza branda per ospitarvi il terzo detenuto».
Non è solo il rischio del sovraffollamento a provocare i disagi segnalati nella lettera «Viene escluso il trattamento delle carceri di provenienza perché il direttore ha una visione restrittiva e punitiva. Quando si riunisce il Got (Gruppo osservazione e trattamento, formato da esperti con il compito di conoscere la personalità dei detenuti soprattutto quando hanno difficoltà ad integrarsi, ndc), il direttore ed il commissario, esprimono sempre parere negativo».
La lettera lamenta anche scarsi rapporti con il magistrato di sorveglianza: «non concede udienze ai detenuti e non svolge nemmeno le visite ispettive periodiche nel carcere».
A Massama, dove i detenuti in regime di ex 41 bis chiedono di avere una palestra e la presenza di associazioni di volontariato «per iniziative sociali e culturali», sono forti anche le difficoltà nei colloqui con i familiari, regolati da orari, secondo quanto scritto nelle lettera, evidentemente restrittivi «che impediscono le sei ore continuative di incontro». È questo un problema di non poco conto. Come spiega la lettera, infatti «il 90 per cento dei detenuti di questa sezione provengono da Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, oltre ad una esigua percentuale di stranieri».
I firmatari della lettera spiegano: «i più fortunati riescono ad incontrare i familiari ogni tre mesi». E aggiungono che per arrivare fino a Oristano i loro familiari devono affrontare i forti costi del viaggio, spese che aumentano se le sei ore di colloquio vengono frazionate in giorni diversi, imponendo il pernottamento in albergo. Inoltre, ogni detenuto può incontrare solo tre familiari assieme «se ne arriva un quarto, deve restare fuori e non è permesso neppure lo scambio».
Per i detenuti in regime di ex 41 bis anche le telefonate a Massama,
vengono concesse con parsimonia, addirittura dimezzate, rispetto agli altri istituti, così almeno affermano i firmatari. E poi ci sono i ritardi con la corrispondenza «A volte le lettere che inviamo ai nostri familiari non arrivano e i pacchi ci vengono consegnati dopo quindici giorni».